Capo Ali’, la strada che divide

Ormai da una settimana un inquieto fermento anima la vita sociale e politica del comune in cui vivo, Scaletta Zanclea, e di quelli limitrofi, ricadenti nella provincia jonica messinese. Un fermento determinato dai forti disagi che gli abitanti sono costretti ancora una volta ad affrontare a causa dei fenomeni di dissesto idrogeologico che periodicamente si abbattono sui territori, rendendo evidenti le criticità che li attanagliano.

 

La situazione a cui faccio riferimento è quella di Capo Alì, uno splendido tratto di costa che collega i comuni di Itala e Alì Terme, e della Strada Statale 114che lo attraversa. Come spesso accade in seguito a piogge intense, anche l’annunciata perturbazione di giorno 9 settembre ha provocato smottamenti di terreno e precipitazioni di massi che, seppur facilmente rimovibili, hanno richiesto la chiusura al transito di automobili e mezzi pubblici di trasporto dell’unica strada che collega tra loro i comuni e questi ultimi con la vicina città di Messina.

Per chi li subisce, tali provvedimenti non rappresentano certamente una novità. Da decenni il tratto di costa in questione è soggetto a fenomeni di dissesto, che si sono intensificati a partire dal 2007 in seguito alle due devastanti alluvioni (2007, 2009) che hanno segnato la recente storia dei nostri territori. E da troppo tempo i lavori di mitigazione del rischio realizzati seguono la logica dell’urgenza, dell’intervento tampone volto ad alleviare il disagio e mai a risolvere definitivamente il problema. La mancanza di una progettualità a lungo termine ha prodotto negli anni effetti estremamente negativi sul tessuto economico delle comunità interessate e ha ostacolato il già complesso processo di ritorno ad una “diversa normalità” avviato nell’immediato post alluvione del 2009. Esasperati dal reiterarsi di una situazione di rischio a tutti nota, che mette in pericolo l’incolumità delle persone e ne altera la quotidianità, un gruppo di cittadini si è fatto promotore dell’organizzazione di una manifestazione di protesta che si terrà domenica 20 settembre alle ore 10:30.

 

Molto si è detto, in questi giorni, sull’utilità dell’iniziativa e sulla possibilità che essa contribuisca ad esasperare, rendendoli conflittuali, i rapporti tra cittadini e istituzioni. Personalmente ritengo che altri siano gli obiettivi di quanti esprimono il loro malcontento: non una critica fine a se stessa, un’accusa indiscriminata a questo o quell’ente, questa o quella istituzione. Al contrario, fine ultimo della manifestazione, così come di tutte le azioni che sono state intraprese nei giorni precedenti, credo sia quello di sollevare pubblicamente una questione cogente ed essenziale per il benessere dei territori e dei cittadini e sollecitare così l’azione istituzionale, rivelatasi fino ad oggi inefficace. In piccola parte questo è già avvenuto: in seguito all’intensa attività di diffusione dell’evento realizzata dai cittadini attraverso i social network e ad un servizio giornalistico andato in onda su una rete regionale, si sono susseguite dichiarazioni di intenti e promesse di impegno da parte di amministratori locali e regionali. È, però, fondamentale ed improrogabile che le parole siano seguite da azioni concrete e che le istituzioni tutte, amministrazioni locali, assessorati ed Assemblea regionale ed enti coinvolti, pongano in essere i provvedimenti necessarie ad una risoluzione definitiva dei problemi che periodicamente si presentano a Capo Alì, così come nel vicino e non meno problematico Capo Scaletta. Ed è un dovere/diritto dei cittadini pretendere che ciò avvenga nel più breve tempo possibile e nel rispetto delle regole di trasparenza che dovrebbero caratterizzare l’operato della pubblica amministrazione.

 

Sono queste le ragioni di una manifestazione ed i motivi per cui è importante parteciparvi, nonostante le polemiche.

 

 

Irene Falconieri