Avrebbe significato troppo per i cittadini messinesi usufruire di una nuova infrastruttura all’avanguardia come l’aeroporto della Valle del Mela. Chiedere o già progettare che si realizzasse aveva il sapore di una pretesa “miracolosa”. Ma svanito il sogno di non dover partire più quattro ore prima del proprio volo (tra pullman e check-in) per raggiungere l’aeroporto “Fontanarossa” della vicina Catania, l’amministrazione comunale avrebbe potuto quantomeno potenziare i famosi collegamenti veloci sullo Stretto di Messina con l’aeroporto di Reggio Calabria “Tito Minniti”. Insomma, attivare la Metropolitana del Mare. Invece NO: tutto fermo via mare, via aerea ed anche via terra!
La Sicilia tutta ha un cattivo rapporto con gli aeroporti. Ce n’e un altro per esempio che è quasi pronto e non ottiene le dovute autorizzazioni per aprire. E’ l’aeroporto di Comiso che sorge a 15 chilometri dalla città di Ragusa e a 5 chilometri da Comiso e che da pochi giorni, dalla fine di gennaio, è stato sottoposto ad inchiesta giudiziaria a causa di questi ritardi ingiustificati.
Per trovare il bandolo della matassa di questo progetto intricato come tutte le mega infrastrutture dell’isola, saranno esaminati in rassegna atti e documenti della Regione siciliana, del Comune di Comiso, della So.a.co Spa (società di gestione dell’aeroporto), della Sac (Società Aeroporto di Catania) e dell’Intersac Holding Spa, società che, il 2 marzo 2007, si aggiudicò la gara d’appalto per la gestione dell’aeroporto e che, oggi, detiene il pacchetto di maggioranza (65 per cento). Tutto questo dopo il sequestro ordinato preventivamente dalla Procura di Ragusa.
L’opera che prima era una base militare NATO, secondo il cronoprogramma originario, avrebbe dovuto essere completata nel dicembre del 2007. Era l’inizio dello scorso novembre quando, sulle pagine della cronaca iblea, il sindaco Giuseppe Alfano annunciava che “i lavori sarebbero stati consegnati alla società di gestione entro la fine dell’anno. E questa volta non dovrebbero esserci ulteriori ritardi”. Annuncio confermato da una riunione a cui hanno partecipato oltre ai responsabili dell’impresa «Ferlito», che sta eseguendo l’opera, il responsabile unico del procedimento ingegner Nunzio Micieli e il sindaco Alfano.
“La struttura sarà pronta al più tardi a marzo – ha assicurato Micieli con un più largo spazio temporale. Da completare solo alcune rifiniture all’interno dell’aerostazione ed il controsoffitto esterno. La parte air-side, il piazzale di sosta, la pista di decollo e la torre di controllo sono pronte già da diversi mesi. A giorni, sarà installata la scala elicoidale che metterà in comunicazione i tre piani dell’aerostazione”. Tutto questo si dichiarava tre mesi fa.
Attualmente, sappiamo che la grande scala in ferro di collegamento deve essere ancora installata dalla ditta «Molè» di Chiaramonte Gulfi e che il primo cittadino aveva già prorogato il ritardo di questo e di altri interventi a fine gennaio.
Fatto a dir poco curioso, l’aeroporto di Comiso ha assistito il 30 aprile del 2007 persino alla sua inaugurazione in grande stile effettuando il suo primo volo civile istituzionale, con tanto di taglio di nastro e con la solita passerella di politici, presenti nelle circostanze formali come il ministro degli Esteri dell’epoca, Massimo D’Alema. In questa occasione, lo scalo fu intitolato a “Pio La Torre“, deputato siciliano ucciso dalla mafia che si era battuto contro la militarizzazione dell’aeroporto e dell’isola in generale grazie alla raccolta firme di migliaia di cittadini siciliani. Prima ancora, durante la fase progettuale della riconversione da militare a civile, l’aeroporto fu chiamato “Mare nostrum“. Dalla sua nascita fino al 1973 e poi di nuovo dal gennaio 2008 su disposizione della giunta comunale, riprende il nome di “Vincenzo Magliocco” dal generale di brigata eroe di guerra.
