Cuffaro, un detenuto piu’ uguale degli altri

Dal carcere di Rebibbia dove è detenuto dal 2011 Salvatore Cuffaro, l’ex Governatore della Sicilia, ha gentilmente risposto alle nostre domande e l’ha fatto senza reticenze e remore. Dal famoso diniego dato al permesso carcerario per andare a vedere l’anziana madre, che tanto scalpore fece, all’ultima stoccata data a Rosario Crocetta, l’attuale Presidente della Regione Siciliana: “non mi va di partecipare alla Disfida di Barletta-…perché il Presidente Crocetta non è Ettore Fieramosca”. E pur avendo dichiarato che non farà più politica, non nega un pensiero al suo vecchio partito dell’UDC e un endorsement ai partiti tradizionali, gli unici ancora in grado di essere “l’unico vero argine alla deriva populista e al qualunquismo”.

L’immagine che c’era rimasta impressa nella mente di lui era quella di un uomo che offre una guantiera di cannoli siciliani freschi alla gente che l’applaude e il viso sereno e disteso di chi ha visto la giustizia trionfare. Era il lontano 2008 e il Presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro era stato appena assolto dall’accusa infamante di aver aiutato la mafia. Nel Gennaio del 2011 quel sorriso si spegne e la sentenza definitiva lo condannerà a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio.

Di anni ne sono passati quasi cinque e Salvatore Cuffaro il 16 Dicembre sarà liberato anticipatamente per buona condotta. E’ cambiato l’ex governatore della Sicilia e il carcere ha preteso il suo dazio, dimagrito e provato da anni di detenzione per un’accusa, essere connivente con la mafia, che ha sempre considerato ingiusta e che lo stesso Procuratore della Cassazione nella sua requisitoria prima del verdetto di condanna ha in qualche modo avvalorato quando aveva chiesto ai giudici di far cadere l’aggravante del favoreggiamento alla mafia.

Bisogna riconoscere che Salvatore Cuffaro è stato uno dei pochi, se non l’unico, dei politici italiani che ha fatto veramente il carcere, e l’ha fatto con lo status di detenuto mafioso. Una posizione questa che per il nostro sistema penitenziario comporta delle regole e prescrizioni che rendono la detenzione molto spesso contraria al senso di umanità.  E la vicenda del Permesso negato per andare a vedere l’anziana madre rientra sicuramente in quelle regole e prescrizioni contrarie al senso di umanità. E’ lo stesso ex Governatore della Sicilia che ci racconta come è andata.

Avevo chiesto un permesso di 24 ore per andare a trovare mamma che ha 92 anni  e sta molto male, il Giudice di Sorveglianza me lo ha negato motivando che la visita sarebbe stata vana perché stante le condizioni di salute di mia madre non ci sarebbe stata “corresponsione di relazione atta a non pregiudicare un soddisfacente momento di condivisione. Accetto e rispetto anche questa decisione, così come ho sempre fatto con tutte le sentenze dei giudici che mi riguardano, lo ritengo un preciso dovere.

Ritengo però la motivazione addotta a supporto del diniego non rispondente al senso di umanità e certamente lesiva del rispetto dei Diritti umani e non in linea con i principi enunciati nell’art.27 della nostra Costituzione. Non riesco a capire come si possa ritenere immotivata l’esigenza di un detenuto di poter abbracciare, forse per l’ultima volta, la propria madre ancora in vita, seppur in condizione di salute precarie e affetta da vascolopatia cerebrale.  Io penso che l’amore e la sua particolare e infinita capacità di relazionarsi tra madre e figlio meriti uguale considerazione e abbia diritto alla steso rispetto sia che il figlio sia un detenuto o un magistrato. Ogni uomo, ancor più se detenuto e quindi lontano dalla madre da tempo credo senta il bisogno e abbia anche il diritto di vederla in vita, ascoltarne il respiro, guardarne gli occhi ancora aperti, sentirne il profumo.

