Dare un volto, una voce e soprattutto una storia al personaggio maschile artefice dello stupro. Questo il motivo che ha portato il regista e fotoreporter Placido Sturiale a ideare e realizzare il cortometraggio “Il stupro”. Presentato al Palacultura di Messina giorno 31 maggio, il lavoro di Sturiale, prodotto in collaborazione con la nostra testata, si prefigge di colmare, con quel nome tanto sgrammaticato quanto provocatorio, una lacuna importante: l’assenza del genere in letteratura cinematografica, come in quella televisiva, giornalistica e giudiziaria.
“La voce dell’uomo stupratore è quasi sempre ignorata, a conferma del fatto che questo abuso è visto perpetuamente come un problema al femminile” spiega Dino Sturiale, da sempre profondamente coinvolto dalla tematica della violenza sulle fasce deboli: “Ho seguito per anni udienze per stupro, come quelle scaturite dalle denunce di Anna Maria Scarfò, visionato centinaia di ore di registrazioni televisive, letto quanto pubblicato in merito da maestri giornalisti. Tutto questo non colmava il vuoto narrativo, anzi il più delle volte nemmeno lo affrontava. Processi in cui gli uomini non proferivano parola, interviste in cui la donna emergeva come colpevole. Ecco quindi l’esigenza imprescindibile di raccontare “Il stupro”, cioè dare la voce al maschio, per comprenderne i meccanismi, l’evoluzione, i fatti”.
L’esigenza di raccontare quindi, ma anche l’esigenza di essere affiancati da professionisti che rendano il racconto autentico e credibile. Nella stesura della sceneggiatura a cura di Tonino Cafeo e nella delicata delineatura dei personaggi, Sturiale si è infatti affidato alla consulenza di esperti criminologi, psicoanalisti e psicologi. Tra questi, la dott.ssa Donatella Lisciotto che, nonostante la sua assenza alla prima, ha consegnato una dichiarazione in cui ha sottolineato quanto sia importante “dare il giusto rilievo alla particolarità di questa iniziativa che ha voluto denunciare un tema così scottante e attuale attraverso un dialogo tra competenze diverse, che hanno tuttavia sviluppato un linguaggio comune e armonico laddove la visione delineata dalla psicoanalista si declina con quella della sociologa, con la sensibilità dello sceneggiatore, con la precisione della regia e la creatività degli attori”.
Altrettanto coinvolgente l’intervento della coregista Simonetta Pisano che, durante la presentazione, ha voluto raccontare la propria collaborazione con Sturiale nei termini di “un’amicizia, nata da pochi mesi, che ha portato a un confronto tale da poter parlare di empatia”. E ancora: “non appena ho letto il soggetto del corto ho risposto di sì, senza rifletterci troppo. E’ una tematica che mi appartiene come individuo e come donna. Ho sentito il dovere e l’esigenza di far parte di questo progetto”.
A contribuire a contestualizzare il fenomeno della violenza sessuale nell’era dei social network, l’intervento del prof. Francesco Pira, sociologo della comunicazione e docente presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne (DICAM) dell’Università degli studi di Messina. “La mia preoccupazione è nei numeri – ha spiegato Pira – nel rischio che ogni caso si risolva nell’ennesimo punto di un elenco annuale. La cosa più angosciante e più preoccupante è lo sdoppiamento dello stupro. Parliamo di ‘doppi’ stupri: la violenza che viene filmata e caricata in rete. Quelle che potenzialmente sono da considerarsi come armi di costruzione di massa, divengono armi di distruzione di massa. Il tutto alimentato da una crescente assenza del rispetto per il proprio corpo, per il corpo altrui, per la persona altrui”. Una riflessione profonda e al tempo stesso angosciante quella del prof. Pira che, sottolineando la mancanza di un’educazione alle emozioni, conclude: “la migliore giustizia che ci si possa auspicare di ottenere può partire solo da un’educazione preventiva ai sentimenti”.
Di sentimenti parla anche Maria Andaloro, ideatrice dell’associazione ‘Posto occupato’, bandiera contro il femminicidio e la violenza sulle donne. Con un commovente ricordo della prof.ssa Maria Cocchiara, docente da sempre impegnata nella lotta alle ingiustizie e alla violenza sulle fasce deboli, Maria Andaloro ha rimarcato il concetto di stupro ‘doppio’, parlando di stupro ‘triplo’, volendo così sottolineare la cascata di conseguenze che, nel sociale, accompagnano la vittima di uno stupro.
Il lavoro di Sturiale si conferma come opera capace di far parlare, discutere e, perché no, avanzare proposte non tanto pretenziose da voler risolvere il problema, ma sicuramente per trovare sempre più strumenti con cui combatterlo. “Il stupro” è uno di questi.