“A 16 anni ho lasciato la scuola media e ho seguito mio padre in azienda. I libri potevano aspettare, sarei diventato il suo braccio destro . Sbancamenti, perforazione edilizia. Giacca, Cravatta e dopobarba. All’inizio era stato semplice: quel lavoro mi permetteva di essere uguale agli altri. Li avevo raggiunti. Adesso non mi mancava nulla. Due anni dopo avevo già il fuoristrada, la motocicletta, la macchina sportiva, la bella fidanzata”.
A parlare è Biagio Conte, nel libro che racconta la sua vita, La città dei poveri . La mia vita per gli ultimi. Un uomo che ad un certo punto ha incrociato la povertà negli occhi di un bambino.“Due occhi grassi di lacrime e fame”che lo hanno portato a cambiare direzione, rompendo quei legami con quel mondo che non gli apparteneva più. Un mondo fatto di cose, di valori effimeri e di materialità. Ha rinunciato così al suo futuro da imprenditore per seguire un principio divino. Le sue armi: la fede, la totale rinuncia ad ogni bene, e l’amore verso il prossimo. La conversione lo ha dunque portato a cercare delle risposte prima tra le montagne siciliane e poi ad Assisi davanti alla tomba di San Francesco dove la sua anima ha trovato risposta a tanti interrogativi. Palermo infine, la sua città, è diventata il luogo dove mettere in pratica i principi dettati dall’amore tra i diseredati, i reietti, i poveri. La sua missione si avvale di tre diverse comunità: Missione Speranza e Carità di via Archirafi, quella di Accoglienza Femminile in via Garibaldi e la Cittadella del Povero e della Speranza in via Decollati.
Negli ultimi giorni però sulla missione grava il peso delle tasse che certamente non sono un beneficio per chi si preoccupa di tendere una mano al bisognoso. Proprio su questo punto abbiamo chiesto chiarimenti al sindaco di Palermo Leoluca Orlando: “Io credo che tutti sanno e io ho il dovere di ricordarlo che Palermo è un quadro come un mosaico ed è fatto di tante tessere che sono di colore diverso. Qualcuna è anche sporca. Sono tessere che stanno insieme grazie ad una cornice.
La cornice di Palermo è stata nel passato quella dell’aristocrazia terriera poi è diventata quello dell’apparato burocratico- pubblico. Poi è stata quella della mafia.
Noi abbiamo rotto la cornice della mafia ricostruendo la cornice che è intorno al rispetto di ogni persona umana. E questa cornice consente a ogni singola tessera di non diventare una scheggia impazzita. Dentro questa cornice la missione di Biagio Conte è una tessera che noi dobbiamo evitare che diventi una scheggia impazzita e si perda da qualche parte. La prima volta che Biagio Conte ha avuto un tetto e un locale è stato quando ero sindaco di Palermo e gli ho concesso una vasta area con dei fabbricati firmando degli atti coraggiosi. Interesse pubblico in atti d’ufficio, per consentire a Biagio Conte di continuare la sua preziosa attività nei confronti degli ultimi e degli emarginati. Oggi sono tornato a fare il sindaco di Palermo, in una condizione nella quale la città per dieci anni, non ha avuto cornice. Non c’è stata amministrazione comunale e ogni scheggia è andata per conto proprio” Il primo cittadino dice senza mezzi termini che nessuno si è occupato di Biagio Conte tanto che è stato sottoposto a un’assurda imposizione fiscale, mentre la sua giunta intende procedere diversamente. Così Prosegue Orlando: “Il nostro proponimento è quello di valorizzare l’impegno straordinario di Biagio Conte e di altre realtà che operano nel territorio palermitano come la Caritas.
Stiamo realizzando un dormitorio pubblico e una mensa comunale perché siamo convinti che sia un segnale: non ci si affida solo alla preziosa attività privata ma si interviene con una propria presenza istituzionale” A questo proposito la giunta comunale provvederà a operare diligentemente per evitare che la pressione fiscale gravi pesantemente su chi opera nel sociale. Leoluca Orlando d’altro canto sa benissimo che il numero degli ultimi è drasticamente aumentato e che dietro i nuovi poveri si celano molte famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese. La realtà drammatica gli è stata confermata dallo stesso missionario laico.
Tutte quelle persone che qualche anno fa donavano in beneficienza beni di prima necessità alla sua missione oggi si recano lì per mangiare.