BRAVE anche a Patti

Il 17 marzo, l’ultima replica dello spettacolo di Paride Acacia ‘Volevo essere brava!’ al teatro di Patti (Me).

Volevano essere ‘brave’, e ci sono riuscite nuovamente! 8 attrici sul palco, per le quali è ormai avvenuta la completa fusione con i propri personaggi. 8 donne rubate al testo di Eve Ensler, ‘The perfect body – Il corpo giusto’, un’insieme di interviste a donne complesse e straordinariamente affascinanti, in perenne conflitto con un corpo da aggiustare, con una natura amica e nemica, da coccolare e combattere. Conflitti interiori, drammi adolescenziali, traumi familiari e ossessiva ricerca della perfezione. Acacia riesce a condensare in monologhi di qualche minuto l’eccezionale complessità di vite che rasentano la pazzia. In poco più di un’ora, lo spettatore non ha difesa contro la violenza e l’irruenza di dichiarazioni che lasciano l’amaro in bocca e tanti pensieri nella testa. Sul palco, un fiume in piena di emozioni. Un susseguirsi veloce e perfettamente coordinato di storie mirabilmente interpretate. Nessun filtro, nessuna timidezza. L’ambientazione della Spa-lager diviene un confessionale all’interno del quale le attrici immergono lo spettatore che non può che ascoltare. Impossibile distrarsi.

Un’Elvira Ghirlanda eccezionale. Interpretazione al limite della commozione per questa donna – Frankenstein divenuta col tempo ‘tela’ per un marito – chirurgo che ha fatto di lei la propria opera. Un corpo perfetto che racchiude un’anima dalla fragilità sconvolgente. Una Francesca Gambino padrona assoluta di un personaggio capace di coinvolgere e sconvolgere, tanto da far immedesimare chi abbia la fortuna di assistere. La giovane Rita Lauro ha dimostrato una crescita quasi tangibile della sua capacità interpretativa. Assolutamente spoglia da ogni pudore, il suo tono è deciso, forte e coinvolgente. La sua ‘lesbica tatuata’ sprizza fierezza e conflitto allo stesso tempo. Forza e desiderio di autodeterminazione. Anna Musicò è irriverente, spigliata. La sua donna in carriera ormai è dentro di lei, è lei. E’ il personaggio a parlare, a raccontare un dramma proprio di tutte le donne adulte, mature, ma non per questo forti e invincibili. Il suo apparente scudo fatto di tailleur e marchi alla moda sparisce per lasciar venir fuori il dramma di una donna che lotta contro il tempo che passa. La sua è un’ironia che fa sorridere, e che fa male. Giovanna Verdelli, Nina, sembra non seguire alcun copione. Le parole vengono fuori con decisione e durezza. Il suo è un racconto inquietante, un passato da dimenticare. L’apparente freddezza cela un fuoco di inquietudine e senso di colpa. Non si può fare a meno di sospirare. Milena Bartolone sconvolge. Con la fierezza della sessantenne Helen Gurley Brown, fondatrice di Cosmopolitan, la Bartolone prende a pugni lo spettatore con un’interpretazione dalla forza dirompente. Un’adolescenza da rifiutata, un rapporto con la madre che accompagnerà negativamente tutto il suo vissuto. Una donna straordinariamente forte e fiera, che con battute rabbiose espone tutta la propria fragilità. Laura Giannone sconvolge con la sua portoricana ossessionata da un corpo che non le permette di godere della propria sessualità. Una padronanza del palco che colpisce. Ciò che si osserva non è un’attrice, è il personaggio. Gabriella Cacia non si smentisce mai. Quasi per tutto lo spettacolo è in scena. Da voce narrante diventa protagonista, coprotagonista, personaggio e spettatore insieme. Anche quando rimane nell’ombra, la sua presenza permane. Riesce, anche con i silenzi, a mantenere vivo il filo conduttore del tutto. L’attrice sparisce, non è più Gabriella, è Eve a essere sul palco.

Non potevano scegliere aggettivo migliore. Volevano essere BRAVE. E lo sono state. Punto.