] Il film premiato dalla giuria di Venezia 71 con il secondo premio, il Leone d’argento per la miglior regia, è The Postman’s White Nights (Le notti bianche di un postino) del regista russo Andrei Konchalovsky che aveva già vinto lo stesso premio 12 anni fa con il film La casa dei matti. Questa volta il protagonista del film è il postino Lyokha, unico tramite tra il villaggio di Kenozero e il resto della civiltà, che oltre a recapitare la posta, aiuta i pochi abitanti rimasti nelle loro mansioni quotidiane.
Dopo una parentesi hollywoodiana, una specie di volontario esilio dal 1984 al 1991, rappresentata da film cult come Maria’s Lovers, A 30 secondi dalla fine, Homer and Eddy, Tango & Cash, Konchalovsky torna a casa.
Trova una Russia in crisi, divisa, confusa, e sceglie di ambientare il film a Kenozero, un paesino affacciato su un meraviglioso lago, sperduto e remoto dalle parti di Arcangelo, un porto russo di epoca medioevale nel nord della Russia europea. Kenozero si prestava, meglio di altre località, a fare da sfondo ad un’operazione di mescolamento di generi dal documentario alla finzione cinematografica che il regista voleva realizzare, più che un luogo geografico uno scorcio d’anima.
Nasconde agli attori le videocamere digitali, sceglie un cast composto quasi completamente da non professionisti (l’eccezione più significativa è costituita dall’attrice Irina Ermolova) e ognuno interpreta se stesso.
Il paesaggio è straordinario per scorci suggestivi e ambienti mitici. Konchalovsky può così immergersi completamente in un’atmosfera da favola con dei risvolti metafisici. Nella vita del postino si colgono sorprese e misteri: l’incontro con l’invisibile spirito dell’acqua ritratto con un magistrale gioco di specchi e ribaltamenti tra bosco e lago, le notti insonni, bianche perché illuminate da sinistri giochi di luce, un indecifrabile gatto Blu di Russia, dal pelo blu con sfumature grigie, con un’epressione della bocca che richiama il sorriso della Gioconda, la solitudine stemperata dalla vodka, le storie di spiriti di streghe in agguato sulla riva del lago. Si mescolano nel film reminiscenze letterarie e artistiche: la precisione narrativa di Cechov, l’enigmatica magia naturalista di Gogol, la malinconia nostalgica tipica dei film di Andrej Tarkovskij, i canti dell’epoca sovietica. Suggestioni che ottengono indubbiamente l’effetto, difficile dire fino a che punto sperato, di estraneamento da una realtà verso la quale si prova disagio, di riflessione su un mondo in via di estinzione.
Mentre la Grande Russia avanza, nel tentativo forse velleitario di riconquistare il ruolo perduto, il villaggio di Kenozero resta ciò che è sempre stato, solo ogni giorno più vecchio, ogni giorno più disabitato. Avviato verso un declino inevitabile per le forti resistenze ad un progresso che avanza e ad un’occidentalizzazione incombente che tende a fagocire la natura più autentica della sterminata “provincia” rurale sovietica.
Andrei Konchalovsky è fratello del regista Nikita Michalkov, Premio Oscar nel 1995 per il film Il sole ingannatore, e figlio dello scrittore Sergej Michalkov. Imparò da ragazzo a suonare il piano, voleva diventare musicista, ma poi la passione per il cinema prevalse. Incontrò il regista Andrej Tarkovskij e insieme collaborarono al film L’infanzia di Ivan che vinse il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1962.
Il suo secondo film (dopo Il primo maestro del 1965) La felicità di Asja avrebbe dovuto uscire nel 1968, ma fu censurato per il troppo realismo con cui raccontava la vita nei kolchoz.
La svolta avviene nel 1971 con il pluripremiato film Zio Vanja, interpretato dal famoso attore sovietico, eroe del lavoro socialista nel 1990, Innokenti Smoktunovskij.
Negli anni successivi dirige Romanza degli innamorati (1974) che gli diede una nomination al Festival Internazionale del cinema di Karlovy Vary nella Repubblica Ceca, Siberiade nel 1980, in cui denuncia la drammatica vita della popolazione in Siberia.
Nel 2010 cura la regia del film Lo Schiaccianoci in 3D liberamente ispirato dall’omonimo balletto del celebre compositore russo Pyotr Ilyich Cajkoskij.
Nel film premiato a Venezia, Le notti bianche di un postino, Konchalovsky conferma la sua grande capacità di raccontare storie vere che sembrano favole di un piccolo universo sospeso.
Pierluigi Capra