di Carmen Fasolo
Il 28 giugno si sono riuniti, all’Ars, i sindaci del distretto sociosanitario D28, l’assessore regionale alla salute Baldo Guicciardi e il direttore dell’Asp 5 Messina, Gaetano Sirna. Sembrava esserci un progetto ben preciso: istituire un’area medica a Barcellona Pozzo di Gotto e una chirurgica a Milazzo. E questa scelta nonostante il secco “no” da parte del sindaco milazzese Giovanni Formica, che aveva definito questo accordo “un atto aziendale in contrasto con la legge”, annunciando un ricorso. Ma un errore materiale di trascrizione avrebbe impantanato tutto, accendendo un’aspra polemica sul futuro di quel famoso progetto che va sotto il nome di “Ospedali riuniti di Milazzo, Barcellona e Lipari”. Infatti, il decreto regionale 1188 del 29 giugno 2016 trasferiva a Barcellona le sole unità di medicina e psichiatria, lasciando pneumologia a Milazzo.
Voi penserete a manifestazioni civiche di protesta, palesi lotte per i propri diritti. La verità è che i barcellonesi mostrano, come il resto degli italiani, le loro passioni e il loro affetto in base alle necessità, oppure alle seduzioni del momento. Vince la squadra italiana, ad esempio, e non c’è altro argomento su cui dibattere. Perde ed esce dagli Europei, tutti i giornali e tutti i social network trasudano di sincera sofferenza. Se poi fai notare a questi gioiosi o addolorati (in base al momento) quali siano, in realtà, le problematicità che attanagliano il territorio, ti attaccano – a muso duro – sostenendo che si può parlare di calcio anche restando sensibili ad altri temi: la pace nel mondo, le migrazioni unitamente alle loro morti, il femminicidio dei giorni nostri e tutte le altre notizie che di volta in volta il tubo catodico… ops, il nuovo bellissimo ultra sottile monitor a cristalli liquidi ci rimanda.
In soldoni, la motivazione è che si possono fare entrambe le cose: tifare per l’Italia e piangere per i morti. Oppure compartecipare al rastrellamento delle foglie secche sulla lapide del progetto “Ospedali riuniti”.
Potrebbe anche andarci bene tutto questo, e scherzarci ancora su, sforzandoci di capire tale punto di vista e questa sorta di sindrome del “the show must go on”, se il pasticcio di patate che si sta facendo dell’Ospedale Cutroni Zodda, del Fogliani e del fantomatico progetto di riunire i nosocomi non procurasse danni agli stessi barcellonesi (ma anche ai milazzesi e a tutti quelli dei Comuni limitrofi che accedevano ai loro servizi). Sembra, però, che a questo spettacolo estivo non si debba assistere, come si fa con le partite, tra urli, popcorn e patatine. Nessuna strombazzata di clacson di protesta, nessun sit-in, se non qualche dichiarazione rilasciata dai colletti bianchi che parlano al popolo tra una tintarella e l’altra (o, per fare un salto indietro di qualche mese, all’ipotesi – burlesca, ce ne rendiamo conto – di un terzo ospedale pronunciata da Roberto Materia, sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto). Il fatto è evidente: aumenta la collezione di confusione e diminuiscono i servizi sotto gli occhi increduli di chi giusto un po’ ci tiene.
Con questa rimodulazione, vera o falsata dall’errore che sia, non si istituisce il famigerato polo medico a Barcellona e quello chirurgico a Milazzo, semmai si perpetua l’illogico sistema politico di spostamenti che nulla ha a che fare con le vere esigenze dei pazienti, dei cittadini, degli utenti. Così, a farne le spese ancora una volta saranno non solo i Comuni che sborseranno gettoni per gli inutili Consigli Comunali (inutili se portano a zero soluzioni), ma anche i cittadini che capiranno poco non solo della politica, ma dell’intera decisione di scartavetrare il fondo di un barile sanitario già svuotato. E finiranno col pensare ad altro.
I cittadini e gli operatori sanitari non meritano un decreto di questo tipo, ancor di più se contiene errori materiali inaccettabili. Però, si sa, siamo in estate e fa caldo. Poi, ci sono stati troppi impegni da seguire negli ultimi tempi: gli europei andati male, la sagra della salsiccia nella frazione barcellonese di Oreto (questa, invece, è andata benissimo), lido sì lido no oppure mare libero. E compagnia bella. Tanto, star male non tocca ancora a noi.