Maggio è il mese che nel calendario delle scuole, non solo siciliane,richiama la didattica formale a quella di vita. Da oltre venti anni il 23 maggio è l’appuntamento che gli istituti scolastici di tutta Italia si danno con l’esperienza della “Nave della Legalità”. Data simbolo nella lotta alla mafia che nasce già nei luoghi formativi ed educativi per contrastare ogni atteggiamento mafioso. Dal 2002 la Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, in occasione del decennale dalla Strage di Capaci, organizza iniziative per coinvolgere le scuolesu percorsi di legalità. Le scuole selezionate con un concorso nazionale partecipano al viaggio delle “Navi” alla volta del porto di Palermo per una cerimonia di alto valore commemorativo.
Da Corleone i vincitori della sessione dedicata ai video del Concorso della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone di Palermo rivolto agli istituti scolastici. Si tratta della scuola media Giuseppe Vasi di Corleone (Pa). L’istituto è tra quelli che in Sicilia hanno vinto il concorso “Geografia e Legalità: sconfiggere le mafie nelle mie regioni”, promosso dalla Fondazione dedicata alla figura del giudice ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992.
L’appuntamento con le scolaresche quest’anno avrà come luogo proprio la cittadina di Corleone quando il 23 maggio, la cittadina ospiterà migliaia di studenti (600 solo quelli provenienti dalle navi della legalità, ai quali se ne aggiungeranno più di duemila, tra studenti del posto e della provincia di Palermo) e il paese sarà la terza piazza della legalità, dopo quelle di Palermo in piazza Magione e nel parco intitolato a Ninni Cassarà.
Proprio gli studenti corleonesi guardano con grande significato al premio riconosciuto e alla possibilità di contribuire per cancellare la triste di un fenomeno mafioso che in passato trovava le proprie radici nel proprio territorio. “Dispiace sentire ancora associato il nome di Corleone all’aggettivo mafioso – dicono – ma questo è un paese libero, adesso, non siamo né vittime né sottomessi alla criminalità organizzata”.
Ai loro coetanei che verranno qui da ogni regione d’Italia, gli studenti della scuola Giuseppe Vasi vogliono far conoscere una Corleone diversa da quella celebre per aver dato i natali al boss Salvatore Riina o famosa nell’ambito cinematografico anche per film come “Il padrino”, sugli schermi mondiali, “L’ultimo dei corleonesi” o “Il Capo dei Capi”. “Qui sono nati anche Bernardino Verro e Placido Rizzotto – dicono in coro i ragazzi – e l’anno scorso abbiamo partecipato ai suoi funerali”. Un lavoro di sensibilizzazione costante, portato avanti dalla preside dell’istituto, Giuseppina Sorce, e dalle docenti Rosalia Romano, Lucia Briganti e Maria Lucia Oliveri.
“Lo facciamo da anni, con entusiasmo – spiega la preside – non è facile raccontare a chi nel 1992 non era ancora nato chi erano Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, ma ad aiutarci sono i familiari delle vittime che incontrano gli studenti, i filmati originali offerti dalla fondazione Falcone e testi come ‘Per questo mi chiamo Giovanni’ (di Luigi Garlando e Claudio Stassi, Rizzoli editore, ndr) che utilizzano un linguaggio semplice e diretto. E la curiosità dei ragazzi è incoraggiante”.
Per il concorso ‘geografia e legalita” bandito dalla fondazione e dal Miur, gli studenti hanno girato un filmato in cui mostrano le testimonianze antimafia presenti sul territorio in cui ritraggono i simboli del riscatto della propria cittadina, oggi parte integrante del sentire cittadino, dalla via intitolata a Bernardino Verro, storico sindaco e fondatore dei Fasci siciliani, all’immobile confiscato alla famiglia Riina e ora sede di una caserma della Guardia di Finanza; dalla piazza intitolata a Falcone e Borsellino alla statua a Placido Rizzotto.
L’entusiasmo degli studenti della Vasi di Corleone significa molto per una terra che negli ultimi decenni è diventata ritratto infausto per mano di Cosa Nostra. Bernardo Provenzano, lo stesso Totò Riina, Michele Navarra, Luciano Liggio, Calogero e Leoluca Bagarella, così come Vito Ciancimino, sono stati concittadini che hanno legato questo ‘feudo’ alle vicende tristi del regno mafioso palermitano in cui la barbarie, ove il “Clan dei Corleonesi” seppe distinguersi nella faida avversa ai boss Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti per il controllo della Cupola. Ciò che oggi segna il vissuto di questi ragazzi è l’aver contribuito a scrivere una pagina nuova nella lotta pacifica contro l’illegalità, perché rispetto della dignità, onestà, istruzione e coraggio di denunciare ciò che non va, sono ingredienti fondamentali – affermano gli stessi studenti – della “ricetta” per debellare la mafia, qui come altrove.