Messina deve sentirsi onorata di essere stata scelta da Libera per la XXI giornata della memoria.
Sono ventun anni che Libera, l’associazione antimafia di Don Cotti, organizza la giornata della memoria e dell’impegno per ricordare le vittime della mafia. Ventuno primavere nel primo giorno della Primavera, il 21 Marzo, per ricordare il sangue versato dalla mafia e che ha visto cadere oltre 900 vittime, quelle che si conoscono e i cui nomi saranno letti ad uno a uno durante la manifestazione. Parenti, genitori o solo conoscenti delle vittime si sono dati appuntamento a Messina per non dimenticare. Un corteo cittadino per ricordare i morti e rammentare ai vivi che di mafia muoiono anche loro, quando quotidianamente non combattono il metodo mafioso. “Abbiamo bisogno di ponti che allarghino le coscienze e veicolino le speranze, non di certe grandi opere ma dell’opera quotidiana di cittadini responsabili, capaci di tradurre la domanda di cambiamento in forza di cambiamento”.
Di mafia si muore giorno dopo giorno quando si chiude gli occhi e non si denuncia il malaffare, la corruzione, l’abuso di potere. In questa prospettiva le vittime della mafia, le sconosciute, sono milioni, perché la mafia prima di essere un fatto criminale è un modo di pensare, un metodo, un sistema e uno stile di vita. Solo con riferimento alla mafia si parla di metodo mafioso, la stessa cosa non avviene per la camorra o per la ndrangheta, eppure anche loro provocano morti, uccidono e hanno le vittime.
Messina deve sentirsi onorata di essere stata scelta da Libera come città della memoria e dell’impegno. Invece molti non capiscono perché le strade principali, o i palazzi istituzionali, devono essere chiuse per la manifestazione che vedrà oltre ventimila persone, provenienti da tutta Italia, in corteo per le vie cittadine. Messina non è una terra di mafie, non siamo Palermo, Enna, Trapani o Catania, molti pensano. Da noi la mafia non c’è, non vi è la corruzione o l’abuso d’ufficio. Le altre due parole che quest’anno Libera accosta alla parola mafia, “abbiamo scelto Messina per stare vicino a chi, in Sicilia, come in altre regioni, non si rassegna alla violenza mafiosa, alla corruzione e agli abusi di potere”.
Messina deve sentirsi onorata di essere stata scelta da Libera come città della memoria e dell’impegno. Sono oltre mille le città e i luoghi, in Italia e all’estero, che quest’anno parleranno di memoria e impegno sotto l’alto patrocino del Presidenza della Repubblica. Memoria perché sembra che la città abbia già dimenticato non solo i morti per mafia che in passato hanno insanguinato le sue strade ma anche perché ha dimenticato che siamo già arrivati al Ghota 6, i celebri procedimenti per mafia che la DDA di Messina e i giudici del Tribunale hanno aperto contro centinaia di mafiosi di Messina e della sua provincia. Morti ammazzati, sangue, pallottole, pizzo e racket, prostituzione e droga, corruzione, collusione, ricettazione, corse dei cavalli clandestine, discariche a cielo aperto e eternit per le strade. Messina è una città mafiosa che deve essere liberata, anche se ancora non lo sa o non ne ha preso coscienza.
E’ Don Ciotti a dire, davanti ad una classe di studenti della città, perché Messina è stata scelta. “Veniamo a Messina” innanzitutto per un segno di affetto e di riconoscenza a questa terra ed alla sua gente. La prima ragione è sempre un segno di riconoscenza a quanti sono impegnati.” Ed è l’impegno la seconda parola che il 21 Marzo troverà fondamento attraverso la partecipazione dei Messinesi alla giornata. Se dovessimo prestare fede a quanti in questi anni si sono battuti il petto proclamando la loro battaglia contro la mafie e le mafie a Messina dovrebbero sfilare almeno centomila persone. Ma a prescindere della partecipazione quella che conta è la presa di coscienza che per sconfiggere il metodo mafioso si deve fare prima di tutto il proprio quotidiano dovere.
Se Attilio Manca ancora non è considerato una vittima di mafia o Graziella Campagna lo è diventata solo dopo vent’anni, qualcuno dovrebbe domandarsi se ha fatto, oggi come allora, il proprio quotidiano dovere. Se lo dovrebbero domandare non solo i protagonisti di queste vicende, ma tutti coloro che davanti a questi fatti e a molti altri chiudono gli occhi o girano il capo dall’altra parte.
Dovrebbero domandarselo tutti coloro che lavorano con la Mafia, tutti coloro che gli danno sostegno, i centinaia di cittadini in cui trova consenso e ragione di esistere. “Le mafie danno lavoro e assistenza ai loro affiliati con costi enormi per la collettività. Per vincere dobbiamo colpirli dove trovano consenso. Loro stanno insieme e noi cittadini dobbiamo fare lo stesso”, dichiara Umberto di Maggio, il coordinatore regionale di Libera.
“Non si tratta di mettere un’altra bandierina sull’isola ma di rilanciare l’impegno civile collettivo tra le associazioni ed i singoli cittadini che, già da tempo, operano con impegno e coraggio nella lotta contro le mafie e la corruzione”.
@PG