Sembra che l’attivazione dello scalo sia bloccata dall’aspetto relativo alla sicurezza. Malgrado siano trascorsi quasi tre anni da quella falsa partenza, si continua ad attuare la politica di “scarica barili” sul pagamento dei servizi a cui sono adibiti vigili del fuoco e controllori di volo che dovrebbero essere retribuiti dallo Stato. A corrispondere questi compensi del personale dovrebbe essere la società di gestione perché l’aeroporto ragusano è ritenuto privato: ecco il nodo della diatriba.
Nulla sarà trascurato nell’inchiesta e saranno analizzate, secondo quello che trapela dagli inquirenti, le varie fasi di realizzazione e, per questo, tutti gli attori coinvolti (Palermo, Catania e Comiso): si partirà dal rilascio delle concessioni fino agli atti della gara di appalto e all’affidamento dei lavori (ecco perché l’esigenza di indagare tra le carte dell’amministrazione comunale), fino ancora ai capitolati di spesa e all’effettivo controllo di modalità e tempi d’esecuzione. Si legge nella relazione dei magistrati: “Non si possono escludere condotte apprezzabili penalmente in ordine alle ragioni del ritardo nell’apertura dello scalo di Comiso”.
Sulla vicenda si abbatte qualche ombra relativa ai finanziamenti come quello di sei milioni di euro. Ad intervenire in merito è stata l’Ance di Ragusa, l’associazione che ha avuto questa notizia sei mesi fa. Questi fondi sono stati stanziati dal governo per il completamento dell’infrastruttura, senza dimenticare il riferimento alle opere accessorie per la messa in funzione dello scalo. E’ comprensibile che l’Ance voglia sapere dal sindaco di Comiso la destinazione di questi sei milioni, se sono già stati erogati, se sono nella disponibilità della stazione appaltante ed, eventualmente, quali sono i motivi che hanno determinato l’impossibilità di un loro utilizzo: “Non si può prescindere da questa somma – ha detto il presidente di Ance Ragusa, Giuseppe Grassia – se vogliamo continuare nella strada della ripresa già tracciata nel 2009”.
Il comune di Comiso ha parlato però di sei milioni di euro come quella somma servita a base d’asta per reperire la quota di compartecipazione per la gestione dell’aeroporto. Al momento della gara d’appalto infatti l’amministrazione ha ottenuto il 10 per cento grazie a quei soldi che sono stati, nel frattempo, utilizzati per far fronte ad altre necessità. Per la quota spettante al comune, un anno fa, è stato acceso un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti.
Sono stati stanziati oltre 40 milioni di euro per la costruzione dell’aeroporto di Comiso, finanziamenti di Agenda 2000 quindi in parte regionali ed in parte statali del Cipe. Il costo effettivo, grazie al ribasso, è stato inferiore (circa 33 milioni di euro, cui sono da aggiungere altri due milioni e mezzo per una perizia di variante approvata due anni fa). Per questo, non è stata tralasciata dai finanzieri l’acquisizione dei dati sui fondi nazionali ed europei che sono stati erogati.
Nonostante i lavori dello scalo siano iniziati nell’ottobre 2004, la Guardia di Finanza ha prelevato anche gli atti prodotti dal 2002, riguardanti i vari step della riconversione dell’ex base missilistica in aeroporto civile. Bisogna fare un passo indietro per raccontare la storia della struttura. Costruito nel ventennio fascista e per questo intitolato a Vincenzo Magliocco, l’aeroporto venne bombardato nella seconda guerra mondiale e potenziato nel dopoguerra per aprire per la prima volta al traffico civile con un volo di linea per Catania ed ebbe anche un volo Palermo – Comiso attivo dal 1965 fino al novembre del 1972. Base militare per il 41° Stormo di Catania sino al 1973, lo scalo fu battezzato il 19 agosto 1981 dal Governo Spadolini Base militare NATO. Per i successivi 7 anni, fu protagonista di una serie d’investimenti per innalzare molte infrastrutture oggi esistenti e forse fruibili dalla collettività, che servivano anche per lo stoccaggio di testate nucleari. Negli anni 90, poi la dismissione.
