Domenica prenderà il via la quinta stagione teatrale di Scenanuda, di cui abbiamo parlato di recente nel nostro giornale, che si terrà a Patti e a Barcellona Pozzo di Gotto.
A dirigerla artisticamente, per la sezione prosa ci sarà Michelangelo Maria Zanghì e per la sezione musica Chiara Pollicita. Abbiamo deciso di intervistare proprio la giovane musicista, rivelatasi uno dei talenti della nostra terra. Nonostante sia giovanissima, ha già un’ottima esperienza nel suo settore, raggiunta con sacrificio e anni di intenso studio. Si è diplomata nel 2010 con la M° Maria Grazia Caffarelli presso il Conservatorio Nino Rota di Monopoli. Nel 2013 ha conseguito con il massimo dei voti il Diploma Accademico di 2° livello a indirizzo interpretativo-compositivo presso il Conservatorio Niccolò Paganini di Genova. Durante questo periodo è stata una delle migliori allieve del M° Bruno Bertone. Ha partecipato a masterclass di maestri dal prestigio internazionale, a seminari e corsi sulla didattica, propedeutica ed educazione musicale, con particolare attenzione ai metodi pedagogici rivolti alla chitarra. Tra il 1999 e il 2010 si è esibita, come solista ed in varie formazioni, in Sicilia, Polonia, Slovenia e Ungheria. Ha vinto anche il premio nazionale “P. Mandanici” di Barcellona Pozzo di Gotto. Con l’orchestra etnoclassica Tersicore ha all’attivo un cd, “Mare”, pubblicato a dicembre del 2009. Nello stesso periodo ha collaborato con il centro sperimentale di didattica e divulgazione Progetto Suono di Messina. Attualmente si esibisce come solista, formando il duo Percorda con Francesco Giulio Russo (percussionista della Banda Nazionale Vigili del Fuoco), con la violinista Elisa Baglieri nel duo Cordemòre, con l’attore Michelangelo Maria Zanghì nel duo Ledemiùs. E’ membro dell’ensemble di chitarre Corde d’Autunno (progetto YEGS – Milano) e della Compagnia Teatrale Santina Porcino come responsabile delle musiche di scena. Il suo interesse per il repertorio contemporaneo la spinge a collaborare con vari compositori. Momentaneamente è docente di esecuzione e interpretazione presso il liceo musicale di Terme Vigliatore.
Chiara, sei ormai una musicista professionista. Ci racconti come è iniziato il tuo amore per la musica?
Non so se l’amore per la musica sia qualcosa che abbia un inizio o se in realtà ci si nasca… Ho avuto le mie prime esperienze musicali davvero piccolissima, all’età di tre anni, quasi quattro. Frequentavo l’asilo del Conservatorio di Santa Rosa a Patti, gestito dalle suore, e tutte le mattine loro suonavano il pianoforte per i bambini. Questo pianoforte era in classe, a portata di mano… così, mentre gli altri bambini uscivano a giocare, mi piaceva restare un po’ da sola a sperimentare cosa succedeva “schiacciando” i tasti bianchi e neri. Una delle suore deve essersene accorta e così mia madre iniziò a portarmi lì anche il pomeriggio; conservo un ricordo dolcissimo di quelle prime lezioni di pianoforte. Nello stesso periodo mio padre dipingeva spesso nel salotto di casa, su dei grandi pannelli appoggiati sul tavolo… mentre io “dipingevo” sui miei album seduta a terra sotto il tavolo. Così ascoltavo tutta la musica che ascoltava lui: prevalentemente Beatles, ma anche Pink Floyd, Elton John, Franco Battiato, e Beethoven, Bach, Ravel, Debussy, Chopin. A casa le suggestioni erano molte anche perché le mie nonne suonavano entrambe, mio zio era un musicista professionista (violinista e compositore), e quindi ho sempre avuto a disposizione molti strumenti, dischi e spartiti di vario genere. All’età di 12 anni ho deciso di cambiare strumento dopo un breve periodo di rigetto (non volevo vedere uno spartito neanche in sogno!), e così sono passata dal pianoforte alla chitarra. Probabilmente gli strumenti che si suonano si scelgono come le persone da frequentare e la chitarra si è rivelata più simile a me. Ma la musica è al di sopra dello “strumento” che, come dice la parola stessa, è “solo” un mezzo che ci permette di lasciarla fluire.
Quali sono i luoghi in cui hai studiato?
Nel senso di quali città? Ho iniziato a Patti ed ho proseguito li fino ai 15 anni, poi Messina, Milazzo, Merì, sempre privatamente e da privatista ho fatto esami nei Conservatori di Reggio Calabria, Caltanissetta, Trapani e infine Monopoli, dove ho conseguito il vecchio Diploma decennale. Poi ho frequentato il biennio specialistico ad indirizzo interpretativo-compositivo presso il Conservatorio Niccolò Paganini di Genova, concludendo questo periodo con la discussione della tesi/concerto “After John Dowland. La Chitarra nel Novecento Inglese” (incentrata sul brano Noctunal after John Dowland for Guitar op.70 di Benjamin Britten) e quindi con il Diploma Accademico di II livello. Parallelamente ho sempre frequentato festival della chitarra, corsi e masterclass in giro per l’Italia (Siracusa, Città della Pieve, Parma, Latina, ecc) garantendomi un importante ampliamento formativo. Nel senso di quali luoghi… ovunque! Casa (ogni stanza, anche il bagno), hotel, scuola, bar, liceo occupato, spiaggia, prato, parco, gradini del duomo, stazioni, fermate del bus e del tram, attracco dell’aliscafo e svariati mezzi di trasporto tra cui treno, tram, metro, traghetto, nave, aereo e macchina. Un musicista studia sempre, anche nel più piccolo ritaglio di tempo, cercando la concentrazione ovunque.
