Anche la donna Saudita vota

Soltanto qualche settimana fa l’Arabia Saudita ha per la prima volta concesso alle donne il diritto di voto. Come se l’orologio della Storia si fosse fermato a più di un secolo fa, ci troviamo a doverci stupire per qualcosa che davamo ormai per scontato.

Due grandi novità sono finalmente avvenute in questo paese: La prima, vede le donne saudite per la prima volta al voto; l’Arabia Saudita è stato l’ultimo paese al mondo a concedere il diritto di voto al sesso femminile. Il secondo avvenimento storico è che, unica tra le 978 candidate, la signora Salma Bint Hizab al-Oteibi ha ottenuto un seggio nel consiglio municipale della Mecca, battendo altri dieci avversari (sette uomini e altre due donne).

Le donne saudite sono suddite di una monarchia assoluta che vieta loro anche la possibilità di guidare. È un mondo medievale, che impone il velo integrale e non permette loro neanche di uscire di casa, se non accompagnate dai loro mariti o da un familiare di sesso maschile che deve far loro da guardia. Qualora una ragazza venga stuprata mentre non è accompagnata da un uomo, è lei ad essere punita per non aver rispettato l’obbligo di accompagnento. Impossibile poter  provare un nuovo vestito nel camerino dei negozi o truccarsi in pubblico. I loro corpi e la loro bellezza devono essere riservati unicamente al marito.

La segregazione in pubblico tra i due sessi è assoluta, tanto che gli uffici possiedono entrate e stanze separate per uomini o donne; anche durante le elezioni le autorità hanno dovuto impegnarsi affinché i due sessi non potessero incrociarsi nei seggi.

Che anche una sola donna sia riuscita a convincere molti uomini a votarla, e sia riuscita a farlo nella città più sacra dell’Islam, era impensabile fino a pochissimo tempo fa. Infatti, occorre considerare che pochissime donne (il 10%) si sono recate ai seggi sia per colpa della libertà di movimento che viene loro negata, sia a causa della trafila burocratica richiesta per iscriversi ai registri elettorali.

Per la stessa ragione, anche la campagna elettorale delle candidate si è rivelata estremamente problematica: la loro presenza in TV era rigorosamente vietata, e quando hanno voluto parlare in pubblico, le candidate hanno potuto rivolgersi agli elettori uomini soltanto tramite una parete divisoria.

Tuttavia hanno potuto utilizzare gli strumenti di internet per far conoscere loro stesse e i propri programmi: i social network, YouTube e le chat hanno permesso un passaparola altrimenti impensabile. Non è un caso che le donne saudite imparino a usare bene questi strumenti, dato che essi rappresentano l’unico modo di eludere (almeno virtualmente) i problemi relativi alla mancanza di libertà che le attanaglia.

Un piccolissimo passo e pur un punto di svolta per uno dei paesi più socialmente arretrati del mondo. In attesa della fine del medioevo e l’arrivo di una vera primavera araba.