Nelle giornate fra il primo e il due aprile il campo Rom di San Ranieri , dopo vent’anni, ha cessato di esistere. Con un’operazione che è stata definita come una “svolta storica”, l’Amminmistrazione Comunale di Messina si è riappropriata di un’area pregiata del territorio cittadino assegnando alle famiglie che vi risiedevano una serie di alloggi provvisori nell’attesa di portare a compimento il progetto di autocostruzione di dimore definitive già finanziato con fondi europei.
Di fronte al dramma di Lampedusa o degli sgomberi dei Rom romani e milanesi, il percorso che ha condotto a quest’esito può apparire addirittura esemplare. Negli ultimi dodici mesi infatti il Comune di Messina non si è sottratto al confronto con le associazioni antirazziste e di volontariato che si sono impegnate per una soluzione civile e partecipata della questione. Questo dato, però, non dovrebbe farci chiudere gli occhi sulle contraddizioni che sono emerse e di cui le istituzioni locali sono prigioniere e sulle stesse debolezze del movimento antirazzista. Dialogare con questa giunta comunale è stata una scelta ineludibile. Il problema è che a dialogare davvero è stato solo l’Assessore Caroniti, il quale si è certamente esposto ma si è anche scontrato con l’inefficienza e l’indifferenza di tutto il resto dell’amministrazione. In dodici mesi, è bene ricordarlo, le conferenze dei servizi che avrebbero dovuto affrontare la questione Rom nella sua complessità sono andate quasi sempre deserte.
Il sindaco e l’assessore con delega al waterfront Isgrò, infatti, sono stati visti all’opera solo due volte: la sera del primo incontro formale delle associazioni con l’amministrazione comunale( un anno fa) e la nottata fatidica che ha preceduto le ruspe.
Il Comune di Messina aveva anche sostenuto, sulla carta, il percorso pensato dal Comitato di solidarietà con il popolo Rom per abbattere i pregiudizi di cui sono vittime le famiglie che risiedevano a San Ranieri mediante l’incontro e la reciproca conoscenza con gli altri messinesi. Peccato che il solo Caroniti, e gliene va dato atto, sia stato sempre presente e visibile. Né l’assessore Amata nè nessun altro dirigente dell’amministrazione ha sostenuto , coi fatti, le iniziative del percorso. Non dimentichiamo che persino i sacchi neri e gli attrezzi da lavoro utilizzati per pulire aiuole e giardini sono stati rimediati alla bell’e meglio o comprati con le sottoscrizioni delle associazioni antirazziste.
E’ perciò passato un anno dal primo annuncio di sgombero del Campo Rom. Per ottenere cosa? Cinque appartamenti riservati all’emergenza abitativa e una scuola fatiscente, delle cui condizioni pare non fossero stati informati neanche i due assessori che si sono assunti la paternità dell’operazione. Un po’ poco se ci guardiamo indietro. Persino tanto se ci guardiamo intorno. E’la vecchia storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Alcuni particolari di come si è svolta la vicenda lasciano però francamente insoddisfatti.
Bambini e anziani svegliati dalla luce cruda delle fotoelettriche e dal rumore dei gruppi elettrogeni, famiglie discriminate – o che comunque così si sono sentite- nell’assegnazione delle case. Per non farci mancare nulla anche il solito problema del razzismo dei poveri delle nostre periferie,che si è manifestato nell’ “accoglienza” molto rumorosa dei Rom a Bordonaro e nell’incendio della scuola di Catarratti, che ospiterà i nuclei familiari rimasti fuori dalle case. Ad onor del vero,per una volta, i nostri amministratori si sono comportati con dignità nell’affrontare l’inciviltà dei nostri concittadini. Il punto è che non siamo neanche a metà dell’opera.
Un bilancio finale del’operazione “Esodo dei Rom” non è perciò ancora possibile. Valutando le luci e le ombre di ciò che è stato fatto finora, restano aperti degli interrogativi non secondari.
Saranno rispettati modi e tempi dell’autocostruzione ? Si provvederà a fornire ai minori gli strumenti adeguati ( a partire dalo scuolabus) perchè non si perdano i frutti dell’integrazione scolastica fin qui praticata? Sarà sul serio risanata e restituita alla città l’area dove sorgeva il campo Rom?
Le risposte a queste domande spettano alla giunta Buzzanca. L’associazionismo antirazzista e i partiti della sinistra dovranno vigilare affinchè queste arrivino il prima possibile.
Tonino Cafeo
Giulia Zuccotti
Direzione Provinciale SEL