A Palazzo Piacentini, l’esposto contro l’Atm è “custodito” da giugno. A presentarlo, il consigliere dei progressisti democratici Daniele Zuccarello, che ha denunciato la mancata trasparenza della partecipata e in particolare quella grave lesione dei principi democratici che vedono “quegli atti e delibere chiusi nei cassetti dei dirigenti”.
L’odissea del consigliere è cominciata nel febbraio scorso, quando ha richiesto più volte di conoscere quello che può essere definito lo “stato di salute” dell’azienda, che presenta ataviche carenze organizzative. Nei monologhi politici di Zuccarello e tra le domande che non hanno avuto risposta ci sono tanti nodi cruciali: l’elenco completo dei dipendenti con data di assunzione, i loro livello e qualifica, il report di uscita degli autobus relativo all’anno 2013 e 2014, i compensi erogati ai commissari straordinari per lo stesso anno e l’elenco dei legali nominati con relativi compensi dal 2005 al 2014.
Nel febbraio del 2014 non arrivano, però, le risposte e le carte chiarificatrici, ma la richiesta di non informare la stampa sullo svolgimento dell’azione ispettiva. I mesi passano e il 13 maggio 2014 arriva un timido segnale di apertura: “Facendo seguito alla corrispondenza relativa all’oggetto [sempre la richiesta degli atti n.d.R] questa azienda sta predisponendo gli atti di propria pertinenza da lei richiesti”. Ovviamente, l’hinc et il nunc non sono contemplati e si perde tempo, mentre Daniele Zuccarello, stanco dei continui temporaggiamenti, continua a vergare carte, richiami e filippiche. Uno di questi messaggi, a marzo, ci restituisce il clima che si respira: “Purtroppo” scrive Zuccarello “nonostante pazienti e continui incontri con i vertici apicali della municipalizzata, volti al reperimento della documentazione richiesta, ho riscontrato una diffidente cordialità, pregna di atteggiamenti ostruzionistici protesi a scoraggiare l’azione chiarificatrice da me svolta”. La lettera è stata spedita al commissario speciale Domenico Manna, al sindaco Renato Accorinti, al presidente delle Regione Rosario Crocetta e al procuratore capo della Procura di Messina, Guido Lo Forte.
Durante questo muro di gomma, però, ci sono delle svolte interne all’Atm. Dal 28 maggio, scende in campo a risollevare la situazione dell’Azienda trasporti Messina Giovanni Foti. Una scelta presentata alla stampa dall’assessore e, di riflesso, a tutta la cittadinanza come un evento epocale. Al manager, Messina ha offerto un contratto di 14 mesi, un alloggio in un residence e un’autovettura aziendale. Riflettori accesi anche sul rapporto che lega Foti alla Gtt di Torino l’azienda di trasporti torinese che, creando una sinergia con la città dello Stretto, ha mandato anche degli autobus nuovi al prezzo simbolico di un euro. Un’operazione che ha fatto storcere nuovamente il naso a Daniele Zuccarello, che ha dichiarato: “Questi rapporti, che sono stati presentati a tutta la cittadinanza come di cooperazione e scambio di esperienze, non sono chiari. Non si comprende come mai Messina abbia deciso di prelevare gli autobus, che sicuramente a Torino dovevano rottamare, e si sia impegnata ad acquistare solo ed esclusivamente dalla GTT (Azienda torinese dei trasporti) i pezzi di ricambio. Un meccanismo che ricorda tanto il libero mercato, al contrario, però”. Nei corridoi dell’Atm, intanto, si diffonde la voce che presto potrebbero arrivare altri bus. “Stranezze organizzative tuona ancora Zuccarello- che cozzano con l’alto numero di inabili al lavoro e presto Messina potrebbe avere tantissimi autobus e nessuno che li guida.
I nodi da sciogliere sono tanti, come sono tanti i dubbi che l’amministrazione Accorinti dovrà chiarire, vuoi perché in un sistema democratico tutti devono sapere quel che accade in ambito pubblico, vuoi perché Messina non ha bisogno di super manager che si trincerano dietro silenzi e incomunicabilità, come fatto dallo stesso Foti, che all’indomani degli arresti per il furto del gasolio, ha “evitato” con rimandi e riunioni di rispondere alle nostre domande. Resta però quel comunicato che stigmatizza i lavoratori infedeli, anzi “mele marce”, per usare gli stessi termini dell’azienda, che avrebbero inquinato il buon nome dell’azienda.
Da maggio a ora, però, la città dello Stretto ha pagato il conto: le spese del residence, della macchina e degli stipendi, il prezzo della messa in strada dei vecchi carrozzoni da 200.000.000 di euro e la poca chiarezza. A Daniele Zuccarello restano le carte, i muri di gomma e quegli strani episodi: “L’altro giorno” ci racconta “ho trovato la saracinesca del garage alzata. Nulla è stato toccato.
Ho trovato solo un cacciavite adagiato sul suolo. Non ho le prove per dire e affermare che tutto ciò è legato alle ‘mie inchieste’, ma posso dire apertamenteche io ho portato avanti delle scelte coraggiose. E’ dovere dell’amministrazione Accorinti fare chiarezza”.
Claudia Benassai