L’impegno di “Riparte il futuro”, la campagna di sensibilizzazione contro la corruzione nella vita sociale e politica, ottiene un nuovo risultato nella modifica della legge sul voto di scambio, il 416ter, la norma che colpisce lo scambio elettorale politico-mafioso. Proprio un anno fa, alla vigilia delle elezioni politiche, furono centinaia i candidati al Parlamento italiano a sottoscrivere la formulazione più “dura” della norma di contrasto al fenomeno della corruzione nella cosa pubblica.
Il Senato ha approvato il ddl contro il voto di scambio politico mafioso con 168 “si”, 4 “no” e 66 astenuti. Insieme al Partito Democratico e a Sel il voto favorevole anche del Movimento Cinque Stelle. Dalla maggioranza di governo si è sfilata, invece, la formazione guidata dal vicepremier Angelino Alfano, astenutasi insieme a Forza Italia e ai centristi (al Senato l’astensione conta come voto contrario). Il testo era stato approvato il 20 dicembre, quando la commissione Giustizia del Senato aveva dato il primo sì al testo che introduce il reato di voto di scambio alzandone la pena rispetto al testo licenziato dalla Camera.
Durante la votazione non sono mancati tentativi per ammorbidire il testo. Il Senato si è trovato a bocciare così l’emendamento a firma Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Scelta Civica che puntava a modificare la nuova formulazione. L’aula ha votato contro il testo che chiedeva di ripristinare l’avverbio “consapevolmente” nel ddl. Secondo la logica dei senatori del centrodestra (berlusconiano e alfaniano) “solo chi è consapevole può essere riconosciuto colpevole”, dopotutto nel testo uscito dalla Camera era punibile solo il politico che accetta “consapevolmente” l’appoggio elettorale della criminalità. Discorso diverso per il Partito Democratico che con le parole del senatore Beppe Lumia tiene a precisare come “la consapevolezza è parte costitutiva del dolo”.
Nel testo del Senato l’avverbio scompare, rendendo punibile anche il politico di cui non si possa provare in tribunale la conoscenza della reale natura di chi gli ha offerto i voti. Posizione, questa, voluta fortemente dai democratici poiché- commentano dai banchi del centrosinistra- è stata finalmente messa a punto una norma che costruisce uno strumento più utile alle indagini, alle forze di polizia e alla magistratura, colmando una carenza del nostro ordinamento. Secondo il nuovo testo, nello scambio elettorale politico-mafioso sarà punito, oltre all’erogazione di denaro, anche lo scambio di “altra utilità”. Il candidato che promette al mafioso, in cambio di voti, ad esempio informazioni su appalti, posti di lavoro, cariche, protezione dalle attività di polizia, potrà essere perseguito dalla legge. Un punto fondamentale perché la norma sia realmente efficace. La norma è chiesta da anni da magistrati e associazioni antimafia per rendere la compravendita di voti in terra di mafia più facilmente punibile rispetto a oggi.
Il disegno di legge sostituisce l’articolo 416-ter del Codice penale sullo scambio elettorale politico mafioso con il seguente: “Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416-bis (sull’associazione di tipo mafioso) in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di qualunque altra utilità ovvero in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione è punito con la stessa pena stabilita nel primo comma dell’articolo 416-bis (dunque con la reclusione da sette a dodici anni). La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalità di cui al primo comma”.
Non è mancata la reazione positiva di Don Ciotti. “L’approvazione del Senato della modifica del 416ter é una bella notizia” – commenta il fondatore di Libera . “Ora la Camera trasformi definitivamente questa proposta in una legge rispondendo concretamente alla sollecitazione di oltre 377mila cittadini, che hanno firmato la petizione della campagna ‘Riparte il futurò, promossa da Libera e Gruppo Abele”.
Il provvedimento tornerà nell’aula alla Camera dopo le modifiche di Palazzo Madama. Il testo dovrà passare dalla Commissione giustizia di Montecitorio per poi essere votata dall’Aula.
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