Con Palco Oscenico il palco trema davvero

Sold out per lo spettacolo che nel fine settimana del 25 e 26 novembre ha fatto letteralmente tremare il Teatro dei tre mestieri di Messina. L’associazione culturale Efremrock, con la band PALCOOSCENICO e la regia di Paride Acacia, ha regalato a un pubblico in delirio, uno spettacolo di teatro canzone dai risvolti psichedelici e lisergici.

Filo conduttore, un viaggio in auto che si tramuta in viaggio virtuale attraverso i poeti americani della beat generation, la rivoluzione culturale che ha smosso il mondo da una parte all’altra dell’Oceano, le allucinazioni e i sogni di una generazione che sembra non chiudersi mai.

Tramite i ricordi delle tre protagoniste, Gabriella Cacia, Giovanna Verdelli ed Elvira Ghirlanda, si rivive il viaggio in auto lungo la Salerno-Reggio Calabria, verso l’epico concerto dei Pink Floyd a Venezia del 1989. Un’Odissea che, oltre alle tre ragazze, ha un’altra dirompente protagonista: la musica. Una musica che irrompe virtualmente e prepotentemente dal mangianastri di un’utilitaria, eseguita dal vivo dalla band Palco/Oscenico (Paride Acacia – voce e chitarra, Massimo Pino – basso e voce, Davide La Fauci – voce e percussioni, Dario Mangano – chitarra elettrica, Simona Vita – tastiera e Massimiliano Parisi – batteria e percussioni). Dagli Eagles a Ginseberg, dai Beatles ai Rolling Stones, passando per Steve Wonder e su fino a Crowley.

I racconti si mescolano alla musica. Sono letteralmente un insieme di pensieri e note, riflessioni e abbandoni psichedelici. Prese di posizione e amare constatazioni. La magnifica tela del sogno americano squartata per lasciare spazio alle illusioni e alle tragiche realtà del consumismo. Considerazioni sul satanismo e sulla sua affascinante quanto pericolosa realtà. Ma soprattutto, ammissioni su quanto la musica sia stata, e sarà, compagna di vita, alleata, amica. Colei che ti accompagna durante la tua prima volta. Quella che ti sprona a crescere, a prendere le tue decisioni, a voler, perché no, cambiare il mondo con uno zaino in spalla.

Uno spettacolo che si presenta come una perfetta e armonica combinazione di intimità e pubblica condivisione. Il risultato, un pubblico che a stento rimaneva incollato alle poltrone. E non perché voleva andare via.

Un coinvolgimento tale da desiderare un autoreverse infinito.

GS Trischitta