Il tema della tutela dei soggetti deboli, in particolare donne e minori, da forme di violenza fisica, sessuale, economica o psicologica, sia all’interno del contesto familiare che al di fuori, è stato da tempo attenzionato dalle istituzioni nazionali ed internazionali. Adesso si apre la strada verso l’integrazione con le realtà locali che operano in qualità di sentinelle del territorio. Così il CeDAV – Centro donne antiviolenza e la Prefettura di Messina si sono fatti promotori di un patto interistituzionale per la prevenzione, la sensibilizzazione ed il contrasto della violenza di genere nella città di Messina. Non è il primo tentativo in riva allo Stretto, dagli anni Novanta ad oggi, e si spera non faccia la stessa fine dei precedenti. I rappresentanti delle istituzioni riunitisi la scorsa settimana nella Sala Ovale del Comune di Messina si erano detti fiduciosi, ma si alzano già nuvole tempestose all’orizzonte.
La violenza di genere, si legge nella premessa del protocollo, «è un fenomeno che appartiene più alla normalità che alla patologia e riguarda uomini e donne di tutti gli strati sociali, esiste in tutti i paesi, attraversa tutte le culture, le classi, le etnie, i livelli di istruzione, di reddito e tutte le fasce di età». Una realtà complessa, che i diversi enti promotori sfiorano o affrontano quotidianamente nelle loro specifiche realtà e competenze: dagli sportelli di ascolto ai consultori familiari, dai corridoi dei tribunali alle corsie dei pronto soccorso. E se ciascun soggetto si impegna a collaborare con gli altri enti, formando specifici operatori e migliorando la qualità dei servizi offerti alle vittime di violenza, nonché fornendo dati sul fenomeno relativi al territorio cittadino, l’impegno di Palazzo Zanca è delineato in modo più netto.
Tra le competenze dei firmatari è scritto nero su bianco che il Comune si impegna a garantire al CeDAV Onlus una sede adeguatamente attrezzata ed a promuovere l’inserimento di progetti di contrasto alla violenza nei Piani Sociali di Zona, così come sancito dal protocollo nazionale siglato tra Anci e la rete di Centri antiviolenza Di.Re. Per il primo punto, l’assessore alle politiche sociali Nino Mantineo ha subito proposto alcuni locali immediatamente disponibili del plesso di Villa Lina, sede della V Circoscrizione, che risultano tuttavia inidonei a garantire i requisiti previsti dalla legge regionale 3 del 2012. Tuttavia la programmazione per il triennio 2013-2016 del Piano Sociale di Zona, già trasmessa all’Assessorato regionale alla famiglia per l’approvazione definitiva, non prevede alcun progetto di contrasto alla violenza, tra i dieci finanziati per un valore complessivo di circa 2,6 milioni di euro.
«Sono davvero amareggiata – confessa caldamente Carmen Currò, presidente del CeDAV Messina -. Il Comune di Messina ha disatteso non solo il protocollo locale, ma anche quello nazionale tra ANCI e Centri Di.Re, a cui noi aderiamo. Già sette mesi fa abbiamo consegnato all’assessore Mantineo il testo, chiedendo che fossero introdotte nei Piani di Zona concrete politiche locali di contrasto alla violenza ed un progetto per Case di accoglienza per donne maltrattate. Cercheremo di fare chiarezza».
Nelle migliori intenzioni dei partner del progetto, le quattordici pagine del protocollo d’intesa non volevano essere solo parole al vento, ma impegni concreti, anche rispetto alla maggiore nota dolente, cioè il reperimento delle risorse economiche necessarie. Certo che disattendere gli impegni prima ancora di aver sottoscritto il documento (la presentazione del Piano di Zona è avvenuta nella mattinata di martedì, mentre l’incontro interistituzionale nel pomeriggio ndr), non sembra un buon modo di cominciare.
All’atto della firma, soltanto due erano gli uomini presenti: Nino Mantineo, assessore alle politiche sociali del comune di Messina – nuovo referente, anche se ancora ufficiosamente, della delega alle Pari Opportunità – e Franco Celona, presidente dell’Ordine degli Avvocati. Donne che parlano ad altre donne, di donne e non solo, a discapito del pregiudizio sul tema della violenza di genere. E ben presto, con un sottile tono di amarezza, c’è chi non manca di sottolineare il carattere marcatamente rosa dell’incontro. Soprattutto quando le quote azzurre si sono dovute assentare per precedenti impegni istituzionali.
«Gli enti pubblici sono guidati prevalentemente da uomini – sottolinea nel proprio intervento Maria Antonella Cocchiara, delegata dell’Università di Messina -, ma a questo tavolo siamo ormai solo donne. Ecco, questo è lo stereotipo che dobbiamo colpire. La violenza non riguarda solo le donne, ma tutti i soggetti deboli. Anche l’uomo può essere vittima, oltre che carnefice. Non sottovalutiamolo».