Hai partecipato a masterclass di maestri dal prestigio internazionale. Quali e in che modo ti hanno arricchita?
Nel corso degli ultimi 15 anni ho avuto modo di incontrare Maestri straordinari, provenienti da diversi paesi e di diverse generazioni, tra cui Giampaolo Bandini, David Russel, Marco Socias, Marcello Rivelli, Tomaso Lama, Alberto Ponce, Maurizio Norrito, Thomas Kirchhoff, Dale Kavanagh, Gabriel Bianco, Stefano Viola, Paolo Pegoraro, Tonino Battista, Zoltan Katona, Zoran Dukic, Giulio Tampalini, Roland Dyens, Silfredo Perez, Pavel Steidl, Frank Bungarten, Philippe Villa, Luigi Attademo, Costas Cotsiolis, Sergio e Odair Assad, Alex Muzurakis, Maximo Diego Pujol, Raphaella Smits, Manuel Barrueco, Leo Brouwer, Adriano Del Sal. Ho cercato di far tesoro di ogni parola che hanno detto durante le lezioni, metaforicamente e materialmente, raccogliendo diversi quaderni di appunti. Dire esattamente in cosa mi abbiano arricchita è complicato… sicuramente mi hanno fornito una più ampia visione dell’esperienza artistica e mi hanno aiutata a cercare, in me e in ciò che mi circonda, i mezzi per viverla pienamente e riempirla di significato.
Cosa consiglieresti a tutti coloro che amano la musica e vogliono avvicinarsi a questo mondo?
Di ascoltare cosa hanno nel cuore, con onestà e semplicità, senza paura. Di non pensare “Sono troppo grande” o “troppo piccolo”, “Non riesco a organizzarmi con il lavoro” o “con la scuola”, “Non sarò mai bravo come vorrei”, “Gli amici mi prenderanno in giro”, “non sono portato”, o cose di questo tipo. Una delle cose che amo di più della musica è che non ci consente di mentire, è pura verità e ci mette a nudo davanti agli altri, ma prima davanti a noi stessi. Se veramente studiamo e suoniamo con amore, allora studieremo e suoneremo bene, e la musica non potrà far altro che renderci migliori, aiutandoci a comprenderci, a superare i nostri limiti e anche ad accettarci così come siamo.
Come è iniziata l’avventura con Scenanuda?
Scenanuda nasce da una tenace necessità di bellezza, dal desiderio inarrestabile di restituire alla città di Patti uno spazio (Il teatro Beniamino Joppolo) fondamentale per la sua crescita artistica, umana e culturale, di vedere fiorire qualcosa di fresco e di pulito dove era stato creato il deserto. Questo ha comportato non pochi sacrifici a tutto lo staff dell’associazione Filokalòn (che cura l’organizzazione della rassegna) ma, a distanza di cinque anni, possiamo dirci orgogliosi dei risultati ottenuti. Dal punto di vista estetico, io e Michelangelo Maria Zanghì abbiamo pensato di porre l’accento sull’atto performativo puro, privo di eccessi, per riportare lo spettatore all’emozione della sua più intima e vera essenza. Quindi abbiamo abolito le grandi scenografie, i costumi sfarzosi, le formazioni titaniche, i nomi altisonanti, favorendo i talenti nostrani e dimostrando che anche in tempi di crisi la cultura e l’arte di qualità sono non solo sostenibilissime, ma necessarie. Tutto ciò è stato possibile fin dalla prima edizione grazie alla dedizione di tutto lo staff, alla lungimiranza e alla solidarietà degli artisti che salgono sul palco raccogliendo la nostra scommessa, alla generosità degli sponsor e all’affetto e all’interesse del pubblico. Nel caso di Barcellona si aggiunge anche la squisita ospitalità delle suore.
Qual è il criterio che hai adoperato per scegliere gli spettacoli che proporrai al pubblico in questa quinta edizione?
Oltre alla linea estetica essenziale e scarna – da sempre marchio di fabbrica di Scenanuda – le proposte musicali di quest’anno sono accomunate dalla fusione di tradizione e innovazione, dalla contaminazione di linguaggi e stili, dalla forte impronta personale degli interpreti (tutti siciliani).
Quattro spettacoli musicali certamente di spessore. Se dovessi dare una motivazione per ciascuno per invitare il pubblico ad ascoltarli, cosa diresti?
Direi per tutti la stessa cosa, perché sono tutti originali, freschi, divertenti ed emozionanti e perché tutti hanno delle belle sorprese da offrire.