Sono un medico, e sentirmi dire che la visita è inutile perché non posso entrare in una condivisa e soddisfacente relazione con mia madre mi fa molto male e lo ritengo profondamente ingiusto. So quanto è difficile e delicato il lavoro del Magistrato di Sorveglianza, e per questo ha tutta la mia comprensione, ma credo che le perplessità che ha avuto nel concedermi il permesso per andare da mamma siano ingiustificate e lo sono ancor più se legate al mio nome e alla scrupolosità con cui si affronta il mio caso, ed è proprio brutta la motivazione che il Magistrato ha scritto nel rigetto della mia richiesta. Ho rispettato la sentenza che mi ha portato in carcere, ho accettato la condanna, affronto la mia pena, vivo la sofferenza del carcere e sviluppo con convinzione il mio percorso di rieducazione e risocializzazione come ogni detenuto è giusto faccia, sono e mi sento un detenuto come gli altri, mi dispiace però essere trattato come un detenuto “più uguale” degli altri. Credo che questo sia successo anche nella valutazione dell’accoglimento della mia richiesta d’affidamento ai servizi sociali fatta dal Tribunale di Sorveglianza. Fa molto male dover inghiottire l’amaro fiele delle ingiuste e inumane decisioni delle istituzioni che rispetti, del Paese che hai servito e che ami”.

Cosa pensa in merito alla necessità della fusione tra l’UDC e il NCD, il partito di Angelino Alfano, L’UDC in questo modo non rischia di perdere la sua identità di partito?

“La politica e stata la mia vita, il luogo dove mi sono donato alla gente, alla mia Terra, dove mi sono realizzato come uomo e spero come cristiano. E’ stata purtroppo anche la causa del mio carcere.  Fare il Presidente della mia Terra e dei siciliani e stato bellissimo. La consapevolezza di essere stato votato da quasi 1 milione e settecentomila siciliani e di avere avuto la loro fiducia mi riempie ancora adesso di orgoglio. La Sicilia è una Terra bellissima, difficile e complicata, ma per questo merita ancor di più di essere amata e servita. Io credo di averlo fatto. E’ finito il mio tempo per la politica. L’UDC ai miei tempi in Sicilia era un partito del 15 %, oggi non e più così. Credo sia più che necessaria una fusione con NCD. Nessuno dei due partiti rischia l’identità perché in linea generale dovrebbero avere la stessa idea Popolare Sturziana ed essere portatori degli stessi valori, cosa diversa è se li stanno ancora difendendo o se sono in condizioni di farlo.”

 Oggi il Governo Crocetta, dopo alterne fortune e il cambio di decine di Assessori in Giunta, ha trovato l’ennesimo precario equilibrio anche se molti vorrebbero le sue dimissioni. Secondo lei dovrebbe dimettersi?

L’attuale situazione politica della regione e quello che il governo ha prodotto in questi anni è sotto gli occhi di tutti, ognuno ne può trarre una sua valutazione. Ho espresso nella mia lettera aperta al presidente Crocetta come la penso ricordandogli qualche dato che spero gli sia utile. Non aggiungo altro, non mi va di partecipare alla ” Disfida di Barletta”, prima perché il Presidente Crocetta non è Ettore Fieramosca e poi perché io non mi schiererei mai dalla parte dei Francesi.”

 Davanti al modo di fare politica del M5S, del rilevante calo delle persone che vanno a votare, della nascita di movimenti e associazioni che chiedono di partecipare direttamente alle decisioni politiche, i partiti hanno ancora ragion d’essere?

I partiti a mio modo di vedere oggi hanno un compito determinante, credo possano essere l’unico vero argine alla deriva populista e al qualunquismo, a condizione però che sappiano ritrovare la loro originaria” ragion d’essere” ed il loro ruolo tra la gente. I partiti devono tornare a rappresentare gli ideali e farli sposare con la politica, solo così saranno facondi e significativi e arricchiranno la politica. Oggi purtroppo i partiti stanno vivendo giorni senza ideali e non sono più in condizione di difendere le cose in cui credono.

Sono sempre più convinto che la politica è vera se è bagnata dai colori di una bandiera, se è materia viva, se è ricca di umanità e se la passione non si trasforma mai in abitudine.

@PG