Palermo: salta l’udienza del processo Mori con il pentito Cattafi. Non ci sono i fondi per il trasferimento.
Il trasferimento del detenuto dal carcere dell’Aquila al carcere Ucciardone di Palermo costa troppo e salta così la deposizione del dichiarante Rosario Cattafi al processo al generale Mario Mori e al colonnello Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato a Cosa nostra.
La deposizione di Cattafi era stata chiesta nell’ultima udienza dal pm Antonino Di Matteo. Questa mattina il colpo di scena nel carcere Ucciardone di Palermo. Era tutto pronto per l’udienza ma il presidente della IV Sezione penale Mario Fontana ha fatto sapere alle parti che ci sono stati «problemi per la traduzione a Palermo di Rosario Cattafi, problemi connessi anche ai costi della traduzione».
Il presidente, a questo punto, ha chiesto alle parti di sentire Cattafi in videoconferenza ma il pm Antonino Di Matteo e l’avvocato dei due imputati, Basilio Milio si sono opposti chiedendo di sentire Cattafi di persona «questo ufficio insiste nel sentire Cattafi di presenza non solo per la prevedibile complessità degli argomenti che saranno affrontati ma perchè, durante la deposizione, ci sarà la necessità di acquisire una prova diretta esibendo al dichiarante un album fotografico».
Da qui la necessità di ascoltare di persona, Rosario Cattafi, detenuto per mafia nel carcere dell’Aquila.
Alla richiesta del pm si è associato anche l’avvocato di Mori e Obinu, Basilio Milio: «Faccio mie le dichiarazioni del pm e chiedo di sentire in aula Cattafi non solo per la delicatezza dell’esame ma anche per vagliarne l’attendibilità».
Sentite le parti il presidente del Tribunale Fontana «ritenuta l’assoluta necessità di procedere all’esame diretto di Cattafi» ha ordinato la traduzione del dichiarante al carcere Ucciardone di Palermo per il prossimo 3 dicembre. Cattafi è stato interrogato nelle scorse settimane dai pm del processo Mori.
Il detenuto, che è anche un avvocato, ha raccontato ai pm che indagano anche sulla trattativa tra Stato e mafia che l’ex vicepresidente del Dap, Francesco Di Maggio, quando Cattafi era in carcere, lo avrebbe incaricato di parlare con il boss Nitto Santapaola per chiedergli di fermare le stragi mafiose in cambio di benefici carcerari. Cattafi ha anche detto di essere in possesso di due registrazioni che proverebbero il contenuto delle dichiarazioni.
I pm di Palermo ritengono che le dichiarazioni di Cattafi si inseriscano nella ricostruzione ipotizzata dalla stessa Procura sulla trattativa tra Stato e mafia.