di Francesco Polizzotti
Donna di destra, parlamentare alla Camera dei Deputati già tra le fila di Alleanza nazionale quando fu eletta per la prima volta nel 1994. Eletta nell’ultima tornata tra le fila del Pdl, dopo lo strappo tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, ha scelto di confluire nel gruppo di Futuro e libertà per l’Italia, componente finiana costituitasi durante la fine del 2010 in Parlamento e dove ricopre anche il ruolo di capogruppo Fli in Commissione Antimafia.
L’impegno politico dell’On. Napoli, calabrese tenace tanto da avere sulla sua testa la sentenza di mote della Ndrangheta per le sue battaglie contro l’illegalità, bandiera che nonostante le vicende della sua vita ha continuato a sventolare nell’indifferenza del proprio schieramento.
Dire che a destra ci sia meno sensibilità per la trasparenza e la legalità è forse ingenerso. Lo è sicuramente per persone come la Napoli che al credo politico hanno sempre anteposto quello più nobile dello Stato.
Se leggiamo la scheda della parlamentare, risultano depositate agli atti del parlamento numerose le proposte di legge con oggetto, appunto, il contrasto all’illegalità, all’infiltrazione mafiosa nei consigli comunali e provinciali, modifiche a provvedimenti già in vigore, in senso più restrittivo, come il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione.
La Napoli sceglie quindi l’antimafia quale tratto caratterizzante il suo profilo politico. Profilo che non sembra essere stato apprezzato dalle colleghe di partito, quando incalzata da Klaus Davi – in quella setssa intervista che ha segnato il suo successivo sfilacciamento dal partito – non nascose la possibilità che in Parlamento sedessero deputate che, per quel posto, si fossero anche prostituite. Così come, non sono passate in secondo piano le sue considerazioni sul lavoro parlamentare prodotto da talune parlamentari elette al primo mandato, soprattutto prendendo di mira la ex Letteronza Barbara Matera, eletta a Strasburgo sotto le insegne del Pdl e presentata agli elettori negli studi di “Porta a Porta” dal Presidente Berlusconi, per aver partecipato soprattutto alla fiction “Carabinieri” di Mediaset, oltre che fidanzata di un amico fidato di Gianni Letta. Quando la Napoli pronuncia queste frasi, siamo nel bel mezzo della bufera del Rubygate e del ciclone mediatico offerto dapprima da Noemi Letizia e successivamente dalla D’Addario. La Napoli ci aveva visto bene quindi.
Tornando all’importanza data dalla Napoli alla lotta contro la corruzione, sembra opportuno, quindi, scardinare il “catenaccio” che vuole solo a sinistra l’impegno a 360 gradi per la legalità. Aprendo il suo blog, leggiamo da subito un inciso che può rappresentare al meglio l’estro politico della parlamentare calabrese: “ Per un risveglio ideale”.
Scorrendo il sito, non si possono non raccogliere elementi che – per chi segue con attenzione l’attività delle associazioni antimafia in Italia – richiamano a battaglie simili condotte da personalità del mondo politico e sociale tradizionalmente più vicine al centrosinistra o, se vogliamo rafforzare il concetto, meno inclini alle clientele e alle scorciatoie per assicurarsi il placet dei vertici di partito come spesso dimostrato a destra. L’ultima dimostrazione, in questo senso, che le cose stanno così è arrivata dalla Lombardia, dove la Regione governata da PdL e Lega ha precluso alla più nota associazione antimafia, “Libera”, di partecipare al bando per iniziative contro la criminalità (Fonte: Libera).
La Calabria, terra incerta dal comune destino con la nostra Sicilia. Due cerniere a chiusura di uno stivale che al nord procura affari, mentre lascia al sud le attese o per i più audaci la Speranza nel cambiamento. E’ proprio dalla Calabria che l’on. Angela Napoli prova a riportare al centro del dibattito la legalità. “Ritengo non si possa rimanere silenti o impassibili innanzi all’ondata di scioglimento di consigli comunali per infiltrazioni mafiose che nelle ultime settimane sta coinvolgendo realtà delle province di Reggio Calabria e della Liguria, a dimostrazione delle collusioni che la ‘ndrangheta è riuscita a crearsi con gli Enti Locali, ma con le Istituzioni tutte” – afferma Napoli.
Ma l’on.Napoli non si ferma ai lanci di Agenzia. “Fermo restando che non ci sottraiamo dall’immaginare che molte collusioni vengono attuate da funzionari e dipendenti e, quindi, dal personale amministrativo dei vari Enti – spiega la parlamentare finiana – non possiamo concepire una politica “sorda, cieca e muta”, risveglia, solo a parole, quando arrivano gli interventi giudiziari o amministrativi, per poi ripiombare nel “sonno” utile ad acquisire posizioni di potere. Credo sia giunto il momento di sollecitare le singole comunità alla “partecipazione attiva” utile a spronare il mondo politico verso quella responsabilità, finora pressoché assente, ma necessaria ad estirpare collusioni e malaffare”.
