Assunzioni e regali per la gestione dei rifiuti ad Alcamo

Il suo nome figura ormai tra i  più scomodi del Pd. Antonio Papania, numero 2 al Senato della lista del Partito Democratico in Sicilia alle prossime elezioni politiche, prima finisce nelle mire del blog di Beppe Grillo, poi del Fatto Quotidiano.

Ringrazio per tutta questa attenzione” ironizza lui.
Qualche giorno fa il leader del Movimento Cinque Stelle aveva invitato il segretario nazionale Pierluigi Bersani a fare una verifica dei candidati che sta proponendo nelle liste per le Politiche del 24 e 25 febbraio. Bersani ha ribattuto che non si occupa di queste cose e che c’è un comitato di garanzia che sta vagliando le candidature che il partito sta valutando per partecipare al voto. Da qui la mossa di Grillo che ha indicato una serie di candidati con qualche problema giudiziario, indagati o sotto processo. Oppure condannati, come nel caso di Papania. Tra l’altro la nuova normativa sulle candidature prevedel’incandidabilità di chi ha avuto una condanna superiore a due anni. E’ stata pubblicata da poco in Gazzetta Ufficiale, ma è abbastanza chiara.

E’ il “Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi“. E ha nei due anni la pena massima consentita per essere candidati.
Come mai, Papania, che ha patteggiato proprio una pena superiore a due anni (2 anni e 20 giorni) davanti al Gup di Palermo per abuso d’ufficio – come ricorda anche oggi in prima pagina Marco Travaglio nel suo editoriale per il Fatto Quotidiano – è invece candidato? E’ lo stesso senatore a chiarire la sua posizione: «Non sono né indagato, né sotto processo» dichiara. E per quanto riguarda la condanna “è una storia chiusa da tempo, che viene ripresa ogni volta che si avvicinano delle scadenze importanti, come quando qualcuno ipotizzò una mia candidatura alla segreteria regionale del Pd”. Ma come mai nonostante la condanna Papania puà candidarsi? «Nel 2002 ho pagato una multa di 3.089 euro. Nel 2007 ho ottenuto il decreto di estinzione del reato. Di conseguenza, e questo è un dato fondamentale, il mio casellario giudiziario è nullo. Aggiungo che essendo nullo è più pulito di quello di Grillo. Questa la verità sulla mia storia».
Il leader del Movimento Cinque Stelle ha chiamato in causa anche un amico del senatore, l’ex segretario regionale Fracantonio Genovese, – assieme condividono la leadership della componente «Innovazioni» – indagato per abuso d’ufficio. E infine il suo factotum Filippo Di Maria arrestato tre anni fa per mafia, e oggi condannato con l’accusa di essere l’autista, il «cassiere» e il braccio destro del boss di Alcamo, Nicolò Melodia.
Ma i problemi per Papania arrivano adesso su un altro fronte. Il senatore compare – come raccontano oggi Rino Giacalone e Marco Lillo sul Fatto Quotidiano –   in un’inchiesta dei carabinieri su un giro di assunzioni e mancate penali per i disservizi da parte della società Aimeri che gestisce la raccolta dei rifiuti per l’Ato Tp 1 (che comprende i Comuni nella fascia da Alcamo a Marsala).
L’inchiesta dell’Arma ipotizza addirittura l’associazione a delinquere e il concorso di 26 persone per truffa ai danni dello Stato e poi ancora concussione e corruzione. Attenzione, però, Papania non è indagato. Il suo nome fa capolino in un rapporto inviato dai carabinieri alal Procura di Palermo il 9 Settembre del 2011 ed è citato a proposito di assunzioni all’Aimeri.
Sono indagati invece l’ex direttore generale dell’Ato, l’ingegnere Salvatore Alestra, e Orazio Colimberti, capo area sud della Aimeri, per traffico illecito di rifiuti e poi anche per corruzione in relazione al mancato pagamento di penali da parte dell’Aimeri. In base al contratto di servizio, infatti,la società è soggetta a penali salate sul suo ricchissimo appalto (solo il Comune di Marsala paga un milione e rotti di euro al mese) nel momento in cui i Sindaci dei Comuni lamentano all’Ato le strade sporche. A coordinare l’indagine sono i pm Carlo Marzella e Marzia Sabella e l’aggiunto Teresa Principato. A pagina 24 del rapporto si legge: “il sistema, ossia il flusso di assunzioni, ha usufruito della fattiva intromissione di un senatore della Repubblica”.
Il nome è omissato ma che si tratti di Nino Papania lo si deduce dalle domande fatte dai pm agli indagati. Papania è stato anche intercettato casualmente e al senatore viene dedicato un capitolo del rapporto e definito il “deus ex machina” nella gestione del sistema dei rifiuti.  Il manager Colimberti è stato ascoltato mentre sollecita Alestra a mantenere contatti con il “senatore” e a chiudere un “accordo” sia sulla stesura dei contratti di appalto e sia per l’assunzione delle persone “segnalate”. Secondo i Carabinieri, “i disservizi non vengono usati per una eventuale risoluzione dei contratti di appalto, bensì diventano strumento di richiesta di assunzioni e favoritismi contrattuali in favore del direttore dell’Ato e del senatore della Repubblica”. Papania protesta con il capo area di Aimeri “per la indecente situazione di Alcamo….i cassonetti sono pieni non so se mi trovo ad Alcamo oppure a Palermo o in Campania”. Colimberti prende tempo ma il senatore “ordina”: “bisogna prendere una squadra di reperibilità”.  I colloqui continuano, “anche via sms”. Colimberti scrive “domani contratti” e Papania risponde “ok”.
Il manager privato Colimberti aggiorna via sms Papania come se fosse un capo della sua holding: “Domani mattina ti mando una nota appena ricevuta dall’Ato. Sono letteralmente sconcertato”.
La stessa contesa sulle contestazioni per i disservizi tra il manager privato Colimberti e l’allora direttore dell’Ato, Alestra (come scoprono i carabinieri con un pedinamento) è affrontata il 15 novembre 2010 nello studio alcamese del senatore, “come fosse giudice supremo nel dirimere un appalto pubblico su cui il senatore non ha alcun titolo”, scrivono gli investigatori. Papania si interessa anche della sponsorizzazione dell’Aimeri a favore della squadra di calcio dell’Alcamo,
dove allora giocava il figlio. Ma la sua ossessione sono i lavoratori: un giorno – non riuscendo più a tenere a bada le persone che lo vanno a cercare per ottenere i contratti di assunzione definitiva – “ordina” di anticipare il passaggio al tempo indeterminato entro il 15 dicembre perché “non ce la fa più”.
Per le feste di Natale Pierpaolo Pizzimbone consigliere del gruppo Biancamano di Milano che controlla Aimeri, si premura di fare avere “una penna con il diamantino” al senatore, che ringrazia dicendo “ah bene io sono uno che sa scrivere molto bene”. Anche per Alestra c’è una penna ma senza diamantino. Colimberti racconta  che il senatore vuole gli elenchi degli assunti che Papania “vaglia, controlla e rivisita”.
Ogni tanto Colimberti perde la pazienza: “E porca puttana questo si chiama ricatto a casa mia si chiama ricatto”.