Caro maresciallo Michele Campagnuolo, caro appuntato Pietro Lia e caro carabiniere Federico Tempini, in questa domenica penso a Voi, alle Vostre vite spezzate, alle Vostre Famiglie.
Vi immagino con la Vostra Divisa e posso solo pensare alla Vostra sofferenza nel vedere il killer che Vi ha ucciso tornare in libertà e tentare di uccidere un altro uomo, proprio ieri sera, a Milano.
Lei, Federico, aveva soltanto 19 anni e stava facendo un normale posto di blocco, in Divisa con il 42enne Michele e il 50enne Pietro. Avevate fermato Antonio Cianci, un killer spietato che a 15 anni aveva già ucciso un ragazzo, non avete fatto in tempo a chiedergli i documenti che Vi scaricò addosso un intero caricatore di 7.65 che teneva sotto la giacca. Uccisi tutti e tre, senza il tempo di reagire.
Uno che già aveva ucciso, sì.
In un altro Paese dopo 4 omicidi si finisce in galera e non si esce più. Buttano la chiave, dice qualcuno.
In Italia no, in Italia siamo “buoni”, permettiamo agli assistenti dei parlamentari di andare nelle carceri e portar fuori gli ordini dei boss, permettiamo che una Corte Europea ci dica che anche se hai ucciso 150 persone, fra cui bambini, magari anche sciogliendoli nell’acido, dopo trent’anni anche senza collaborare con la Giustizia devi uscire. Anzi prima, perchè hai i permessi premio. Sì, perchè le mafie italiane ce le equiparano a quelle svedesi, o a quelle norvegesi.
In Italia siamo buoni, così se il Vostro omicida, Antonio Cianci, ha già ucciso Voi ed un ragazzo, noi gli diamo il permesso premio. E, com’è accaduto ieri sera, può tranquillamente accoltellare un 79enne in un parcheggio dell’ospedale. Tanto è già lì, pronto per le cure.
Sì, in Italia siamo buoni, piangiamo quando morite, non Vi preoccupate. Si, quanto piangiamo. Poi però Vi dimentichiamo perchè tanto Voi siete morti, invece poverini quelli che Vi hanno ammazzato non possono stare in galera. Perchè diciamocelo, in fondo Voi ve la siete un pò cercate, perchè dovevate credere così tanto in questo Paese? Nella Divisa che indossavate?
Come direbbe il delinquente (assistente parlamentare) Nicosia siete come Falcone e Borsellino: “vittime di incidenti sul lavoro”. Ed allora penso ad Emanuela Piantadosi, presidente dell’Associazione “Vittime del dovere“, il cui padre è stato uccido come Voi da un killer in permesso premio.
Sì, non Vi meritiamo e Vi chiediamo scusa. Siamo diventati un Paese fesso, non più buono. Ed abbiamo perso la bussola di ciò che è il necessario, giusto ed ovvio diritto dei carcerati ad essere trattati da persone, con il pietismo di chi li vuole fuori. Così, liberi di uccidere nuovamente, dandoci la possibilità di piangere ancora un pò e permettendo un’altra sfilata agli ennesimi funerali di Stato.
Scusateci, avete ragione: il dolore non basta più.
Paolo Borrometi