“Con quei capelli non puoi entrare!”. E’ questo ciò che si è sentita dire A. – la chiameremo così, ndr – all’ingresso di un famoso lido della riviera messinese lo scorso 23 luglio.
La questione in merito al ‘decoro’ (concedeteci le virgolette) e all’abbigliamento da tenere per partecipare alle serate organizzate nei locali estivi non è argomento principale di questo articolo. Le varie riflessioni su quanto sia discutibile pretendere di imporre un determinato tipo di stile per poter essere tra gli ‘eletti’ (ritornano le virgolette) cui è concesso accedere a un lido sulla spiaggia, le lasciamo in sospeso. La questione, nel caso di A., è decisamente più complessa. A. è una ragazza come tante che vorrebbe passare il sabato sera con gli amici. Vorrebbe godersi la sua giovane età sorseggiando un cocktail senza essere soggetto delle poco felici osservazioni altrui. Osservazioni che spesso divengono giudizi. E il passaggio dal giudizio alla condanna, per A., è davvero molto breve. A. è lesbica. Porta i capelli rasati perché le piacciono. Ha un abbigliamento mascolino perché così si sente a suo agio. Come lei, anche G., D., F. Tutti si sono sentiti dire che non potevano prendere parte alla serata. Non potevano divertirsi. Non potevano varcare la soglia. Quella cordicella apparentemente senza significato, che determina chi è nella norma, e chi quella norma, almeno per una sera, non vorrebbe nemmeno considerarla.
Le dinamiche sono complesse e semplici al tempo stesso. Per questioni tecniche, il gruppo impegnato nell’organizzazione delle serate dedicate a un’utenza omosessuale ha dovuto cambiare improvvisamente location per l’evento previsto sabato scorso. Si è così attuata una sorta di gemellaggio tra organizzazioni diverse all’interno del medesimo locale. Il problema si è verificato nel momento in cui, dopo aver ‘concesso’ (ritornano) l’ingresso a un centinaio di utenti recatisi sul luogo appositamente per partecipare alla serata organizzata, i selector all’ingresso hanno letteralmente chiuso l’accesso a chiunque non tenesse un abbigliamento ‘consono’ agli standard. Parlare di abbigliamento ‘consono’ durante una serata dedicata all’utenza gay risulta decisamente fuori luogo. Non si vuole cadere in osservazioni banali trite e ritrite. Se si pensa però che questa tipologia di eventi, dedicati a un’utenza gay e, sottolineiamo, non solo gay, si basa proprio sul concetto della libertà di espressione, stona fortemente il concetto stesso di ‘decoro’. Qui non si parla di questo. Non si parla di abbigliamento, tagli di capelli. Si parla di spensieratezza e consapevolezza che, almeno per una volta a settimana, si ha la possibilità di esprimere a pieno la propria personalità, senza pensare di poter infastidire nessuno e, soprattutto, senza il timore di essere condannati. Questo è però ciò che è successo. Dopo alcuni commenti poco felici e momenti di tensione, o meglio, frustrazione, il gruppo organizzativo ha ben pensato di spostare la serata, drag queen al seguito, in un altro lido, con immaginabili conseguenze non solo logistiche, ma anche economiche.
“E’ necessaria maggiore chiarezza sulle dinamiche verificatesi lo scorso sabato” chiarisce Rosario Duca, presidente dell’Arcigay Messina, che continua “è interesse dell’Arcigay comprendere se si siano verificati episodi di palese discriminazione, anche se alla luce di quanto accaduto è purtroppo tristemente ovvio che si tratti di questo”.
La risposta da parte del locale protagonista della vicenda si è concretizzata nella richiesta di un incontro con l’associazione Arcigay e il gruppo organizzativo. La riunione è prevista per domani sera. Da parte dell’Arcigay l’atteggiamento è assolutamente predisposto al confronto e al chiarimento.
Ciò che ci si augura, è che si possa arrivare a una realtà in cui, parlare ancora di omosessualità, lesione dei diritti, discriminazione e pregiudizio, sia fuori luogo e, finalmente, inutile. Una realtà in cui un ragazzo gay di 18 anni, per il quale la spensieratezza non è così ovvia, possa avere la possibilità di trascorrere qualche ora in cui la parola ‘diversità’ non sia non solo pronunciata, ma neanche pensata. A prescindere dal suo taglio di capelli.
GS Trischitta