Colori e bugie, occhio a l’etichetta

Confezioni colorate, foto accattivanti che mostrano prodotti prelibati ed irresistibili, capaci di farci venire l’acquolina in bocca, slogan ingannevoli che spesso lanciano al cervello messaggi subliminali o, che ci fanno pensare che consumando quel determinato prodotto diventeremo più belli, più snelli più sani… Queste sono solo alcune delle strategie che l’industria alimentare utilizza per indurci all’acquisto. In realtà però, non è in una bella foto o in uno slogan pubblicitario che si concretizza la qualità di un preparato confezionato, per sapere -nei limiti di quanto c’è concesso- la vera verità infatti, è necessario andare al di la di tutto ciò e vedere cosa c’è dietro: l’etichetta. Già perché se è vero che noi siamo quello che mangiamo, risulta altrettanto vero che quello che mangiamo è scritto nell’etichetta.
Secondo la legge, l’etichetta alimentare è “l’insieme delle menzioni, delle indicazioni e dei marchi di fabbrica o di commercio, delle immagini o dei simboli che si riferiscono ad un prodotto alimentare e che figurano direttamente sull’imballaggio o sulla confezione o su una etichetta appostavi o sui documenti di trasporto. Io scopo principale di questa, è quello di informare il consumatore sulle reali caratteristiche del prodotto in questione al fine di orientarne al meglio la scelta commerciale. Ciò ovviamente prevede una totale chiarezza e il divieto verso qualunque tipo di illusione qualitativa e nutrizionale.
Inoltre, perché un’etichetta possa essere chiamata tale, deve possedere talune caratteristiche imprescindibili e dunque:

-Chiarezza
-Leggibilità e facilità di lettura
-Indelebilità.

Secondo questi criteri, il produttore è tenuto a menzionare con esattezza, in particolar modo le seguenti specifiche:

-Marca
-Denominazione
-Peso sgocciolato (privo delle porzioni  non edibili come, ad esempio, il liquido di    governo presente nei lessati in scatola)
-Quantità netta (priva di tara).

Anche la struttura è importante, nel complesso, l’etichetta alimentare completa di un prodotto preconfezionato deve obbligatoriamente riportare:

-Denominazione di vendita
-Elenco degli ingredienti
-Data di scadenza
-Nome, ragione sociale o marchio depositato, e la sede del fabbricante o del confezionatore
-Sede dello stabilimento
-Quantità netta o quantità nominale di produzione o confezionamento
-Titolo alcolometrico volumico effettivo per le bevande aventi un contenuto alcolico superiore al 1,2%
-Lotto di appartenenza
-Modalità di conservazione ed eventualmente utilizzo
-Quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti oppure se ne è presente uno caratterizzante.

Non ultimo, sui prodotti confezionati devono essere riportati obbligatoriamente anche:

-Paese di origine e luogo di provenienza
-ogni ingrediente o coadiuvante tecnologico ancora presente nel prodotto (come nei preincartati) capace di scatenare allergie o intolleranze
-La dichiarazione nutrizionale, ed il valore energetico;
-La quantità di determinati nutrienti che rientrano nella composizione, i lipidi, i grassi saturi, nonché una dicitura specifica per zucchero e sale.

Potremmo dunque sostenere che senza dubbi l’etichetta alimentare è una vera e propria alleata del consumatore. Questa appunto, ci può aiutare a orientare meglio le nostre scelte di acquisto in quella grande giungla che è il mercato alimentare, portandoci a scegliere un prodotto rispetto che un altro. Ma affinché ciò sia possibile è necessario impare a leggerla.

