La morte del 3 agosto sul posto di lavoro di Laila, operaia nel modenese, come quella di Luana, di maggio in una fabbrica di Prato, lacerano il cuore, come lo ha fatto, con quello adolescente, Pascoli con la sua “X Agosto”.
Sì a due giovani mamme è stato impedito di recare la cena dei loro “rondinini”.
Chi/cosa l’abbia impedito, sarà accertato (si spera velocemente, con una giusta condanna ed un giusto – sebbene sempre insufficiente – risarcimento).
Ma qui la questione diventa morale, sociale.
È urgentissimo riesaminare lo stato degli operai.
Il giorno dopo, si leggeva anche della morte di Francesco, lavapiatti di Sorrento, nell’area parcheggio dell’hotel dove lavorava, che ha dovuto declinare l’invito con la moglie ad una festa a causa di un “sovraccarico di lavoro”.
Donne e uomini che lavorano con salari bassissimi (con modesto potere d’acquisto, se si considera che in media il salario è di 1200 e l’affitto compreso il condominio 700) e quindi costretti a logoranti prestazioni straordinarie. Logoranti nel corpo, ma anche nello spirito, se si pensa al poco tempo libero, insufficiente per una sana vita personale, familiare e sociale.
Si è ormai reso indispensabile il lavoro di entrambi i coniugi, anche per 10/12 ore al giorno, per poter sbarcare il lunario.
Genitori che, impossibilitati alla scrupolosa cura personale dei figli, sono spesso costretti a delegare tale insostituibile ruolo a terzi (sempre all’altezza? Anche quando pubblicizzano la propria attività con la locuzione “baby parking?).
Voglio dire, è mai possibile che da una parte c’è una spinta sempre più forte verso il consumo (in nome del PIL e quindi del gettito fiscale) e dall’altra ci sono i livelli salariali che conosciamo? Su queste morti, sarà accertato se ci sono responsabilità dirette, ma si indagherà mai se avrà contribuito la enorme stanchezza?
E sulle cause di tale precarissima condizione?