Come e’ strano incontrar gente a Milano

I miei occhi non possono che fermarsi e sorridere quando incontro i colori del mondo. Quando incontro tutto ciò che in una metro affollata fa abbassare lo sguardo o ammonire con disappunto o fastidio. Ho imparato che se ci liberiamo delle convenzioni al di là del muro si può scorgere un’essenza che ci appartiene se pur soffocata dalla “normalità”.

Che mondo meraviglioso Mario! Tu che con quella parrucca blu e il campanaccio legato alla vita mi hai parlato di fate e castelli… Un mondo dove vince il bene, dove la principessa sposa il gigante e le streghe si dissolvono con un tocco di spada. Mentre le fate danzano e cantano, intoccabili e immuni al dolore.

Posso scorrere veloce tra il via vai che tra la superficie e i sotterranei ci porta ovunque qui a Milano, ma non posso non fermarmi davanti a chi con la sua diversità cerca attenzione o semplicemente di distinguersi; o semplicemente non è in corsa verso l’utopia.

Ho imparato che SE APRI LE BRACCIA AL MONDO QUESTO SI FA RICONOSCERE IN UN NUOVO SENSO E CHE NULLA FA Più PAURA DEI NOSTRI PREGIUDIZI.

Milioni di storie ci incontrano e scontrano, ma la nostra indifferenza, la paura della conoscenza, le voci risonanti di chi ci insegna ad aver paura, ci coprono di un manto che fa da campana e ci fa stare al mondo senza esserlo, che ci fa diventare ciechi spettatori.

Ho sfiorato le mani degli intoccabili, ho avuto paura e mandato via chi più tardi mi ha insegnato che nulla è ciò che appare e che non dobbiamo avere paura della sofferenza e del dolore soprattutto se lo riconosciamo negli occhi di uno sconosciuto.

Ho sentito risuonare canti razziali, ammonire, additare, giudicare, tutti in corsa verso qualcosa che se poi ci guardi bene dentro è niente in confronto a tutto ciò che i paraocchi che indossiamo in corsa ci nascondono.

Ho visto centinaia di persone scendere in strada, cantare, ballare e sorridere camminando incontro alla ricerca di un diritto. Centinaia di bandiere con i colori dell’arcobaleno che guardano all’amore senza colore, né convenzione.

Milioni di storie hanno fatto da padrone alle mie giornate, milioni di persone mi hanno insegnato che nulla vale più di un sorriso o di qualcuno che trovi il tempo di fermarsi e ascoltarti. Che a volte è più facile raccontare e raccontarsi agli occhi di uno sconosciuto, senza il peso del giudizio, che farlo con chi ormai è diventato troppo sordo per poterci comprendere.

Credo di aver vissuto Milano a tutte le ore del giorno e della notte… vivendola anche su un pullman che alle 01.30 mi ha portata fino a casa. Quel pullman dove ho rincontrato quel folle che avvicinandomi al tavolo di un bar avevo frettolosamente mandato via dandogli dei soldi.

Quel folle, circa 45 anni, che rappando per tutto il tragitto ci ha raccontato la sua storia, tra un sorriso e un po’ di malinconia. Quel folle che è riuscito a far avvicinare un gruppo di ragazzi appena maggiorenni e farli rappare con lui. Quei ragazzi hanno saputo vedere oltre l’apparenza avvicinandosi e sedendogli tutti attorno. Lo hanno ascoltato, e un po’ per gioco lo hanno accompagnato nel suo racconto.  Strano sentir dire a uno straniero di colore che ama Vasco Rossi. “Eppure sono ancora qua…eh già”. Ma ancora più strano, mentre i ragazzi raggiungevano la loro fermata, è stato sentigli sussurrare: “Avrei voluto parlare con voi ancora un po’”.

Ho incontrato Metromen, un giovane e bel ragazzo, che tra una fermata e l’altra della metro ci ha deliziato con i suoi balletti sexy. E mentre la Milano in viaggio ostentava indifferenza davanti ai propri cellulari o tablet, mentre io mi sentivo quasi in imbarazzo a non riuscire a trattenere le risate, ci raccomandava di aggiungerlo su facebook.

E poi Arturo, distinto, colto che dopo aver perso tutto a causa di investimenti sbagliati sta in strada a chiedere l’elemosina insieme al suo cagnolino di razza ben curato. Vive nel ricordo di ciò che aveva, incapace di razionalizzare che tutto è cambiato. Assente quando racconta della sua impresa, della sua casa. Di tutto il bene fatto e dell’ingratitudine ricevuta quando ha avuto più bisogno. Silente se lo si esorta a guardarsi intorno e riconoscersi oggi un uomo diverso. In bocca al lupo Arturo!

Anna, bella, giovane, 25 anni, forse un tempo è stata anche forte. Un destino che gli ha tolto gli affetti troppo presto. Una vita a “farsi da sola”. Una storia sbagliata e smettere di voler essere forte ad ogni costo. Anna è sfinita. È lì a terra, anche lei con il suo cane bellissimo che sembra volerla proteggere da ogni passante che la scruta. Lavorava in un bar, ha sempre lavorato. Una storia sbagliata, una nuova casa, la perdita del lavoro, non riuscire a pagare più l’affitto. Come molti giovani della nostra età, Anna non riesce a trovare lavoro e oggi è lì a terra. Senza porte a cui bussare, lei che si è sempre fatta da sola, lei che ha sempre lavorato. Lei che è più forte di tutti quelli che gli donano qualcosa. Lei che è più forte di tutti quelli che gli stanno facendo la carità. Oggi è a terra. Neanche la metà di tutti gli occhi che la guardano sarebbero riusciti a star in piedi da soli, tanto quanto lo è stata lei.

E poi… e poi…

Lui a metà strada tra i figli dei fiori ed Elvis Presley, io musica in cuffia, lo supero e lo sento canticchiare la stessa canzone che stavo ascoltando… mi giro, mi tolgo le cuffie. Mi sorride. Mi raggiunge e mi dice: mi hai guardato in un modo che non so definire. Gli porgo le mie cuffie e lui aggiunge: “La vita è uno strano miscuglio di casualità ed incroci. Buon caffè!

Che meraviglia guardare alla vita con occhi e colori diversi.

Siediti e ascolta. Fermati di fronte ad una nuova storia, un nuovo dolore o una grande felicità. Fermati mentre chi davanti a te ha deciso di raccontarsi, portarti dentro i suoi mille ragionamenti, la profonda lotta tra cuore e testa, o semplicemente dentro la storia della sua vita! Siamo puzzle complicatissimi! Ognuno di noi ha sempre un mondo da regalare e uno da comprendere. Poi riprendi il tuo viaggio.

“Se io avessi un mondo come piace a me, là, tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa”. Alice nel Paese delle Meraviglie