L’on. Angela Napoli parla molto della propria Regione, infatti, non risparmia prese di posizione nei confronti del discusso Governatore Giuseppe Scopelliti, soprattutto nel criticare il “modello Reggio”, sorretto da un asse insolito Pdl-Udc che estromette forze politiche come la sua, forse perché antitetiche alla prospettiva portata avanti dal centrodestra calabrese, in cui anche i centristi dell’Udc assecondano il potere. Per questo la stessa Napoli a fine 2010 chiede, in seguito agli arresti effettuati dalle forze dell’Ordine nell’ambito dell’operazione “Reale3” – che vedono coinvolti politici vicini al Governatore Scopelliti – lo scioglimento dell’intero consiglio regionale della Calabria per rischio di infiltrazione mafiosa.
Secondo la relazione della Direzione Investigativa Antimafia del 2011, diretta dal Procuratore capo Pietro Grasso, “Cosa nostra, ‘Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita sono più vive e attive che mai”. E sono sempre più diffuse. Non solo al Sud, non solo in Italia, ma anche ben oltre i confini nazionali. Secondo la Dia, però, l’organizzazione criminale più forte e pericolosa è sicuramente la ‘Ndrangheta. E su di essa, i magistrati dell’antimafia concentrano particolare attenzione.
Angela Napoli non ha mai sottaciuto il potenziale dell’impero della ndrangheta e tale relazione non la coglie impreparata, così come non coglie impreparata la sua attività parlamentare, assai copiosa in tema di antimafia. Infatti, è del 13 ottobre 2010, che diventano legge dello Stato le “Disposizioni concernenti il divieto di svolgimento di propaganda elettorale per le persone sottoposte a misure di prevenzione” da lei presentate. Una vittoria parlamentare di tutti.
A tale impegno, sfacciato, testardo e spesso controproducente per meriti e attribuzioni di stima (almeno quando militava nell’ex partito), la malavita calabrese non ha tardato a emettere anche per lei le “proprie disposizioni”, ritenendola nociva per le attività delle cosche calabresi.
E’ proprio nel marzo 2010 che è stata resa nota l’esistenza di un piano della ‘Ndrangheta per assassinarla. In quell’occasione la Napoli, per protestare contro il suo partito – il Pdl – decide di non presentarsi alle urne alle elezioni regionali dello stesso mese in Calabria. Parole accese, motivate, segnate dall’isolamento crescente che la stessa politica di partito le stava tessendo attorno. “La ‘ndrangheta, da sempre, vota e fa votare”- diceva la Napoli in quegli stessi giorni. “Ha tutto l’interesse a mantenere posizioni di comando, anche se non sempre in maniera diretta ma attraverso uomini di fiducia. Vuole essere presente all’interno delle istituzioni, là dove si decide a chi vanno gli appalti e dove arrivano i finanziamenti”.
Angela Napoli non risparmiava, così, critiche all’allora suo partito sottolineando che “alcune candidature non avrebbero dovuto consentirle dall’inizio”.
“La criminalità calabrese – proseguiva Napoli – ha sempre cercato di dare il proprio consenso alla coalizione che ritiene possa vincere. E riesce a essere determinante per la vittoria dell’uno o dell’altro: è accaduto anche in occasione delle elezioni regionali del 2005. In quell’occasione, alcuni personaggi, come l’ex consigliere implicato nel processo ‘Onorata sanita”, Domenico Crea, erano passati dal centrodestra al centrosinistra. Stava finendo il mandato dell’amministrazione Chiaravalloti, ritenuta da molti cittadini del tutto insoddisfacente, e qualcuno cercò altri approdi.
Quasi incontrovertibilmente, alle elezioni del 2010, che restituirono il governo della Regione al centrodestra, accadde il contrario. Il gioco dei passaggi di schieramento penalizzò stavolta il centrosinistra uscente di Agazio Loiero con ben sei consiglieri regionali che trascorso il proprio mandato, decisero di passare al centrodestra (nomi e resoconti elettorali sono li a testimoniarlo).
La denuncia della Napoli servì a poco. Scopelliti pubblicamente dichiarò di non voler con sé candidati sgraditi e la parlamentare finiana non mancò di affermare come “non basta ripudiare, bisognava agire. Determinate candidature non avrebbero dovuto consentirle fin dall’inizio”. “Non basta la fedina penale immacolata – fu lapidaria il deputato – se da un punto di vista etico e morale queste persone non hanno nulla di pulito”. La trasmissione “Presa diretta” di Riccardo Iacona, andata in onda a gennaio dell’anno scorso, ha dedicato spazio proprio all’infiltrazione della ndrangheta nella politica in Calabria, di cui la Napoli è stata tra le poche a denunciare
(vedasi Video).
Una vicenda – quella della parlamentare calabrese – che non vuole rivendicare meriti o ruolo nell’antimafia militante ma un segno di cambiamento che fa onore a quanti credono nei valori dello Stato, militando a destra come a sinistra. Lo stesso Paolo Borsellino militava in un’organizzazione di destra durante gli anni di studio e fu eletto come rappresentate studentesco nel FUAN di Palermo.
All’onorevole Napoli il merito di una battaglia difficile che certamente in Calabria non la vede sola.