Decreto occupazione: il criterio è “zero titoli”

Una versione rivista di Neruda. “Senza lavoro il Paese muore” è stato l’inquietante ritornello di Enrico Letta da quando è premier. Il Consiglio dei ministri approva la bozza del decreto sull’occupazione giovanile. Beneficiari: giovani privi di diploma, fuori dai nuclei familiari e senza attestazioni nell’ambito della formazione professionale, con buona pace per chi prova a costruire il proprio futuro partendo dalla formazione e dai percorsi di vita lavorativa più vicini alle proprie inclinazioni.

Dopo l’esperienza dell’austerità montiana si è passati a quella dello psicodramma dell’esecutivo in carica. Non a caso intuizioni come “in ritiro per programmare, conoscersi, fare spogliatoio”, che annunciavano su twitter l’incontro dei ministri in Toscana da parte del Premier Enrico Letta, oppure le sue citazioni di testi musicali di Ligabue, Guccini o Tiromancino, rappresentano un modo indiretto di rappresentare le conflittualità osservate del Sistema paese provando a portarle sul terreno dell’emotività con frasi dal forte connotato esistenziale.

Questo non può che essere appunto psicodramma! Si tratta di una forma di coinvolgimento che il premier sta operando sull’opinione pubblica per far dimenticare il trascorso governo e allo stesso tempo ritagliarsi un ruolo quasi di psicoterapeuta del paziente Italia. E fino ad oggi questo sembra avergli garantito un generale apprezzamento da parte degli italiani e l’apertura di credito di mercati e della famigerata “troika”, altare sacro della burocrazia europea, che lo ha visto portare sul suo piano ideale capi di governo tra di loro distanti come la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande.

Dallo psicodramma emotivo ad un Decreto da “capire”. 

“Senza crescita e coesione l’Italia è perduta. Il Paese, invece, può farcela. Ma per farcela deve ripartire. E per ripartire tutti devono essere motori di questa nuova energia positiva” dichiarava il neo premier il giorno della fiducia alla Camera dei deputati. Trascorsi i primi mesi di governo, vengono fuori i primi provvedimenti di sostanza come quello sull’occupazione giovanile, preceduto nelle settimane scorse dal “Decreto del Fare”, 80 provvedimenti per il rilancio dell’economia.

Le prime notizie relative al Decreto Legge “Misure urgenti per il rilancio dell’occupazione e in materia di IVA” approvato il 26/06/2013 dal Consiglio dei Ministri prevede Incentivi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori giovani e ultra cinquantenni. Previsto BONUS per assumere, quindi, under 29 disoccupati (dai 18 ai 29 anni). Fin qui tutto sembra andare nella direzione auspicata dalle forze produttive e dalle categorie.

Le risorse per gli incentivi per nuove assunzioni, secondo la bozza del decreto legge Lavoro su cui è arrivato il via libera del Consiglio dei ministri, ammontano per il Mezzogiorno a 100 milioni per il 2013, 150 per il 2014, 150 per il 2015, 100 per il 2016. Un motivo che giustifica come sia nelle intenzioni del Governo l’emersione del lavoro nero e l’intervento su quei giovani che hanno un grado di istruzione inferiore al diploma di scuola superiore, concentrati proprio al Sud. Per le altre Regioni 48 per il 2013, 98 per il 2014, 98 per il 2015, 50 per il 2016.

Il provvedimento è di nove articoli in 19 pagine. “Potrebbero essere interessati 200 mila giovani italiani con intensità maggiore nel Centro Sud”, ha spiegato Letta. Il pacchetto del governo Letta per il Lavoro  sembra convincere solo gli esponenti dell’esecutivo. Da altre parti sono arrivate reazioni scettiche, quando non addirittura critiche.

E’ il caso dell’economista Tito Boeri, per settimane nel toto-ministri nel tentato governo Bersani che intervistato dichiara a proposito del decreto “Quando ci sono pochi fondi spesi molto rapidamente, si buttano via soldi senza incentivare nuove assunzioni, si aumenta il debito pensionistico delle generazioni future”. Un punto di vista accademico che però contrasta con l’esigenza di questo esecutivo di dare risposte immediate al crescendo malessere delle famiglia con giovani disoccupati o genitori che non hanno avuto l’occasione di essere reinseriti e che stentano a garantirsi un futuro pensionistico. Lo stesso segretario del Partito democratico, Guglielmo Epifani, pur parlando di “giusta partenza” del governo, non è pienamente convinto dal contenuto del decreto ma va ricordato come Letta sia espressione del Pd e quindi delle posizioni che i democratici hanno comunque mediato in questi anni in tema di lavoro e politiche giovanili. “Naturalmente non basta solo lo sgravio fiscale o contributivo – afferma l’ex leader Cgil – ma ci vogliono politiche per sostenere gli investimenti”. E quasi a fargli eco il collega della Cisl, Raffaele BonanniSecondo il segretario del sindacto di Via Pò, il piano varato il 26 giugno “è un primo segnale positivo, ma ora occorre abbassare le tasse a lavoratori e pensionati per fare ripartire i consumi e sostenere la domanda interna per riassorbire i cassintegrati ed i disoccupati”. Per i giovani del Sud ulteriori fondi di 328 milioni di euro, ulteriori misure nei territori del Mezzogiorno per l’occupazione giovanile.