Chi ha deciso di intraprendere un cammino verso una maggiore consapevolezza nutrizionale conosce bene quante e quali insidie possano nascondersi dietro gli alimenti confezionati e di produzione industriale, il più delle volte troppo ricchi di zuccheri, grassi, sale e conservanti, o ancora peggio, di sostanze che stimolando alcune aree del cervello (e di conseguenza la secrezione di determinati ormoni) inducono ad una vera e propria dipendenza verso quel determinato prodotto, tanto da spingere taluni governi a muovere la proposta di tassare i cibi ritenuti maggiormente dannosi per la salute al fine di inibirne l’acquisto. Ciò parte dal principio concreto che alimentazione scorretta e malattie del benessere sono intimamente correlate, la prevenzione è sicuramente l’arma migliore che abbiamo per difenderci dalle stesse, e questa a sua volta, non può non passare attraverso la correzione delle nostre abitudini alimentari e, la drastica eliminazione di alcuni ingredienti di uso casalingo ed industriale.
Chiaramente per riuscire in questo intento, è necessario imparare a leggere, e soprattutto ad interpretare correttamente le etichette affisse sui vari alimenti che ogni giorno troviamo esposti in bellavista sugli scaffali del super, poiché spesso, dietro scritte come light o senza zucchero, si nascondono insidie celate dalle diciture stesse. A tal proposito, qui di seguito riportiamo alcuni consigli che vi aiuteranno ad interpretare meglio ciò che è scritto sulle confezioni.

-Primo tra tutti: le etichette ricche di indicazioni alimentari sono sinonimo di qualità. Generalmente infatti, un buon prodotto viene maggiormente valorizzato, attraverso appunto lo “sbandieramento” delle proprietà nutrizionali che lo stesso possiede, e la precisazione rispetto la natura e l’origine degli ingredienti nello stesso presenti.
Ad esempio la dicitura “olio extra vergine di oliva di prima spremitura ” anziché “olio di oliva” valorizza il prodotto, perché specifica una caratteristica ben precisa che chiaramente se non possiede non può sponsorizzare, per cui, è assodato che se non vi è scritto -di prima spremitura- non è certo perché qualcuno ha dimenticato di farlo, ne tantomeno perché la scritta risultava troppo grande per la confezione. Di contro, il produttore, per legge è obbligato a rispettare la veridicità delle informazioni riportate in etichetta, per cui il termine “extravergine di prima spremitura” non può che essere vero. Altre informazione riportate sulle confezioni che incentivano il buon giudizio sul prodotto e l’ottima qualità dello stesso sono la descrizione del metodo di produzione, certificazioni di qualità, ricetta e numero verde dell’assistenza clienti.

-Secondo: gli ingredienti sono indicati per ordine decrescente di quantità. Anche l’ordine con cui appaiono scritti gli ingredienti è regolato dalla legge che impone di scrivere gli stessi in virtù della percentuale presente nell’alimento in questione, per cui il primo riportato nella lista sarà più abbondante del secondo, che a sua volta sarà più abbondante del terzo e cosi via. Questo dettaglio tra l’altro, ci aiuta anche a comparare le diverse alternative che il mercato ci offre, e dunque, in due prodotti simili ma di marca diversa, controllando l’ordine dei componenti possiamo farci un’idea su quale dei due sia qualitativamente migliore. Se per esempio nell’etichetta alimentare di due marche di merendine l’ordine di olio extra vergine di oliva e margarina è invertito è meglio scegliere quel prodotto in cui l’olio extra vergine di oliva compare per primo.
A tal proposito, è bene sottolineare che alcune etichette “civetta” possono trarre in inganno. Se ad esempio nella preparazione di un determinato prodotto vengono utilizzati due tipi diversi di grassi (margarina e olio), questi potranno comparire in etichetta come due ingredienti distinti. In realtà però appartenendo entrambi alla stessa categoria, nel loro insieme potrebbero raggiungere un quantitativo lipidico superiore (ad es. 25 + 25 = 50%) a quello impiegato per la produzione di un secondo prodotto in cui invece il termine margarina pur comparendo primo tra gli ingredienti (es. 40%), non essendo associato ad altri grassi, conferirà al prodotto un tenore lipidico inferiore.

-Terzo: controllare il peso netto o sgocciolato dell’alimento. Spesso infatti veniamo tratti in inganno dalle dimensioni delle confezioni. Prendiamo in esempio due tipi di fagioli surgelati le cui scatole hanno le stesse dimensioni. La prima costa 1 euro ed è spessa 3 cm (500 grammi), mentre la seconda costa 0,90 € ed è spessa 2 cm (280 grammi). Se andremo a scegliere i fagioli in base alla dimensione della confezione saremo portati ad acquistare il secondo prodotto, ignari del rapporto quantità prezzo dei due alimenti.

-Quattro: mai fidarsi troppo dell’immagine riportata 

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