Omicidio Bruzzese: ne parla Daniele Ventura

Minacce al palermitano Daniele Ventura ” la mafia si vendica subito “

“La mafia ti conosce e si vendica subito”.

Questo l’avvertimento per Daniele Ventura giovane palermitano che nel 2010 denunciò i suoi strozzini. Indaga la polizia.

Un avvertimento di stampo mafioso quello ricevuto da Daniele Ventura tramite il social network Facebook. Che il mittente sia un  mafioso o un mitomane sarà la polizia a stabilirlo, ma nel frattempo  il giovane palermitano torna a denunciare l’accaduto.  

Nel 2010 Daniele apre un locale nel quartiere Borgo Vecchio di Palermo, il New Paradise. Ai tempi solo 26enne, sceglie di investire nella propria città  senza però fare i conti con chi di quella città si sente padrone, Cosa Nostra. Puntuali arrivano le  pressioni, le richieste e le minacce dai mafiosi di Borgo Vecchio, e puntuali seguono le denunce di Daniele. Quei mafiosi strozzini vengono arrestati nell’operazione Hybris che in totale manda in galera 39 persone.

Daniele è costretto a chiudere l’attività ma negli anni continua la sua battaglia per l’antimafia. Dopo il libro “Cosa nostra non è cosa mia” in cui racconta la sua storia, la sua voce continua a risuonare nelle piazze reali e virtuali.  Ieri, proprio a seguito di una intervista rilasciata a Fanpage, arriva una nuova minaccia: “La mafia ti conosce e si vendica subito”.  Abbiamo pensato fosse doveroso raccontare ancora una volta cosa è accaduto.

Daniele, può raccontarci cosa è successo nello specifico? Come è arrivata la minaccia?

Questa persona mi ha contattato e mi ha chiesto se sono ancora a Palermo. Il contatto è avvenuto tramite il profilo Facebook fortunatamente, perché se avesse avuto il mio numero mi sarei preoccupato ancor di più. E’ seguito l’avviso “conosco tutti i mafiosi e il Mandamento di Portanuova. Ormai ti conoscono tutti. Stai attento“.  Io ho subito sentito i Carabinieri che mi hanno consigliato di sporgere denuncia per tutelare la mia persona e vedere di chi si stratta, se è un profilo vero o falso. Ho quindi sporto denuncia alla polizia postale per risalire prima all’identità della persona e capire in seguito come procedere.

La considera attendibile?

Io spero che non sia una minaccia, ma che sia solo un mitomane. In questo clima non posso stare sereno ma cerco di esserlo soprattutto per la  mia famiglia.

Ci sono stati altri “avvertimenti”?

Qualche problema lo abbiamo avuto con ‘imprenditore  per il quale lavoro,  Gianluca Maria Calì, anche lui  ha sfidato il racket  e adesso ha avuto la possibilità di aprire una concessionaria in bene sequestrato, una rivendita d’auto nella zona di Bonagia, in viale Regione. Lì qualcosa di strano è successo, come uno scambio di bare davanti al cancello, molto insolito visto che avvengono nei depositi,  o un gregge di pecore che entra nella concessionaria, gente che passa e ti insulta. Questo accade giornalmente. 

Fortunatamente  abbiamo la tutela dei carabinieri che si fanno vedere spesso e andiamo avanti.

La domanda può sembrare banale ma è necessaria, non ha paura?

La paura c’è ed è umana ma bisogna andare sempre al di là e fare sempre la cosa giusta. Il coraggio è un’altra cosa e viene anche dalla solidarietà di tanta gente e dalla speranza che qualcosa in questa terra possa cambiare. 

E’ questo che la spinge a denunciare ogni volta? La speranza di un cambiamento?

Io ci spero. Spero nel mio piccolissimo di contribuire anche a questo, smuovendo qualche coscienza.

Ha mai pensato di lasciare Palermo?

No. Me lo hanno consigliato più persone ma il mio pensiero rimane lo stesso: perché devo andare via io da Palermo? Cosa ho fatto di male io?  Decidere di creare il mio posto di lavoro? Non ho sbagliato io. Io spero sempre nell’aiuto dello Stato per avere le giuste tutele

Lo Stato è presente nel suo caso o è stato lasciato solo?

Io ho contattato un po’ tutti dal locale al nazionale. Dal presidente della Regione aspetto da sei mesi un incontro per il quale mi è stata chiesta comunicazione ufficiale. Una comunicazione che io ho inviato ma non ha mai ottenuto risposta. Il sindaco di Palermo mi ha incontrato prima delle elezioni dopo un anno che lo cercavo, mi ha detto che mi avrebbe aiutato e poi è scomparso completamente.

