Il dibattito politico di questi giorni non può prescindere dall’affrontare i temi che hanno profondamente cambiato la situazione politica del Paese. Il ciclo di Berlusconi è al tramonto e il cambio di fase è stato deciso dagli italiani nelle elezioni amministrative dello scorso maggio e con il voto referendario del 12 e 13 giugno. C’erano già stati segnali importanti che non tutti avevano colto: le manifestazioni partecipate in difesa della Costituzione e della scuola pubblica; il movimento corale di “Se non ora quando” in difesa della dignità delle donne e contro la rappresentazione del loro corpo come qualcosa da comprare, del sesso come merce in vendita per ricchi viziosi e non come manifestazione di affettività e gioia di vita di ciascuno; i giovani precari e la loro disperazione di generazioni cui è stata preclusa la piena cittadinanza sociale assicurata dal lavoro, a cui viene negato il diritto ad avere un futuro di autonomia di reddito, a potersi costruire una vita secondo le proprie aspirazioni, secondo i propri sogni.
Poi, dicevamo, il voto alle ultime amministrative, ma ancor di più il raggiungimento del quorum ai Referendum del 12 e 13 giugno. Con quel voto gli italiani – oltre aver detto di no alla privatizzazione dell’acqua, alle centrali nucleari, al legittimo impedimento per premier e ministri – hanno bocciato a larga maggioranza le privatizzazioni che riducono i diritti di cittadini e lavoratori, hanno chiesto sviluppo sostenibile e mostrato grande attenzione ai temi ambientali, hanno rivendicato eguaglianza nei diritti e nelle opportunità,condannando i privilegi dei potenti. I movimenti, le manifestazioni, gli orientamenti elettorali e referendari degli italiani come le proteste dei giovani francesi, inglesi e spagnoli, dei popoli egiziano, tunisino, libico e potremmo continuare, nascono dallo stesso anelito, dalla medesima domanda: più libertà/democrazia e più lavoro.
Più libertà/democrazia intese come libertà personali e civili nei paesi senza democrazia; ovunque più democrazia per poter avere luoghi e occasioni dove esprimere le proprie opinioni e dove queste possono avere un peso, dove ci siano più opportunità per tutti, perché contino le persone normali e non le oligarchie della politica, delle burocrazie o quelle economiche. Più lavoro e più dignità del lavoro, per sistemi economici fatti di produzione vera e non di speculazioni finanziarie, dove il lavoro non sia una merce e sia salvaguardata la dignità delle persone, perché la competizione non avvenga sul costo del lavoro ma sulla capacità di innovare e inventare, dove il consumo non sia l’unica misura economica di un benessere che non riguarda l’intera collettività. Perché precarietà, l’assenza di lavoro o la sua mortificazione, la riduzione dei diritti e delle tutele non hanno prodotto più occupazione e più benessere, al contrario l’assenza di occupazioni stabili, la riduzione dei salari hanno gravemente compresso i consumi interni e quindi la produzione, aumentando le diseguaglianze e innescando una spirale nella quale il Paese rischia di implodere.
Il PD, un partito che ha nelle proprie ragioni costitutive la rappresentanza del mondo del lavoro, deve recepire appieno queste istanze e dare risposte precise e inequivocabili su beni comuni, libertà, democrazia e giustizia sociale, ma soprattutto sul lavoro perché sulla assenza di lavoro e sulla sua precarizzazione, sulla riduzione di diritti e tutele, sulla riduzione, quindi, della prospettiva di potersi costruire una vita dignitosa, è nata e cresciuta la ribellione che ha fatto mutare il vento. Gli italiani, soprattutto i giovani, chiedono un programma chiaro con scelte nette, capaci di mettere al centro gli interessi, le aspirazioni, i sogni di chi vive del proprio lavoro. Senza chiarezza si rischia di non saper interpretare questo vento e di non rappresentare, per il mondo del lavoro, una vera alternativa. A Roma come a Messina.
