Attimi di creatività

Messina viene spesso accusata di essere una città poco propositiva, una città che non offre alternative, ma è davvero questa la realtà? Molte iniziative sono state portate avanti, ad esempio, in difesa delle persone disabili assistite dal centro riabilitativo Don Orione, struttura di eccellenza che opera nella nostra città dal 2001, e a cui dal 28 Febbraio scorso è scaduta la convenzione che garantiva la collaborazione tra il Comune e l’Asp, Azienda Provinciale Sanitaria. Non è previsto nessun rinnovo, né alcuna garanzia è stata data ai 32 pazienti, abbandono e completo disinteresse da parte delle autorità locali hanno causato l’indignazione dell’opinione pubblica. In risposta a tali avvenimenti la città si è mossa: un’importante manifestazione è stata organizzata dalla Compagnia delle Arti Visive” nei locali messi a loro disposizione dalla Città del Ragazzo.
“La Compagnia delle arti visive” è nata in risposta a delle esigenze territoriali, esigenze che riguardano ogni campo artistico, dalla danza alla pittura, allo scopo di creare uno spazio in cui ognuno possa essere libero di esprimere la propria arte. Sono un gruppo di docenti dell’Istituto d’arte, tutti professionisti in possesso di specifiche competenze, la loro prima esperienza proviene proprio dalla scuola, ma trovando riduttivo uno spazio in cui dovevano sottostare a determinati orari hanno deciso di creare un’associazione.
L’ultimo progetto è iniziato giorno 17 Aprile e si è concluso sabato 24: una mostra, organizzata in collaborazione con l’Asp 5 e l’associazione di volontariato “Il filo di Arianna”, in cui sono stati esposti dei quadri realizzati da persone affette da malattie mentali. Ragazzi e adulti hanno partecipato alla composizione dei dipinti, durante il loro percorso creativo sono stati accompagnati da vari operatori, ma la figura maggiormente presente durante la composizione delle opere è stata il Professor Giuseppe Crupi, pittore responsabile della direzione artistica della Compagnia.
“La nostra prima esperienza con le persone disabili è stata fatta a scuola” racconta Giuseppe Crupi, “grazie ad essa ho imparato a confrontarmi con ragazzi affetti da malattie mentali. È stato un progetto fondamentale per la mia crescita, specialmente nel momento in cui, iniziando a lavorare per la mostra, ho dovuto rapportarmi anche a persone adulte. Non nascondo che il primo impatto non è stato affatto semplice: lavorare a stretto contatto con chi soffre realmente crea uno stato di vero e proprio squilibro”.
Quella che viene descritta dal direttore artistico della Compagnia è una realtà che quasi nessuno conosce, una realtà che si tende a nascondere ed evitare, infatti, ignorare problemi simili è molto più semplice che affrontarli, ignorare chi soffre è più facile che costruirsi una via d’accesso al loro cuore, ignorare che esistono tragedie di tale portata aiuta a mantenere un equilibrio emotivo che altrimenti potrebbe essere scosso.
“Comprendere ciò che dicevano era difficile, cercare di entrare nelle loro teste e capirli lo era ancora di più” continua Giuseppe Crupi, “avevo paura di non essere in grado di arrivare a loro”. Ma così non è stato. Non si è mai perso d’animo, e il risultato è stata una stupenda mostra. Ogni quadro è stato realizzato con la collaborazione di più persone, quasi nessuna opera è quindi individuale. “Lavoravano con tele poggiate su ampi tavoli e tutti, attorno ad essi, davano il loro contributo per la realizzazione di una grande opera. Un forte impeto creativo li dominava, a volte cercavo di intervenire per direzionarli verso la creazione di un quadro valido dal punto di vista espositivo, ma non sempre era facile. Il primo approccio con l’arte da non è stato semplice per nessuno di loro” spiega “avevano paura di non saper disegnare, di creare qualcosa di brutto. Con il tempo, invece, si sono resi conto che non c’era un obiettivo preciso da raggiungere”. L’importante era esprimere i propri sentimenti, i propri stati d’animo, tutto attraverso l’arte: essere liberi. “Abbiamo lavorato con qualsiasi tipo di strumento, dalle spatole da muratore alle mani stesse, tutto quello che capitava era utile per creare qualcosa di originale”.
Uno scambio di sguardi e il discorso intrapreso da Giuseppe Crupi viene proseguito da Brunella Macchiarella, coreografa e docente di storia dell’arte all’Istituto Ernesto Basile, anche lei operatrice professionista della Compagnia. “Loro hanno creato una dimensione espressiva autentica, e questo scaturisce da un’assenza di consapevolezza. Chi invece la possiede, ha un rapporto con il colore più frenato, quasi drammatico. Io ho provato a creare qualcosa, ad unirmi a loro durante questo cammino, ma ho avuto paura; per quanto bene conosca il colore e sappia parlarne, toccarlo e crearne qualcosa mi fa sprofondare in uno stato di angoscia. È energia allo stato puro e viene collegato saldamente alla psiche e all’istinto: loro sono riusciti a controllare questa onda di energia”. 
Ciò che è stato creato durante questo percorso è stato un vero e proprio momento di esistenza, un momento dedicato alla creatività: lo spazio del colore è diventato spazio dell’essere. In ognuna delle loro creazioni, per quanto astratte e fantasiose si scorgono tracce di realtà, ogni quadro, per quanto creato in uno stato di totale inconsapevolezza emana profumi reali. “Hanno costruito una dimensione così semplice in cui muoversi è sconvolgente per chiunque conosca i mostri dell’arte e si rapporti ad essi” afferma il prof. Giuseppe Crupi.
La mostra allestita dalla Compagnia è un orgoglio per ognuna delle persone che ha contribuito alla sua realizzazione: l’esposizione dei quadri, una video proiezione che unisce e fonde questi stessi lavori, e un brano danzato che esprime un momento di solitudine in seguito superato, sono i punti caratteristici dell’evento organizzato. Evento che non avrà termine con la mostra , ma che continuerà durante le manifestazioni future, in un susseguirsi di arte e attimi di esaltazione dell’essere.