Caro Beppe, “siamo vivi”

Celebrazioni per il 25 aprile chiuse. Una giornata – quella di quest’anno – che consegna nei fatti agli italiani una memoria riconquistata, definita, fatta per la memoria e meno per le polemiche, ad eccezione di qualcuno.

La ricorrenza della “Liberazione” trova però ancora nuovi interpreti a forgiarne il significato e il valore, mettendo in secondo piano l’importanza delle date, nonostante la concordia predicata suggerirebbe il contrario. Fanno specie le manifestazioni di insofferenza registrate e l’incitazione a vedere anche nei festeggiamenti del 25 aprile il prolungamento di un sistema che va contro i cittadini. Posizione espressa dal solito post di Beppe Grillo che toglie quest’anno lo scettro della pregiudiziale alla ‘festa della liberazione’ a quanti continuano a nutrire ancora, il mito della ‘nazione tradita’, tradita da chi la Resistenza l’ha animata e conquistata dopo il 25 luglio del 1943.

L’imprudenza di Grillo, meno incline al cerimoniale, prova così a garantirsi ancora per molto il consenso di milioni di italiani delusi, dissuadendoli proprio dai simboli della Repubblica e sostituendosi a talune istanze provenienti dagli ambienti della destra che, ritagli di stampa alla mano, ogni anno trovano l’occasione di esprimere le proprie riserve per una festa sentita come di parte.

Napolitano: “La memoria è fondamentale”. La giornata del 25 aprile è stata aperta con il programma commemorativo consueto, dai “tricolore” bene in vista ed i gonfaloni dei comuni e delle associazioni militari e partigiane ad omaggiare insieme al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il “Milite ignoto”. Respiro profondo quello del Presidente, con il suo puntuale monito teso a rassicurare gli italiani. “Nei momenti cruciali per il Paese in tempo di crisi la memoria è fondamentale. Venendo in posti come questi, c’è sempre molto da imparare sul modo di affrontarli: serve coraggio, fermezza e senso dell’unità, che furono decisivi per vincere la battaglia della resistenza”, ha detto lasciando il Museo della Liberazione. Il discorso ai grandi elettori sembra avere un seguito anche nella giornata di oggi. Giorgio Napolitano invita a seguire lo spirito che animò la Resistenza per affrontare anche l’attuale passaggio storico. 

Parole necessarie che non nascondono l’apprensione in una giornata che è stata sempre caratterizzata per polemiche e contrapposizioni acuite nell’ultimo venti anni. Di fatto, con la riforma elettorale del 1993, per la prima volta in Italia, anche le forze tenute lontane dal cosiddetto “arco costituzionale” hanno assunto ruoli importanti di governo nell’alleanza di centrodestra con la conseguente influenza che gli eredi di Almirante hanno esercitato nei Governi guidati da Silvio Berlusconi, ad iniziare dal tentativo di riscrivere la storia. Ma se il discorso di Onna (2009) ha testimoniato il disgelo tra il blocco berlusconiano e quello rappresentato dalla sinistra italiana e dal filone democristiano antifascista, oggi resta Grillo a ritagliarsi la scena delle polemiche di questo 25 aprile.

25 aprile, quindi, tra custodi della memoria (centrosinistra), avversari di sempre (centrodestra) e ‘porta voce’ della protesta diffusa che oggi ha visto comunque cassintegrati, precari, giovani disoccupati e pensionati sfilare insieme ai partigiani con la richiesta dignitosa di maggiore sicurezza sociale, lavoro e dignità, senza venir meno al valore comune delle celebrazioni stesse.

E’ il solito post a firma Beppe Grillo, a solcare le polemiche del caso. ‘Rileggendo’ Francesco Guccini, indica i ‘colpevoli’ dell’inciucio e della ‘morte del 25 aprile’. “Oggi – dice riferendosi alla celebrazione ‘alternativa’ dei suoi eletti a 5 Stelle – evitiamo di parlarne, di celebrarlo, restiamo in silenzio con il rispetto dovuto ai defunti. Se i partigiani tornassero tra noi si metterebbero a piangere”. Ma in Piazza Venezia c’erano i grillini: zaino in spalla la capogruppo Roberta Lombardi con il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio  e il collega parlamentare Roberto Fico.

