Chiude la storica Chiesa di San Domenico sita in località Dazio, in Via Alessandro Manzoni n.47 . A dirlo è la stessa Lettera inviata dal Consiglio Pastorale Parrocchiale lo scorso 31 luglio al Gran Maestro del’’Ordine dei Predicatori frate Bruno Cadoré, in appello alla decisione presa dal Capitolo Provinciale . Nella lettera il Consiglio, riferendosi ai motivi della chiusura, dice “ Non comprendiamo perché il convento debba essere chiuso . Possiamo immaginare che la ragione risieda nell’esiguo numero di religiosi , però davvero non riusciamo a capire quale sia la discriminante per cui sia stato scelto il convento di Messina e non altro ” .
A fare eco si aggiungono gli appelli del Sindaco Renato Accorinti e del giornalista messinese Emilio Pintaldi . Nella nota inviata, il primo cittadino di Messina “esprime profondo rammarico per quanto accaduto, appellandosi al Reverendissimo Bruno Cadoré, Gran Maestro dell’ordine dei predicatori , affinché si possa fare marcia indietro, considerato che l’Ordine Domenicano vanta una grande tradizione storica . La comunità domenicana messinese è stata infatti tra le prime ad essere fondate nel 1218, ancora vivente San Domenico ” Il Sindaco ricorda inoltre l’importanza rivestita nel tempo dalla comunità parrocchiale per la città con “ Il Ministero del servizio della Parola di Dio ; il servizio reso all’Arcidiocesi con quattro vescovi ; l’insegnamento universitario ; l’apostolato parrocchiale ; ed il grande impegno nella diffusione della preghiera del Rosario ”. Alla nota si aggiunge un riferimento di merito a padre Giovanni Calcara, parroco della struttura religiosa “ che ha fatto compiere un salto di qualità alla Parrocchia operando con fervore in tutti i settori del sociale : dall’accoglienza dei migranti all’assistenza dei più bisognosi ”.
Conclude Accorinti: “ Ritengo quindi doveroso sottoscrivere la lettera di appello per la revoca di chiusura inviata dal segretario, Roberto Venuto, e dai membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale, a padre Cadoré, che è stato insignito della cittadinanza onoraria che Messina ha voluto consegnargli nel riconoscere il valore del suo operato proprio in seno alla comunità domenicana . ”
Ancora più diretto Pintaldi sull’importanza del lavoro svolto nel quartiere dai frati domenicani , nella sua lettera a Cadoré:
“ Senza tanti giri di parole, le dico che chiudere quel convento equivale a fare un favore alla mafia . Consideri quei tre fraticelli delle vere e proprie sentinelle antimafia . Ricordi l’opera di religiosi come padre Puglisi e pensi solo per un attimo a quanto sia importante per degli abitanti che vivono in un quartiere povero avere un conforto diverso da quello che vorrebbero dare il boss del rione e l’usuraio di turno. Le segnalo che Giostra, il quartiere dove sorge il convento, è al centro di numerose inchieste. La presenza della mafia è tangibile. Occorre strappare alle mani di chi organizza corse dei cavalli clandestine, piazze di spaccio e sistema estorsivo, i giovani di Giostra, gli adulti di domani. Occorre fare capire che esiste un’altra via da seguire. E questo fanno i frati del convento del Dazio. Questo fanno le associazioni che trovano ospitalità nel convento, questo fanno gli intelligenti ragazzi del gruppo Scout Agesci. Mettere alla porta tutto questo equivale a buttare nella spazzatura quanto di buono è stato fatto sin qui. ”
La conclusione, si presenta come un vero e proprio tentativo di dissuasione:
“ La prego, non abbandoni la comunità di quella chiesa, non abbandoni i poveri che, da sempre, seguono i suoi frati. Non abbandoni i bambini di quel quartiere. Ho avuto modo, avendola intervistata per diverse emittenti siciliane, di apprezzare il suo pensiero. Non privi la comunità di Giostra di quelle sentinelle sociali di legalità. Che Dio Illumini il suo cammino e la faccia rivedere questa decisione. ”
Inviti, tentativi di dissuasione che si trasformano in preghiera. Tutto per tentare di salvare un luogo simbolico per Messina, tanto dal punto di vista spirituale quanto sociale. Senza dimenticare il notevole valore artistico culturale della struttura, sorta nel 1932 su progetto dell’Ing. Carmelo Angiolini, prendendo il posto di una chiesa barocca costruita in località Dazio in memoria della postazione daziaria che si trovava al vicino incrocio tra la via Palermo e la Circonvallazione e che segnava l’inizio della città fuori le mura, nella quale si concentravano prima del terremoto diverse attività industriali. La chiesa originariamente aveva il titolo di “la Cattolica” o “ S. Nicolò dei Greci in S. Maria del Graffeo”. Dopo il terremoto, per la morte del titolare Papas Cirillo Alessi, venne inizialmente amministrata dal Vicario Economo il Padre Domenicano Tommaso Rosario Mirone e da allora alla cura di suddetta parrocchia si sono succeduti sempre i padri domenicani con il titolo di vicari economi . Nel 1969 assunse l’attuale titolo di Parrocchia di S. Domenico recuperando l’intitolazione di una chiesa della fine del sec. XI posta accanto all’Ospedale dei Templari e denominata prima San Marco dei Templari e poi nel 1311 ceduta ai domenicani e riconvertita nel complesso del convento di San Domenico del quale facevano parte l’oratorio della Pace nel quale si riunivano i confrati omonimi che curavano la processione delle barette; l’ubicazione era proprio accanto a quella che oggi è la chiesa Oratorio della Pace tra la via XXIV Maggio ed il Corso Cavour.
La costruzione del Dazio ha una pianta a croce latina a tre navate ed uno stile eclettico e punta ai movimenti delle masse più che all’esigenza decorativa; in facciata le statue in cemento di S. Domenico e S. Vincenzo Ferreri . L’abside è decorata da pitture degli anni ’60 del domenicano P. Angelico Spinillo che raffigurano la partenza alla volta di Lepanto dell’armata cristiana da Messina con al entro la Madonna del Rosario protettrice dell’esercito cristiano vittorioso “Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit”oltre a episodi della vita di S. Domenico. Il coro ligneo presenta dei quadrati con dei bassorilievi lignei che rappresentano la vita di Cristo e i misteri del Rosario, insieme a statuette ligneee che raffigurano i due Papi autori di encicliche sul Rosario: Papa Leo XIII e Papa S. Pio V, i quattro santi e beati domenicani di Sicilia: B. B. Scammacca, S. Dominicus, S. Thomas e B.D. Spadafora. L’opera è stata realizzata dalla ditta Giovanni Moroder di Ortisei nel 1964. Sull’altare maggiore è posta la statua della Madonna del Rosario con la Vergine che guarda e porge il Rosario a S. Domenico mentre Gesù lo porge a S. Caterina da Siena. Ai lati del ciborio un organo da circa 50 canne; nel transetto sinistro l’altare del Sacro Cuore di Gesù con una statua che lo raffigura ed angeli adoranti dipinti a tempera.
Alla luce di tutto questo, inutile sottolineare ulteriormente il valore storico-artistico, ma anche sociale e religioso di questo luogo, punto di riferimento per abitanti, fedeli, giovani e bisognosi.
La redazione de ilcarrettinodelleidee.com si aggiunge a quanti auspicano un esito positivo della vicenda con il ritiro dell’ordine di chiusura, e garantisce aggiornamenti su ogni suo ulteriore sviluppo .
Michele Bruno
Giuseppe Finocchio