Carlo Parisi e la liberta’ dal bisogno

 

 

Si è concluso oggi il ciclo di seminari organizzati dall’università di Messina, che hanno avuto come protagonisti i professionisti dell’informazione. Gli studenti, hanno incontrato Carlo Parisi, Segretario del Sindacato Giornalisti Calabresi, Segretario Aggiunto della Federazione Nazionale della Stampa e Consigliere di Amministrazione dell’INPGI, che ha tenuto un seminario sul delicato tema del passaggio del giornalismo dall’analogico al digitale. Il seminario è stato introdotto da professor Marco Centorrino e dal professor Francesco Pira, animatore del progetto. Il giornalista Carlo Parisi prima di addentrarsi sulla sfida del digitale ha parlato della necessità per una stampa che si voglia considerare libera di evitare le logiche dello sfruttamento e dell’asservimento: “Due sono gli elementi che non devono mancare. Un giornalista per essere libero deve essere sciolto dal bisogno. Se il politico di turno può comprare la professionalità con una cena, che libertà resta?L’altro elemento è la libertà dall’ignoranza. Chi accetta di lavorare gratis fa due errori. Lancia un messaggio sbagliato all’editore. Infatti, la gavetta si fa ottenendo una retribuzione. Se accettiamo di lavorare gratis offendiamo la nostra dignità umana e incentiviamo il lavoro nero. Nel campo editoriale chi manda il proprio giornalista a seguire la manifestazione antimafia non si comporta tanto diversamente da chi mette in piedi dei cantieri, non retribuendo gli operai”. L’altro elemento che si lega è quello della professionalità: “Se qualcuno decide di aprire un cantiere dovrà dotarsi degli operai, se vorrà aprire un negozio dovrà assumere dei commessi, ed è impensabile che queste persone lavorino senza un contratto di lavoro. Perché questo invece nei giornali può avvenire?”. Per quanto concerne il passaggio al digitale, secondo il dottor Parisi- che ha ricordato la teoria statunitense secondo cui la morte del cartaceo è stata fissata nel 2043- in Italia c’è una battuta d’arresto, sia perché ancora molti credono che il giornale cartaceo gode di più credibilità, sia perché manca una regolamentazione internazionale che ne regoli la diffusione. In questo contesto, in cui tutto diventa notizia è necessario recuperare il ruolo di chi fa informazione, “ L’unico modo per sopravvivere -ha detto in conclusione il segretario del sindacato giornalisti calabrese- è fare informazione di qualità. La tecnologia non riuscirà mai a battere questo valore. L’informazione poi dovrà usare un linguaggio chiaro e accessibile a tutti, facendosi capire come diceva il grande giornalista Enzo Biagi sia dall’intellettuale che dal fruttivendolo.

 

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