Alle dichiarazioni del leader Cinque Stelle risponde Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati. La Boldrini sembra molto presa dalla “Festa della Liberazione” tanto da inviare un proprio messaggio alla FIOM Cgil difficilmente ascrivibile a testi formali ma al contrario molto proteso alle esigenze assai avvertite dal sindacato dei metalmeccanici, categoria tra le più esposte alla crisi economica. “C’e’ chi ha detto stamane che questa e’ una festa morta, vengano qui, a Milano, gli scettici. Questa e’ una festa viva, piu’ viva che mai”. Così la Presidente della Camera, Laura Boldrini, risponde a Beppe Grillo, nel suo intervento dal palco in piazza Duomo a Milano per la tradizionale sfilata dell’ANPI che va da porta Venezia a piazza Duomo.

Da parte dell’ANPI era già avvenuta una presa di distanza da Grillo in aperta campagna elettorale, quando l’associazione rimproverava al comico genovese di non riconoscere il valore dell’antifascismo e negando la Costituzione. Ma la strage di Marzabotto, eccidi come Sant’Anna di Stazzema, le Fosse Ardeatine, meritano più rispetto. Compito di chi sceglie di fare politica con onestà sarebbe forse, provare a sottrarre alla propaganda politica il dramma consumato in quei luoghi come in qualsiasi altro luogo in cui è venuta meno la dignità della Persona e la sua stessa libertà.

Le date in fondo affidano un ruolo ai vincitori e ai vinti ci insegna la storia: gli uni a portare in dote alle nuove generazioni il dato storico e la passione di libertà offerta alla Patria per la liberazione e la democrazia; gli altri a rincorrere lo spettro di una pagina che difficilmente potrà mai trovare memoria comune se legati ancora ai propri idoli.

I festeggiamenti del 25 aprile sono una ricorrenza irrinunciabile perché segnano il passato, nutrono il presente e guardano al futuro di ogni uomo, perché in questa data – ci insegnano i protagonisti della Resistenza- c’è tutta la Costituzione italiana.

Giornata, poi,  di consultazione in questo 25 aprile targato 2013. Oggi, infatti, sono trascorsi due mesi dal voto delle politiche e proprio in queste ore il Premier incaricato, Enrico Letta, incontrando tutte le forze presenti in parlamento proverà a sanare le distanze non solo tra forze politiche ma soprattutto tra Palazzo e cittadini.

Cosa insegna il 25 aprile quindi?

“Io sono orgoglioso di essere cittadino italiano, ma mi sento anche cittadino del mondo, sicchè quando un uomo in un angolo della terra lotta per la sua libertà ed è perseguitato perché  vuole restare un uomo libero, io sono al suo fianco con tutta la mia solidarietà di cittadino del mondo”. Sono parole di Sandro Pertini, il Presidente “amato dagli italiani”,nel suo messaggio di fine anno agli italiani del 31 dicembre 1978. Pertini, come d’altronde molti Presidenti della Repubblica e capi del Governo, proviene dall’esperienza diretta della Resistenza. Nelle sue parole l’anelito che meglio caratterizza il valore celebrativo della “Liberazione”. Il riferimento ad una cittadinanza mondiale, l’essere come italiano prossimo alle situazioni di sofferenza e di oppressione di altri uomini, il professarsi “uomini liberi” perché una libertà la si è conquistata, è forse l’insegnamento più vero. Almeno per i più giovani, se a loro volta resi “liberi” dal bisogno, dallo stato di precarietà continua e dalla paura per il proprio domani e la tentazione di guardare al passato.

Grillo ne prenda nota la prossima volta. Le conquiste si perseguono sì con la mobilitazione, la partecipazione e l’impegno civile ma non sempre la Rete ed i suoi straordinari strumenti di azione collettiva riescono a tradurre in cambiamento (lo stallo istituzionale attuale è quello dell’ “arrendetevi tutti”). Grillo lo dica ai partigiani morti e scomodati per il fascino delle sue battute, lo dica a chi oggi vive con pochi mezzi di sussistenza che il dramma di oggi è figlio delle scelte sbagliate di quegli anni Settanta e Ottanta,in cui l’artista irriverente limitava le sue uscite agli spettacoli televisivi di un’Italia che si avviava già verso il terzo debito pubblico del pianeta, verso Tangentopoli, verso gli sprechi e le formule partitocratiche di cui oggi è nemico dichiarato. Lascia agli italiani almeno i simboli che li uniscono distinguendo i luoghi di potere dai luoghi in cui si plasma e forma la Comunità, senza limitare le giovani energie che grazie a lui sono entrate in Parlamento e che, grazie sempre a lui, rischiano di restare “congelate” (citazione di Enrico Letta, durante l’incontro con la delegazione Cinque Stelle in diretta streaming).