L’esigenza di proposte concrete
Il diffondersi del coronavirus e il suo mancato contenimento ha fatto sì che l’opinione pubblica viva nella paura e nella confusione senza punti di riferimento credibili, considerate le prese di posizione tardive, incerte e contraddittorie delle classi dirigenti della città.
Le misure fin qui adottate hanno inoltre prodotto un grave conflitto che coinvolge governo centrale, regioni ed enti locali e che non giova alla salvaguardia della salute pubblica.
A Messina lo scontro tra i vertici delle istituzioni ha raggiunto livelli inverosimili, mai registrati nel panorama politico degli ultimi anni. Il sindaco De Luca si è dato infatti con energia alle provocazioni e allo scontro con le altre istituzioni nel momento più delicato. Il risultato è stato un isolamento, ammesso dallo stesso De Luca, che si è tradotto nell’esclusione e autoesclusione del sindaco da tavoli e incontri decisivi.
Maestro indiscutibile di sortite ad effetto prodotte a grande velocità, De Luca ha però dispensato insulti a destra e a manca, individuando inoltre capri espiatori su cui fare cadere la responsabilità di quelle carenze gestionali di cui compartisce le responsabilità insieme ad altri.
A uscire sconfitta da tale scontro è la città, che subisce l’irresponsabilità di un primo cittadino che non ha mai fatto mistero delle proprie inesauribili aspirazioni politiche e, in nome della necessaria visibilità, non ha mai rinunciato a imporre il proprio onnipresente teatrino. Talvolta nei momenti meno opportuni.
Tuttavia, in questo momento più che mai, ciò di cui Messina ha bisogno sono obiettivi chiari e un serio lavoro per conseguirli.
Per tale ragione alla compulsione comunicativa del sindaco rispondiamo con un elenco di proposte che – contrariamente alle minacce urlate dai social – vanno invece nella direzione dell’uniformità, della chiarezza e della concretezza
Chiediamo dunque che:
– Si interrompa subito questa faida istituzionale, che non serve a nessuno ed è altresì nociva.
– Si realizzi una Unità di crisi comunale, la cui funzione sia quella di rendere collaborative le attività svolte dai singoli enti territoriali, oltre che visibili alla città attraverso l’impiego di tv e social. È essenziale, dunque, che dell’Unità di crisi facciano parte il rappresentante dei medici di base, la Prefettura, l’ASP nella sua interezza (con i dottori Salvatore Scondotto, Carmelo Crisicelli e il direttore La Paglia), la Polizia locale, la protezione civile e, naturalmente, il Comune.
– Si requisiscano immobili abitabili e cliniche private, anche alla luce dei dettami dell’art. 6 comma 7 del Decreto “Cura”, allo scopo di sostenere e realizzare misure adeguate all’emergenza sanitaria che siamo vivendo.
Da un punto di vista operativo, suggeriamo la requisizione e la riattivazione della clinica Santa Rita sul Viale Giostra, al fine di trasformare il plesso in un presidio essenziale e strategico, dato che la clinica ricade all’interno di uno dei quartieri più popolosi della città e appare assolutamente urgente aumentare posti letto dedicati a pazienti con quadri clinici non particolarmente gravi. La vicenda della Casa di Riposo di via primo settembre è emblematica. Hanno bisogno di aiuto immediato, si liberi subito!
Rifiutiamo altresì l’idea di allestire le scuole per le persone in quarantena. Per le scuole si proceda invece alla sanificazione, soprattutto per quelle adibite all’emergenza abitativa: i rappresentanti da giorni ne hanno fatto richiesta ed è auspicabile che si agisca tempestivamente.
Se è fallita l’idea originale del Sindaco, secondo noi sacrosanta, di requisire ai fini dello sbaraccamento i circa trentamila immobili privati sfitti in città, è adesso fondamentale che si requisiscano, anche “in danno”, strutture pubbliche o private che siano disponibili e abitabili nell’immediato. Ossia che prevedano pochi lavori per l’attivazione, dato anche il fatto che non risultano immobili comunali attualmente abitabili.
Pensiamo che tale requisizione possa riguardare per esempio i seguenti edifici:
– la Caserma dei Carabinieri di Piazza San Vincenzo, composta da alloggi precedentemente utilizzati dai militari e da uffici. Si tratta di una struttura occupata da dodici famiglie nel 2015, rimasta ancora inconcepibilmente vuota.
– la caserma della Guardia di finanza a Torre Faro, anch’essa chiusa e idonea a ospitare temporaneamente alcuni nostri concittadini.
– le dodici unità abitative individuate dall’ordinanza sindacale n. 65, le quali possono contenere i pazienti positivi per la fase di isolamento prevista in alcuni casi, così da offrire loro un luogo sicuro, dignitoso e separato dagli altri componenti del nucleo familiare.
Si sospendano temporaneamente i canoni per gli alloggi popolari (Erp) e si metta a disposizione di famiglie con comprovate necessità e urgenze e con documentazione che attesti il calo del reddito – un contributo diretto ed immediato utile a pagare parte dell’affitto. Le risorse vengano scomputate da quelle non spese dalla città di Messina (circa 400.000 Euro) afferenti a quelle regionali per i cosiddetti morosi incolpevoli.
Riteniamo altresì preoccupante il mantenimento a basso regime, se non addirittura la sospensione, di alcuni servizi essenziali offerti da Messina Social City a segmenti particolarmente fragili della cittadinanza come anziani e disabili.
Riteniamo inoltre che le forze della polizia municipale – impiegate persino ora nelle consuete attività di “blitz”, indirizzate a colpire ambulanti, lavavetri, sex worker e senza dimora – vadano invece riconvertite e impiegate nell’ausilio alle misure di controllo sanitario delle persone che transitano dalla zona degli imbarcaderi.
L’autorevolezza non è data dalla visibilità di chi comanda, ma dalla certezza di un lavoro costante che eviti i toni allarmistici e rassicuri con la competenza delle scelte.