Sono giorni di grande tensione per l’antiracket palermitano. Una tensione piena di “se” e di “pare” che seguono alle dichiarazioni di una testimone di giustizia del capoluogo siciliano, Valeria Grasso, che ha fatto arrestare, da sola, con le sue circostanziate denunce, buona parte del clan Madonia.
La Grasso, che da molti anni ormai combatte una battaglia pressochè solitaria, ieri ha denunciato, attraverso un’intervista, l’abbandono da parte delle associazioni Addiopizzo e Libero Futuro. Valeria Grasso, che negli ultimi tempi ha ricevuto la solidarietà e l’aiuto dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia presieduta da Sonia Alfano, sostiene che l’isolamento da parte dei responsabili delle due associazioni sia dovuto proprio ai suoi rapporti con la figlia del giornalista barcellonese Beppe Alfano, ucciso nella città del Longano nel 1993.
Pare infatti che i responsabili delle due associazioni non abbiano gradito quelle che definiscono scelte “politiche”, nonostante la Grasso abbia già chiarito di aver contattato Sonia Alfano perchè vittima lei stessa della barbarie mafiosa e quindi in grado di capire la sofferenza dell’imprenditrice. Sonia Alfano, in particolare, ha invitato la Grasso ad alcuni eventi pubblici, dandole l’opportunità di far conoscere al grande pubblico la sua storia, e, oltre a starle accanto quando si è incatenata di fronte al Viminale insieme a Ignazio Cutrò per chiedere l’attenzione delle istituzioni, ha rivolto diversi appelli al prefetto di Palermo e allo Stato affinchè si interessassero della sicurezza della sua famiglia. Il primo ad intervenire in difesa di Valeria Grasso è stato proprio Ignazio Cutrò, con un post sul suo blog nel quale denuncia di aver “subito” da Addiopizzo lo stesso trattamento. Addirittura i responsabili palermitani gli avrebbero riferito, dice Cutrò nel suo sfogo, che “era stato loro consigliato di non avvicinarsi a me, niente meno che dal presidente di Confindustria Agrigento, Giuseppe Catanzaro”. Come denigrare un testimone di giustizia che ha fatto condannare i propri aguzzi ad oltre cinquant’anni di carcere.
Addiopizzo ha replicato di essere sempre stato vicino a Valeria Grasso pubblicando tutte le cifre riguardanti i risarcimenti ottenuti dalla testimone di giustizia, come a voler dire “guarda quanto ti abbiamo fatto guadagnare, ingrata”. Un tipo di replica che non dimostra solidarietà nè vicinanza, e che anzi ricorda più un becero dossieraggio volto a screditare l’enorme contributo offerto alla giustizia da Valeria Grasso.
Poi è salito in cattedra Enrico Colajanni, presidente di Libero Futuro che, attraverso un’intervista, ha confermato il distacco deciso da Valeria Grasso, imputandole non solo un eccessivo protestare nei confronti dello Stato che l’aveva abbandonata al proprio destino, ma persino un “uso spregiudicato della sua immagine”. Colajanni ha sottolineato che “sollevare un polverone su questo fatto sarebbe inutile e dannoso, soprattutto per l’immagine della signora”. Parole, queste, che isolano Valeria Grasso ancor di più, e che offrono una sponda a quei delinquenti che continuano a minacciare la testimone di giustizia e a danneggiare le sue palestre, oggetto delle attenzioni dei clan. Allusioni e mezze parole che gettano ombre su una persona che fino ad ora, con il suo contributo di testimone, ha dato dimostrazione di grande senso civico, e che non possono che mettere in cattiva luce Colajanni, più che Valeria Grasso.
Nessuna risposta, invece, da parte delle due associazioni, alla richiesta di chiarimenti da parte del Presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia Sonia Alfano, che si è detta sconcertata per essere stata tirata in ballo e che ha sottolineato la stranezza di reazioni così scomposte da parte delle associazioni nei confronti della Grasso.
Questa vicenda ci aiuta a comprendere come a volte i meccanismi del carrozzone dell’antimafia rispondano a dettami di opportunità politica e non certo di solidarietà o amore per la giustizia. Tutto questo non può che lasciare l’amaro in bocca a tutti coloro che vorrebbero un fronte unitario contro le mafie e le sue ramificazioni.
Valeria Bonanno