“Un elemento di rabbia rimane nel libro”… ha dovuto riconoscere lo stesso Luigi Sturniolo durante la presentazione del libro, scritto insieme a Nina Lo Presti, che ha raccolto la loro esperienza di Consiglieri Comunali di Messina. Prima eletti nella lista civica di Accorinti e subito dopo in rotta con lo stesso, hanno presentato un’opera dal titolo inequivocabile e con un chiaro dileggio del Sindaco di Messina. “ Assolto per non aver compreso il fatto”.
Lasciato da tempo il Consiglio Comunale, considerato delegittimato, dopo la vicenda che ha visto coinvolti alcuni Consiglieri nello scandalo di Gettonopoli per aver percepito il gettone di presenza a “tempo” con non più di tre minuti di “lavoro” e per la diversa inchiesta matassa che ne ha visti altri, vecchi e nuovi, coinvolti per un presunto voto di scambio con ambienti della malavita”. Nina Lo Presti e Luigi Sturniolo nel libro hanno raccontato la loro verità, verità che non ha mancato di suscitare reazioni.
Una dichiarazione a freddo è stata quella della Consigliera Ivana Risitano che pur non partecipando alla presentazione ha notato come l’attacco a Renato Accorinti sia riuscito a compattare sia la destra più conservatrice e borghese che la sinistra più “piazzaiola”, come direbbe l’ex Assessore Luca Eller.
Ivana Risitano
Non ho partecipato alla presentazione ma ho la sensazione che in questo momento è più popolare essere contro Accorinti che altro. Quindi se io fossi una di sinistra, come Sturniolo e Lo Presti, non è che sarei particolarmente orgogliosa di aver avuto la sala piena di gente non di sinistra, che sarebbe bellissimo, ma solo di anti-accorintiani, compresa Maria Cristina Isaia. Tutta una serie di gente che si è riunita non perché condivideva la battaglia o la visione ideologica di Sturniolo o Lo Presti ma semplicemente unita sotto la bandiera dell’anti-accorinti.
E’ su queste basi che hanno canalizzato le loro riflessioni politiche, però quello che indigna dal punta di vista umano e politico è che se il rancore ha caratterizzato questa operazione molto più delle riflessioni politiche all’ora c’è qualcosa che non va. Potrei continuare sulla riflessione politica, ma purtroppo temo che la molla principale sia un desiderio di vedetta che sta riunendo tante persone arrabbiate scagliate contro Accorinti. Su questo non mi troveranno d’accordo.
Il tema centrale del libro, da certi punti di vista ormai datato, è la mancata scelta del dissesto a favore di un piano di riequilibrio decennale che invece di rompere col passato, ha giustificato quellicheceranoprima e presupposto una collusione con la vecchia politica creatrice della rilevante massa debitoria della città. Un retro pensiero che volontariamente ha usato strumenti di carattere strettamente finanziario, dissesto o piano di riequilibrio, per connotarli di un significato politico in base al quale la scelta del piano di equilibrio sarebbe stata l’equivalente di un abbandono da parte di Accorinti di quegli ideali e di quegli “amici” che da decenni lo avevano accompagnato nelle lotte contro il “sistema” e poi lo avevano portato a diventare Sindaco. “ Si trattava di continuare su quella strana follia che è la follia dei giusti e non di quella degli opportunisti, di coloro che hanno deciso di continuare solo per fare la loro carriera”. Perché di questo si tratta.” Confessa Nina Lo Presti durante la presentazione del libro.
Un’altra reazione alla presentazione del Libro è quella dell’Ex Assessore al Bilancio Luca Eller, che pur fortemente critico nei confronti dell’amministrazione Accorinti un punto fermo tra dissesto e piano di riequilibrio lo mette.
Se lei fosse stato eletto Sindaco cosa avrebbe scelto tra dissesto e piano di riequilibrio ?
Se io fossi stato il Sindaco, sulla base degli elementi che ho avuto nel corso dei 9 mesi e poiché allora la legge era uscita nel 2012 ( quella che ha previsto il piano di riequilibrio decennale) avrei tentato di non andare in dissesto in prima battuta, facendo un’analisi dei costi e benefici nell’ambito di un’ampia proiezione temporale. Analisi che comunque non ho trovato in quest’amministrazione.
Il dissesto avrebbe travolto la Città, esso avrebbe offerto un’immagine negativa della città, si rischiava di perdere i finanziamenti e la gente non sarebbe più venuta ad investire. Il dissesto sarebbe stato da suicidio, del resto esso è un fatto oggettivo. In quel momento, quando mi sono insediato, noi ci stavamo facendo harakiri, però sarebbe stato un dissesto diverso, procurato, pilotato. Un dissesto generato perché non si facevano i bilanci di previsione e quindi non si potavano appostare le procedure necessarie per proseguire l’azione amministrativa.
Quando mi sono insediato il dissesto era dietro l’angolo perché la legge dice che si ha dissesto se non si coprono i servizi e non si pagano i fornitori. E non era il dissesto di quellicheceranoprima, era il dissesto di quest’amministrazione. Io gli ho salvato il …lo. Del resto non è che ho salvato la Giunta o l’Amministrazione, perché io non faccio affondare la nave se ce lo con il comandante. Io non potevo bombardare Messina per vincere su una cricca di dilettanti.