Di: Lillo Oceano
Alleghiamo in seguito la lettera-risposta pervenutaci dalla segreteria del sindacato ORSA:
LETTERA APERTA AL SEGRETARIO GENERALE CGIL –LILLO OCEANO-
Caro Segretario, apprendiamo dalla stampa il tuo appello alla mobilitazione per rivendicare un sistema di trasporti che rientri nei canoni della civiltà, condividiamo integralmente la tua denuncia e l’esigenza di un’azione forte dei lavoratori del settore che, una volta per tutte, devono essere guidati verso il salto di qualità attraverso una rinnovata coscienza dei diritti e la consapevolezza della forza dell’unità nella lotta. UNITA’ è il concetto risolutivo che i lavoratori devono far proprio se vogliono tornare ad essere protagonisti nella contrattazione e per mantenere alto il livello del conflitto contro coloro che hanno innescato una crisi planetaria e oggi cercano la soluzione solo e sempre nelle tasche dei salariati. UNITA’ deve trasformarsi in dogma fondante della nuova era di lotta sindacale, UNITA’ deve essere la priorità che supera ogni diversità e ogni differenza di colore politico e/o maglia sindacale per concentrare ogni sforzo nel tentativo di riequilibrare le forze in un sistema che vede i lavoratori isolati in piccoli sodalizi impegnati ad opporre timide resistenze con lotte di retroguardia, UNITA’ è quella risorsa preziosa che noi sindacati non siamo riusciti a trasferire ai lavoratori, tutt’altro! Spesso si è verificato che noi, fautori dell’UNITA’, abbiamo fatto prevalere altri interessi ponendoci come controparte uno dell’atro nel becero tentativo di accaparrare paternità e consensi che nelle tasche dei lavoratori non hanno portato nulla e mai nulla porteranno. Anche noi dell’OrSA spesso ci siamo trovati da soli a denunciare e lottare in piazza sperando invano che qualche “simile” ci venisse incontro e Dio solo sa quante volte abbiamo dovuto difenderci dal fuoco amico durante le lotte frontali affrontate solo con la forza della disperazione della parte più avanzata dai lavoratori. Questi sono gli errori del passato che pesano come macigni sulle cocenti sconfitte ma devono servire per organizzare un futuro diverso fatto di dignità e coscienza dei diritti che ormai sono ridotti al lumicino. Il tuo invito all’UNITA’ può rappresentare una svolta per la città e l’OrSA non si tira indietro, NOI CI SIAMO! E’ il Momento di mettere in soffitta tutte le diversità che fino ad ora hanno tenuto distanti noi e i lavoratori che rappresentiamo, se ci uniamo noi si uniranno anche i lavoratori e le controparti datoriali e istituzionali dovranno confrontarsi con un fronte UNITO difficilmente contrastabile, nessuno ha mai vinto contro il popolo quando il popolo decide di compattarsi! Se è vero che il sistema dei trasporti si pone a indice di civiltà delle comunità allora a Messina c’è tanto da fare per tornare ad essere civili, pertanto, la lotta dei ferrovieri può divenire il collante necessario per mobilitazioni di alto livello, cominciamo dalle navi dello Stretto e dai binari arrugginiti per assenza di treni! Riappropriamoci della dignità meridionale da contrapporre al dilagante egoismo leghista, i lavoratori scalpitano e noi, sindacato TUTTO, abbiamo il dovere di guidarli, i proclami devono lasciare il posto all’azione concreta, il tempo gioca contro di noi, bisogna REAGIRE SUBITO! Domani potrebbe essere tardi. L’OrSA C’E’ e spera che questa volta ci siano TUTTI, solo gli assenti avranno torto.
Condividiamo la presa di posizione critica del segretario della CGIL riguardante il piano industriale delle FFSS che in pratica taglia
definitivamente l’area dello Stretto dal pubblico trasporto penalizzando il Sud e la Sicilia intera.
Siamo stati nel corso degli anni facili profeti, criticando apertamente anche in pubblici incontri il Ministro Matteoli e l’a.d. di FFSS
Moretti.
Non sono stati sufficienti le assicurazioni del Sindaco e dei Parlamentari messinesi del centro destra che tentavano di tranquillizzare
i cittadini messinesi e siciliani con roboanti assicurazioni.
Siamo convinti che è necessario mobilitarsi nel modo piu’ ampio e piu’ forte possibile e siamo quindi accanto alla CGIL e a tutte le
altre Associazioni che vorranno accogliere questo pressante appello ad una mobilitazione di massa.
Ansaldo Patti Rosario – Lega Autonomie Locali
Interdonato Piero – Comitato Pendolari dello Stretto
Caia Domenico – Dimensione Trasporti