Dunque al momento non ha ottenuto risposte da nessuno?

Solo dalla parte “gialla” del governo. Solo il M5S ha mostrato solidarietà e mi ha chiesto consigli su come poter migliorare le leggi per la lotta alla mafia. Io ho contattato tutte le forze politiche senza guardare al colore ma dalle altre parti non ho mai ricevuto risposte.

Lei ha persino dovuto fare i conti con un risarcimento concesso ma poi revocato a causa di una documentazione giudicata incompleta?

Si. Magicamente  dopo il servizio di “Striscia La Notizia” i documenti  andavano bene e mi hanno sbloccato 18 mila euro. Una cifra che non copre debiti di 150 mila euro che persistono. Ai tempi mi avevano  mandato persino una cartella esattoriale con interessi annessi che io consideravo un pizzo sul pizzo, oltre ad avermi revocato i soldi come vittima di racket. Fortunatamente la questione si è risolta.

Considerato che i debiti vengono da una chiusura dovuta al suo essere vittima di racket e alle sue successive denunce,  non c’è possibilità alcuna che quei debiti vengano in qualche mdo cancellati?

Purtroppo no. Il più grosso debito è nei confronti di Invitalia ed è di 98mila euro circa. Per recuperare parte di questi soldi, devo affrontare un confronto civile contro i mafiosi per richiedere parte del mancato guadagno dovuto alla chiusura del locale. Devo aspettare diversi anni nella speranza di recuperarci qualcosa. Questo è l’unico modo ma è difficile.

Nel frattempo in questi anni non ha trovato le porte aperte quando cercava un lavoro.

No. Assolutamente no. Ho sempre fatto dei lavori saltuari. Dove ho potuto mi sono arrampicato.

A Pesaro è stato ucciso il fratello del pentito di ‘ndrangheta Bruzzese. Colpito nonostante fosse sotto tutela.  Come si sente ogni volta che esce una notizia del genere e come crede che possa influenzare il futuro della lotta alle mafie nella mente di chi vorrebbe denunciare?

E’ sicuramente un bruttissimo segnale. Se lo Stato non riesce a proteggere, al punto che la persona in questione viene freddata è sicuramente qualcosa che lascia turbati.  Chi dovrebbe denunciare, ascoltando notizie del genere, ci penserà più volte. Non è un bel segnale. 

La sua lotta inevitabilmente coinvolge la sua famiglia. Loro come la vivono?

C’è sempre un po’ di apprensione. Si cerca di fare una vita normale ed è giusto così. Loro hanno la preoccupazione che possa succedere qualcosa in primis a me e poi a loro. E io lo stesso.

Nell’ intervista a Fanpage ha dichiarato che suo figlio da grande vuole combattere i cattivi.

Si. Ha visto un servizio e mi ha detto proprio questo. Si  parlava di abusi in una casa di cura e lui ha detto questa cosa di sua spontanea volontà. Mi è sembrato giusto lasciargli questo ricordo di quello che lui stesso ha detto. Chiaramente non sa la situazione perché ha solo 4 anni ma riesce a capire da che parte stare, qual è a parte giusta.

L’unico modo forse è proprio quello di partire dai bambini per cambiare le cose.

Quello è il fondamento. Potremmo sicuramente salvarci da questo schifo. In queste zone non è semplice portare certe idee, come si vede nelle scuole, ma più ci saranno bambini educati in questo modo più questo seme si diffonderà.

Deve comunque essere una lotta dalla base al vertice.

Si. finché la politica cederà per dei voti e per dei favori sarà realmente difficile combattere questo cancro. C’è stato un episodio che mi è rimasto dentro. Io non guardo il colore politico però prima delle regionali il Clan di Siracusa  ha detto di Cancelleri “non votatelo perché inavvicinabile”. Questo al di là del colore politico è quello che deve accadere, la mafia che parla dei politici in quanto inavvicinabili.  Purtroppo invece sono casi sporadici ed è un grande dispiacere per chi deve metterci la faccia ogni giorno.

Lei continuerà a metterci la faccia ?

Finché posso assolutamente sì. Non ritengo giusto che dobbiamo essere noi a nasconderci. E poi meno se ne parla più cresce il timore.  Più persone denunciano, invece, più cresce il coraggio di denunciare.

Metterci la faccia è necessario