Esulta il vicepremier Angelino Alfano, meno la parte che ha sempre creduto nella formazione e nell’investimento sui saperi.

Il vicepremier Angelino Alfano promuove a pieni voti il pacchetto licenziato dal Cdm:”Abbiamo messo a segno altri due gol”. La prima sarebbe il decreto lavoro che stanzia 800 milioni di euro per promuovere l’occupazione giovanile. I datori di lavoro incasseranno fino a un massimo di 650 euro mensili per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato. E fin qui tutto bene. Il secondo “gol” sarebbe il rinvio dell’aumento dell’Iva. 

Dal decreto sembra uscire fuori un messaggio contraddittorio, però,  soprattutto per quei giovani che hanno speso molti anni in percorsi di specializzazione nell’università come nell’acquisizione di competenze professionali (a spese proprie) che vivono la precarietà e di cui questo testo non si fa carico.

L’unico aspetto degli investimenti sono il rifinanziamento di 80 milioni delle misure per l’autoimpiego e autoimprenditorialità, 80 milioni di rifinanziamento del piano di azione e coesione, 168 milioni di finanziamento per borse di tirocinio formativo a favore di giovani che non lavorano, non studiano e non partecipano ad attività di formazione.

Cosa prevede il decreto

Richiesta almeno una delle seguenti condizioni:

a)il neoassunto deve essere privo di impiego retribuito da almeno 6 MESI

b)non aver conseguito nessun titolo di scuola superiore o formazione professionale

c)vivere solo con una o più persone a carico

Il BONUS

Il bonus è pari a un terzo della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali, per un periodo di un anno e mezzo (18 mesi). Non può superare i 650 euro mensili. In caso di trasformazione con contratto a tempo indeterminato l’incentivo è corrisposto per 12 mesi.

I FONDI

Al Sud, il finanziamento è fissato a 100 milioni per il 2013, 150 milioni per il 2014, 150 milioni per il 2015 e 100 milioni per il 2016. Complessivamente vanno al Sud 500 milioni. Quello per il centro e il nord è 294 milioni: 48 milioni di euro per il 2013, 98 milioni per il 2014, 98 milioni per il 2015 e 50 milioni per il 2016.

FONDO per TIROCINI

Per favorire alternanza scuola-lavoro saranno stanziati fondi per 15 milioni di euro per i tirocini curricolari. Previsto incentivo per università statali che attivano tirocini della durata minima di 3 mesi con enti pubblici o privati. Per ogni tirocinante sono previsti max 2000 euro.

RESTYLING RIFORMA FORNERO

Previsto un restyling della riforma Fornero negli articoli 1, 4, 5, 10.

In particolare: Intervallo di tempo per rinnovo contratto a tempo determinato:           

Contratto iniziale minore di 6 mesi:       Attesa 10 Giorni (Con riforma Fornero = 60 giorni)

Contratto iniziale superiore a 6 mesi:    Attesa 20 Giorni (Con riforma Fornero = 90 giorni)

Sotto questi limiti temporali il contratto si considera a tempo indeterminato.

FISSATO UN TETTO LIMITE PER LAVORO INTERMITTENTE

Max 400 giornate lavorative in 3 anni solari dopodiché scatta rapporto di lavoro a tempo pieno.

Decreto che non produce innovazione

Restando in termini calcistici – tanto cari al Premier Letta – il criterio dei “zero tituli” può servire solo all’emersione del lavoro in nero. Infatti, il sospetto che il provvedimento tenda più a far emergere il lavoro in nero che nuove occupazioni non è infondato. Riuscirà il governo a debellare una cultura dello sfruttamento dei giovani senza diritti riconosciuti che purtroppo è ancora assai diffusa nelle regioni del meridione? Quelle risorse saranno appetibili a chi in fondo non vuole assumere ma sfruttare i più giovani, sottraendoli con promesse astratte a percorsi ormai necessario di formazione professionale che il decreto misconosce nel novero dei requisiti minimi per accedere agli investimenti previsti?