Debolezze e divergenze non offrono un riparo pieno alla Direzione dei Democratici, convocata ieri pomeriggio per definire la linea da portare al Colle nelle consultazioni, in attesa della formazione del nuovo governo.
Ressa sotto la sede nazionale del Pd in via del Nazareno. Siamo nella Roma dei tour operator. Stretta via che è luogo di passaggio di colonne di turisti (Fontana di Trevi, Piazza di Spagna, fermata metro “Barberini”). Un tappo umano che rende impossibile muoversi tra turisti, giornalisti, cameraman e militanti del Pd, curiosi compresi e qualche cartello ad indicare il limite:’Mai con Berlusconi’. Per molti parlamentari è stato garantito comunque l’ingresso laterale.
Il Pd ha fatto sapere della diretta streaming solo in extremis.
La direzione si è aperta con lo sfogo del segretario dimissionario Bersani nel giorno del suo addio. “Nel partito anarchismo e feudalizzazione” afferma Bersani, il quale rivolgendosi ai Franchi tiratori li accusa di “essere venuti meno a decisioni collettive”, tanto da spingere il partito sull’orlo di una crisi gravissima e senza precedenti. Riferendosi ad una battuta delle ultime ore, Bersani risponde poi come “l’idea di Colombo di prendere la tessera per stracciarla fa capire tutto”. Dalla pedana accuse spedite, rincarate da Dario Franceschini, protagonista nelle scorse sere di una contestazione (“Che ti vada di traverso”) e dal tesoriere di partito, Antonio Misiani.
“Il dato di realtà – un risultato in cui il bipolarismo non esiste più – è un sistema politico cambiato che da subito poneva delle alternative”. Ad affermarlo è Anna Finocchiaro, già capogruppo Pd al Seanto ed in odor della Presidenza se non fosse uscita fuori la candidatura, poi rivelatasi vincente, di Piero Grasso. La senatrice rimprovera ai colleghi di partito l’ostinazione nell’ essersi accodati all’andazzo dei grillini, aspetto condiviso da molti in sala. “Se un governo di minoranza appariva inadeguato rispetto alle urgenze e alle drammaticità del paese le soluzioni era solo due: ritorno alle urne o governo con chi ci stava su un programma chiaro”, altro che mandato esplorativo o pre-incarico al proprio segretario sembrerebbe lambire la Finocchiaro.
Matteo Orfini, esponente degli under 45 più a sinistra nel PD, chiede alla direzione di “specificare” meglio la proposta da presentare al presidente Napolitano durante le consultazioni. Ma, pur chiedendo innovazione, non fa esplicitamente la proposta di indicare Matteo Renzi futuro premier, come aveva fatto, invece, ieri sera durante la trasmissione “Piazza Pulita” su La7. “Per reggere politicamente abbiamo bisogno di una soluzione con 3 punti: domanda di innovazione, capacità di interloquire con la società e possibilità di sfidare a 360 gradi il Parlamento”.
E’ la volta di Franco Marini, candidato discusso, bruciato e come ha affermato lui stesso “umiliato” nel segreto delle quotazioni per il Quirinale. L’ex leader Cisl, rivendicando il suo essere tra i fondatori del centrosinistra, si limita ad intervenire sul documento presentato all’Assemblea. “L’esplosione 5 Stelle è legata ad una situazione che non migliora. Marini snocciola poi, i dati di Bankitalia e dell’economia italiana per dare forza all’idea di uscire dallo stallo attuale. Domanda: Facciamo l’alleanza strategica con la destra dinnanzi al dramma del Paese? “Non possiamo essere ambigui” dice Marini. “Non possiamo fare l’errore tragico – conclude l’ex segretario Ppi – di andare senza uomini preparati con i quali costruire un programma di governo comune”. Sorprende, poco, la sua presa di posizione proprio da parte di chi in questi giorni è stato etichettato come sigillo dell’inciucio con Berlusconi e il centrodestra per un successivo governissimo.
Intanto, la diffidenza aleggia in Sala, ovviamente dopo le ricostruzioni rilasciate da descrizioni fenomeniche di alcuni esponenti di partito davanti ai cronisti, di dalemiani ed ex popolari che dinnanzi alla candidatura di Romano Prodi non sembravano essere entusiasti, ogni mancato atteggiamento conciliare potrebbe tirare in ballo il temuto sospetto.
Bindi è tra quanti non comprendono il testo della Direzione: “Se votiamo qualcosa che non garantisce la nostra alternatività, io non la voto”. “Ci prepariamo a dire di sì a governo con il nostro avversario?” a questo punto domanda la Presidente Bindi. “C’è spazio per dire che vogliamo un governo di scopo ma a bassa caratura politica dei ministri?”, questo il monito che l’ex presidente del partito lancia alla delegazione che si recherà al Colle. Una presa di distanza che spiega il clima di tensione tra l’alfiere prodiana rimasto come pochi nel partito e Pieluigi Bersani. Nel mezzo Enrico Letta, pontiere per le grandi decisioni e possibile premier incaricato per il combinato Pd-Pdl-Scelta Civica-Lega Nord.
“Non consegniamo un pezzo di carta a Napolitiano” sostiene, invece, Stefano Fassina, responsabile economico del PD. Nel merito del provvedimento però non ci si chiuda al dialogo con quanti invece non voteranno alcun governo in cui Pd e Pdl siamo chiamati a farne parte. Il richiamo a Vendola è evidente, da parte di Fassina, così come agli stessi parlamentari del Movimento Cinque Stelle che in commissione potrebbero dare indirizzo a provvedimenti comuni.
Plauso a Deborah Sarracchiani, neo Governtatrice della Regione Friuli Venezia Giulia. Almeno per un istante la direzione è unanime nel congratularsi con lei”. E’ passato alla storia del Pd il suo intervento all’Assemblea dei Circoli nel 2009. Da allora la Sarracchiani ne ha fatta di strada: segretaria regionale del partito (quota Franceschini), europarlamentare e adesso con gli occhi puntati probabilmente alla leadership condivisa del futuro Pd. Con la mitezza che la contraddistingue gela la ritrovata armonia attraverso una sfilza di questiti (un arringa da professione forense): ” Vorrei capire perché sono state fatte due direzioni per dire no al governissimo e poi c’è stata la scelta di Marini” (brusio). “Voglio capire i no a Prodi e Rodotà. Decide tutto Napolitano? E allora di che discutiamo?” conclude la Sarracchiani.
A ruota Gentiloni, Puppato, Ranieri (in rappresentanza di renzini, outsider figli delle primarie e veltroniani).
“Pieno sostegno al tentativo del presidente Napolitano” di “dar vita ad un governo”, “secondo le linee del discorso di insediamento pronunciato” alle Camere. E’ quanto afferma il Documento che il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, ha proposto alla Direzione. La Direzione approva con la Bindi che si astiene insieme a 14 colleghi e 7 contrari.
La direzione è finita, Bindi: “Auguri a tutti”.
E il “puzzle” è servito.