Questa è la storia Anna: mamma e donna. La storia di chi ogni giorno combatte contro mille avversità ma che nonostante tutto riesce a mantenere un sorriso autentico.
Gli occhi di Anna azzurri come il cielo, hanno visto passare il freddo delle intemperie e il disastro di una crisi che sta colpendo l’Italia. Lei, è nativa di Torino è cresciuta in una famiglia modesta ma che comunque non le hai fatto mai mancare nulla. Poi è cresciuta. Ha sempre rincorso l’indipendenza economica lavorando come operatrice sociosanitario. La sua vita poi forse è stata segnata da due eventi cruciali, la nascita della sua bambina e la rottura con il compagno. Oggi Anna e Susanna sono una sola forza. Anna non ha mai dimenticato cosa significa essere bambini e ogni giorno cresce sua figlia distillando stupore e curiosità. Susanna, infatti, meravigliosa creatura di tre anni dal capello dorato riccio ha sempre un perché per tutto. Il suo desiderio di conoscere è disarmante. L a storia è assai particolare, non solo perché racchiude i drammi della crisi, ma perché insegna ad apprezzare le piccole cose, quelle che si danno per scontato e che per molti hanno perso significato. Anna ha deciso di trasferirsi al sud, in Sicilia: “le motivazioni che mi hanno spinto a fare questa scelta- ci racconta- sono prima di tutto personali. Fino a due anni fa vivevo a Perugia. Poi sono tornata a Torino, la mia città d’origine che per quanto sia una città fantastica per una donna che vive solo con una bambina è diventata invivibile. Gli orari di lavoro, sempre che si riesca a trovare, sono incompatibili con quelli della bimba. Poi purtroppo, amaramente devo dire che Torino, sta attraversando una crisi pazzesca. Tutti i negozi stanno chiudendo e stanno aumentando sempre di più i cassintegrati.
Io sono un’operatrice sociosanitario e fatico a gestire tutto. Anche in questo settore è impossibile trovare lavoro perché si preferisce chiamare le donne dell’est che si accontentano di pochissime centinaia di euro mensili. La mia preoccupazione maggiore è la bambina. Lei merita un presente e un futuro migliore. Vedi quando penso alla crisi mi gela il sangue. Vedo gente laureata che è senza prospettiva. Io ritengo che la nostra crisi ricorda molto da vicino la crisi dell’Argentina. A Torino una volta c’erano i barboni, adesso c’è gente vestita bene che cerca da mangiare nei bidoni della spazzatura. Con 300 euro al mese è impossibile vivere. Nella mia città sta aumentando anche per questo sempre di più la delinquenza” Anna però ad un certo punto sorride quando ci chiarisce i motivi per cui vuole trasferirsi al sud: “ Lo faccio per mia figlia. Qui c’è una grande umanità e un grande rispetto per il prossimo. C’è più solidarietà e meno indifferenza. Non posso più stare in un posto dove la Caritas non riesce a soddisfare tutto il bisogno”. Ascoltando questa ragazza mi riesce difficile pensare alla Torino che sta morendo. Negli anni del boom economico, Torino e Milano erano il “posto al sole” di molti uomini del sud. Molti operai partivano alla volta delle grandi città e si costruivano una nuova vita. Ma è anche vero che questi uomini affollavano i treni che ogni giorno li avrebbero portati a lavorare e dividevano la stanza anche con quattro o cinque colleghi”. Il boom economico alla fine era una grande pupazzata, per usare un termine caro a Pirandello, e solo pochi, come il giornalista Giorgio Bocca, riuscirono a svelare l’inganno del Miracolo all’italiana. Ma torniamo ad Anna che il suo ritratto di Torino 2013:” il cittadino non gode più di alcun beneficio. Qualche tempo fa mi ero ritrovata a chiedere aiuto ad un centro multiculturale e dovevo pagare un tessera d’ingresso. I ricchi sono sempre più ricchi mentre fra i giovani aleggia lo scoraggiamento. Si dice sempre che gli italiani sono viziati e non vogliono faticare.
Vedi i miei coetanei, molti miei amici, fanno i muratori per sopravvivere. Qualcuno negli anni è riuscito a mettersi in proprio, ma con il mercato bloccato anche l’edilizia è in crisi. Gli apprenditi muratori portano a casa 800 euro. Cifre risicate. Io oggi non arrivo alla fine del mese. Se non avessi il supporto della mia famiglia sarei rovinata. Ma penso che quando mi trasferirò qui riuscirò a ridurre le spese, anche se con molte rinunce”. Ho concluso l’intervista a questa forte giovane donna di trentaquattro anni chiedendole quali sono i suoi sogni. “Una volta avevo delle ambizioni. Ero realizzata. Vivevo del mio lavoro. Ora non mi sento più così. Penso piuttosto a guadagnare la serenità. In Sicilia credo di trovarla. Il contatto con la terra e il calore umano mi arricchisce. Certo poi i costi sono minori. Penso al riscaldamento, gli affitti e la spesa quotidiana. Non voglio più stare in un ambiente malsano ma vivere qui in un ambiente genuino. La vita alla fine è portare i pesi da sola. Oggi io scelgo per me e mia figlia e da ora in poi penserò a coltivare la mia interiorità. Al sud è più facile arrangiarsi e trovare qualcuno che ti tende la mano e poi qui la gente ha l’occhio vivo al nord ha l’occhio spento”.
Quando ci salutiamo Anna corre insieme alla sua bimba verso il vento gridando una parola meravigliosa: Volare. A me invece la sua storia ha ricordato la storia del calabrone: l’animale pesante che nonostante le piccole ali e la pesantezza riesce ad alzarsi in volo