L’intento sinergico di Provincia attraverso l’assessore Minardi e Comune attraverso il sindaco Alfano è di utilizzare le aree dell’ex base che non interessano l’aeroporto. Il Comune di Comiso, a suo tempo, acquistò dall’amministrazione Usa centinaia di alloggi e la Provincia attivò il progetto «Konver» per la riconversione delle ex basi dismesse.
Certamente “i controlli di routine, improntati alla massima cortesia” da parte delle Fiamme Gialle, definiti così dal sindaco Alfano, rallenteranno ulteriormente le scadenze previste. Si parlava di attivare il primo volo di linea verso la primavera/estate 2010 e, di conseguenza, di provvedere alle certificazioni e al collaudo quantomeno entro marzo. Ovviamente al collaudo farà seguito anche la seconda inaugurazione. Inutile essere “lieti” di queste operazioni delle forze dell’ordine come si è dichiarato sempre il primo cittadino. Posticipare la consegna di un’opera che ha un grande valore per l’economia del territorio non è mai edificante. Per quanto i finanzieri abbiano testimoniato con un sopralluogo presso l’aeroporto che i lavori sono ormai agli sgoccioli, non c’è da essere allegri.
Lo scorso 9 gennaio, il presidente della Provincia Franco Antoci e il sindaco di Comiso Giuseppe Alfano hanno discusso dell’argomento aeroporto toccando i vari punti: dall’eventuale presenza della Provincia nella società di gestione alle potenzialità di sviluppo del territorio in funzione dell’avvio del nuovo scalo. In particolare, il presidente Antoci ha ribadito la volontà dell’ente ad entrare nel progetto finanziariamente anche realizzando le infrastrutture viarie secondarie a sostegno dell’aeroporto ma con condizioni diverse rispetto a quelle concordate con la precedente amministrazione. A condizionare la partecipazione della Provincia nel team societario è stato proprio il comune di Comiso che ha ceduto, nel gennaio 2008, alla Intersac l’ulteriore quota del 14%, pubblicamente promessa all’imprenditoria del territorio dai vecchi amministratori. Questo fatto ha pesantemente squilibrato il quadro azionario all’interno della Soaco.
Per quanto riguarda il valore delle quote il sindaco ha chiarito che rimarrà quello stabilito nel periodo della precedente amministrazione, pari a 6,40 euro per ogni azione. Poi ha puntualizzato: “Noi siamo grati alla Provincia per il supporto che ha dato alla realizzazione dell’aeroporto e vogliamo riconoscerle questo ruolo”.
Si registra l’intervento della politica ragusana e in particolare dell’ex sindaco Giuseppe Digiacomo, che si è dimesso nel gennaio 2008. “Ci auguriamo, nell’interesse dei siciliani – ha affermato – che l’inchiesta della Procura di Ragusa contribuisca ad accelerare i tempi di consegna del nuovo aeroporto. Se ci sono stati colpevoli ritardi è giusto accertarli, così come è necessario accertare se, da parte della stazione appaltante, siano stati compiuti gli atti necessari per far rispettare i termini di consegna”.
“Se tutte le energie si fossero concentrate sui lavori e sui tempi previsti per la consegna (20 aprile 2008), oggi l’aeroporto sarebbe già stato affidato alla società di gestione ed aperto da tempo”.
Si è perso anche tanto tempo sulla polemica relativa al nome dell’aeroporto. Gli esponenti politici di centro destra hanno sprecato troppe parole perché si riconvertisse in “Vincenzo Magliocco” e perché si ricordasse un eroe di guerra anziché un eroe dell’antimafia come Pio La Torre. Ci sono riusciti ad ottenere questa conquista ma l’aeroporto è ancora chiuso con un nome che, in questo momento, è sinonimo di qualcosa che non funziona, dell’ennesima incompiuta siciliana pur avendo le potenzialità di diventare una struttura complementare a quella di Catania.