Questo non toglie che con il piano di riequilibrio non vi siano sacrifici per la città. Ad esempio, in altre realtà di città in predissesto con piano di riequilibrio, il debito procapite per residente cittadino è di 300/400 euro per Messina il debito procapite è di 2000 euro ad abitante.
Oltre alla cronaca che racconta la presentazione del libro dei due consiglieri comunali, quello che colpisce è la personalizzazione dello scontro. Non si tratta più, numeri alla mano, dell’analisi anche negativa se si vuole di quattro anni d’amministrazione Accorintiana, come sarebbe stato giusto fare. Si è preferito puntare l’indice contro l’uomo, il Sindaco Renato Accorinti, definito, secondo fonti attendibili, inaffidabile, imbroglione, trasformista, incoerente, ipocrita. Appellativi e ingiurie che poco hanno di politico e molto d’insulto personale. Ma non basta, perché se Accorinti è dipinto a tinte forti e con tutta questa “negatività”, i suoi sostenitori non possono che essere “opportunisti che hanno continuato solo per fare carriera”.
Abbiamo chiesto all’Assessore Daniele Ialacqua di dirci la sua in merito-
Trovo veramente offensivo queste dichiarazione nei confronti di Renato, anche perché loro lo conoscono, sanno chi è Renato e lo sapevano anche quando si sono candidati sotto la sua bandiera. Sapevano cosa aveva fatto, come si comportava. Scoprirlo ora e all’improvviso come una specie di fantoccio, una persona non pensante autonomamente…
E’ stata quest’interpretazione del ruolo di Renato, quando si sapeva chi era, la Storia che aveva e il fatto che fosse una testa liberamente pensante. E’ strano che proprio loro siano legati a una vecchia immagine di Sindaco. O il Sindaco padrone, come sembra che fosse quello passato o i Sindaci che rimangono a prendere le direttive da altri. Renato è tutt’altro tipo di Sindaco. E’ un Sindaco presente che allo stesso tempo si fida di tutti quelli che lavorano con lui o del lavoro che si svolge. Vuole essere aggiornato e vuole seguire le vicende. Renato si fida delle persone che si è messo intorno.
Le procedure amministrative vengono decise e comprese da Renato?
Ecco trovo offensivo dire una cosa del genere: “perché non ha compreso il fatto”. Non è una critica politica è un’accusa (insulto) personale e alle accuse personali non si risponde. O si risponde a tono, e noi evitiamo, oppure si argomenta. Io sono per le valutazioni politiche non per le accuse personali.
Tra gli opportunisti vi è anche il consigliere comunale che è subentrato alla Lo Presti e a Sturniolo ed è questa la veste che nella trasmissione “Malalingua” di TCF”, senza giri di parole, si è visto affibbiare
Maurizio Rella.
Io sostengo quest’amministrazione in modo chiaro e inequivocabile. E pur provenendo da una posizione critica non mi sono mai permesso d’insultare il Sindaco o l’Amministrazione. Rimanendo all’interno del movimento anch’io ho avuto una voce critica, ma costruttiva, tanto d’abbandonare il movimento CMdB per quella mancanza di coinvolgimento di quell’area di sinistra a cui io stesso mi richiamo e che ritengo sia stata poco valutata. Quanto alle dimissioni di Nina e di Gino, che non ho condiviso al di là del beneficio che ne avrei ricevuto subentrando nel Consiglio Comunale, io sono entrato senza pregiudizio e con atteggiamento di ascolto e comprensione all’interno delle Istituzioni. E devo dire con molta onestà che dall’interno del Consiglio Comunale e da una posizione più vicina all’amministrazione, ho notato un cambio di tendenza rispetto allo stare dentro a una sfera di cristallo e alla mancanza di dialogo di cui prima si accusava l’amministrazione Accorinti. La critica di prima non corrisponde a quella di oggi
La sua idea sul dissesto
E’ su questo tema che si è realizzata la frattura di Gino e Nina e in questo contesto anch’io ho pensato alla soluzione dissesto. Non sono un tecnico e non capisco un granché di numeri e bilanci, però la percezione che ho a distanza di tre anni dalla mancata dichiarazione di dissesto, a favore del piano di riequilibrio e con il senno del poi, è che questa situazione potrebbe avere i suoi affetti positivi. Soprattutto non so se sarebbe stato altrettanto facile avere tutti questi finanziamenti e benefici che si prospettano per il prossimo futuro se fossimo stato un Comune fallito e in dissesto. Il dissesto alla fine si configura come il fallimento della città e le opportunità che oggi con questi finanziamenti potrebbe avere Messina non ci sarebbero stati riconosciuti.
Da parte di molti io vedo che c’è una sorta di accanimento, una demonizzazione eccessiva, un accanimento ingiustificato e violento che non ho mai visto ai tempi di Buzzanca o Genovese o di altre amministrazioni. Vedo una sinistra così attenta a voler demonizzare quest’esperienza dall’esterno, dando la sponda ad un consiglio comunale e a certi consiglieri ( che hanno parlato male di Accorinti) che trovi sempre favorevoli purché anche tu parli male d’Accorinti. In questo momento lo sport preferito di quasi tutti i consiglieri comunali è demonizzare Renato e parlare male di quest’esperienza Accorintiana. Penso che quest’esperienza per quanto sia sprovvista di partiti o di coperture bisogna difenderla, anche perché il rischio è che torni il peggio più agguerrito, più accanito e deleterio di prima .
@PG