Al corteo No Muos tra negozi chiusi e l’occupazione dell’Ars

Contro la guerra per la salute dei cittadini e la cura del territorio. Contro il governatore regionale Rosario Crocetta che con la revoca allo stop dei lavori precedentemente intimato dall’assemblea regionale ha inspiegabilmente e per molti colpevolmente riaperto la partita. Palermo, centro storico, 28 settembre ore 15:30, un gruppo di attivisti No Muos giunti da Messina per la manifestazione che a breve prenderà il via da Piazza Politeama, si concede una pausa a base di “pane e panelle” prima della partenza. Un giovane commerciante avvicina gli attivisti – facilmente riconoscibili per le bandiere e maglie che ostentano e gridano il no senza appello alla realizzazione del terminal terrestre del satellitare dell’esercito statunitense proprio nel cuore della riserva naturale di Sughereta a  Niscemi – chiedendo loro: “Che intenzioni avete?”. Gli sguardi perplessi dei ragazzi e delle ragazze sorpresi nella pausa pranzo  fanno capire al commerciante la necessità di spiegarsi meglio: “Sono passati degli agenti a dirci di chiudere i negozi perché tra di voi c’è gente con cattive intenzioni”. A quel punto la prima risposta degli attivisti interpellati è stata il riso. Riso di ironia e amaro sarcasmo all’ennesima evocazione di quelle figure quasi mitologiche chiamate “black block” che compaiono ogni volta che una manifestazione deve essere screditata agli occhi della pacifica cittadinanza e un movimento tacciato di pratiche violente, senza che mai nessuno sappia chi sono, da dove vengono e cosa vogliano.

Senza che, spesso, nessuno li abbia mai visti. Chimere dell’epoca mediatica che sembrano provenire dal Nord Europa – in pieno stile di invasioni barbariche – e fare stage di massacro in Grecia, con una tappa obbligata, ovviamente, in Val di Susa. Sorridono gli attivisti pacifisti e poi spiegano al commerciante del capoluogo che, no, non sono là per spaccare vetrine e infierire su attività commerciali già fin troppo maltrattate dalla crisi economica. Il giovane va via rincuorato, ma resta il fatto che molti negozi hanno abbassato le saracinesche ostentando la scritta “chiuso per manifestazione”.  Il corteo, però, che ha raggiunto il buon numero di cinque, sei mila persone al suo zenit mentre duecento persone manifestavano contemporaneamente in un sit-in a Milano, ha sfilato tranquillamente per le belle vie del capoluogo, fino ad arrivare a Palazzo dei Normanni e fermarsi di fronte all’assemblea Regionale, faccia a faccia con il cordone delle forze dell’ordine schierato in assetto antisommossa. Il corteo ha stazionato sotto i cancelli dell’Ars al fine di ricongiungersi con i dieci attivisti che da venerdì occupavano la Sala D’Ercole in un gesto estremo ed eclatante di protesta.

Gli occupanti dell’Ars sono entrati nel modo più semplice quanto ingegnoso, ovvero pagando semplicemente il biglietto per entrare a Palazzo dei Normanni e da lì sono riusciti a fare irruzione nella sala storica in cui si riunisce l’assemblea regionale. Gli attivisti, provenienti da Palermo, Messina e Niscemi, chiedono che il governatore Rosario Crocetta torni sui suoi passi, abolendo quella che è stata ribattezzata la «revoca della revoca», ovvero il dietrofront rispetto allo stop che l’Ars aveva imposto ai lavori del Muos. Un ripensamento che il movimento non perdona al governatore, oggetto degli slogan meno cordiali scanditi durante il corteo. L’occupazione dell’aula d’Ercole si aggiunge a quelle che si sono susseguite in quel di Niscemi, dove il perimetro della base americana è stato violato per ben due volte. La prima, durante la manifestazione nazionale del 9 Agosto, che ha visto migliaia di persone scavalcare le reti per raggiungere gli attivisti arrampicati, in quel caso, sulle antenne militari; la seconda appena una settimana fa, quando duecento persone hanno improvvisato un pacifico pic-nic dentro la base, approfittando anche dello spazio per una partita a calcio. A mediare tra occupanti, attivisti e forze dell’ordine una delegazione di deputati del Movimento 5 Stelle, mentre il deputato e segretario regionale di Sel, Erasmo Palazzotto è stato a fianco degli attivisti nel corso delle 24 ore di occupazione. «Manifestiamo ­contro un atto di violenza nei confronti dei cittadini e del territorio. L’istallazione americana è improponibile rispetto alla storia e alla vocazione della Sicilia, che vuole essere un’isola di pace nel Mediterraneo». Parola di Leoluca Orlando. Il sindaco di Pelermo ha, infatti, partecipato alla manifestazione insieme alla Giunta. Il segretario Nazionale di Rifondazione Comunista, invece, ha puntato il dito contro la “repressione silenziosa e poco mediatica fatta in questi ultimi tempi non con il manganello,ma con le sanzioni prefettizie sia in Sicilia che in Val di Susa”. E come a conferma delle sue parole, oggi molti dei manifestanti che hanno indetto un pic-nic pacifico dentro la base americana a Niscemi il 21 settembre si sono ritrovati con un avviso di garanzia per violazione dell’art. 682 del codice penale. “Ingresso arbitrario in luoghi, ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato”. Tornando agli occupanti dell’Ars, hanno raggiunto i compagni verso le 20:00, accolti dall’applauso della folla. Il sentimento generale che si respirava nel corteo è di determinazione, mista però, ormai, a molta amarezza. Quella che traspare dalle parole delle “Mamme No Muos”, che dichiarano: “Non abbiamo più fiducia nella politica ma continueremo a lottare. Lo facciamo per il bene dei nostri figli”. Resta l’immagine di uno striscione esposto da un cavalcavia quasi come cornice al corteo.

Gli artefici del gesto sono i deputati 5 Stelle Giampiero Trizzino, presindente della commissione regionale all’ambiente, Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca che, parafrasando l’articolo 11 della nostra Costituzione, recita: “La Sicilia ripudia la guerra”. Più che un monito, una speranza o la speranza di una promessa.