L’ente aeroportuale del “Magliocco” è la SO.A.CO SpA la cui gara per la gestione è stata vinta da SAC – Società Aeroporto Catania. Questa si vanta di avere una concessione quarantennale e che, recentemente, ha rimarcato il suo primato nell’isola dichiarando che la funzione dell’aeroporto di Comiso sarà di esclusiva complementarietà a Catania “Fontanarossa”. In pratica, il “Magliocco” dovrà dotarsi solo di linee e mezzi che non facciano concorrenza a Catania e servirà da base, oltre che per servizi di linea, per charter, compagnie low cost e cargo. Del resto, la struttura catanese è al sesto posto in Italia e al primo nel Mezzogiorno.
Questa potrebbe sembrare una pretesa più grossa di quella di avere un aeroporto nella Valle del Mela. Ipotizzando che l’aeroporto di Comiso riesca ad aprire battenti in primavera/estate, sappiamo anche lo scalo “Fontanarossa” dovrà restare chiuso per realizzare interventi di ampliamento ed adeguamento per i voli internazionali. Come si comporterà in questo caso la società di gestione? Ai posteri l’ardua sentenza.
Nel caso dei cittadini messinesi, bisogna rimboccarsi le maniche e riconoscere che i voli più comodi (senza avere la pretesa di attraversare lo Stretto in mare) da prendere sono dall’aeroporto di Lamezia Terme.
Tornando alla Metropolitana del Mare. E’ pronta per partire perché il contratto di servizio è stato stipulato con il consorzio che si è aggiudicato l’appalto per tre anni e per un importo complessivo di 27 milioni di euro. Il consorzio si chiama “Metromare” e non è altro che il connubio tra la compagnia Ustica Lines e RFI, un connubio necessario per partecipare alla gara d’appalto e per garantire il numero minimo dei mezzi veloci ovvero cinque che compiranno la tratta Messina – Villa S. Giovanni – Reggio Calabria e quindi anche all’aeroporto. Al momento, gli aliscafi ci sono ma compiono solo le linee circolari. Ancora inattiva la linea per l’aeroporto di Reggio Calabria. Inoltre, il consorzio, in passato, ha vinto anche la causa con la compagnia “Snav” che rivendicava al Ministero i diritti per questo servizio.
Cosa manca dunque per avviare la Metro del Mare? E’ necessaria l’operazione di smantellamento di una gru che preclude la sicurezza degli utenti all’altezza dell’approdo “Luigi Rizzo”. La rimozione di questa gru ha comportato l’espletamento di un’altra gara d’appalto da parte dell’Autorità Portuale per definire quale ditta dovesse realizzare il lavoro. Fatto anche questo: la gru aspetta solo di essere tagliata ed eliminata proprio in questo weekend.
Va riferita una piccola curiosità: circa un mese durante un’altra conferenza di servizi, l’ente Provincia ha proposto di far partire dalla Fiera gli aliscafi diretti all’aeroporto. La notizia non è stata pubblicizzata ma ha creato molte discussioni. In effetti, perché costruire un nuovo approdo nelle vicinanze della Fiera quando è stato già bocciato quello più utile a Papardo e previsto nel progetto iniziale?
L’unica certezza è che l’aeroporto di Reggio Calabria è sottoutilizzato malgrado siano in corso d’opera interventi di ampliamento sia dell’aerostazione sia di prolungamento di una pista di volo. Se questo scalo è anche definito Aeroporto dello Stretto da cui il nome SOGAS Spa della società che lo gestisce, vorrà dire che lo si può raggiungere anche via mare, almeno doveva essere così nei programmi originari. Sarebbe dunque ovvio potenziare i collegamenti con Messina e creare nuovi servizi laddove esiste una Stazione Marittima ormai quasi dismessa. Non molto tempo fa, si diceva che, in questa struttura adiacente agli imbarcaderi dello Stato, sarebbero sorti i locali per effettuare il check-in e la relativa sala d’attesa per gli utenti risparmiando minuti preziosi per la partenza da Reggio Calabria. Nulla di tutto questo è stato fatto.