Un “calvario”, così lo ha definito un sindacalista della Polizia Penitenziaria, il tentativo di una detenuta di origini brasiliane che ha espresso la volontà di cambiare sesso che fino a qualche giorno fa era ristretta nel carcere di Genova Pontedecimo.
Sono dodici fino ad ora le trasferte dal carcere di Genova all’ospedale di Torino, per consentire alla donna di sostenere i consulti psicologici e clinici, propedeutici al grande passo.
Le trasferte si sono concluse nei giorni scorsi, quando la detenuta ha ottenuto la libertà anticipata ed è stata scarcerata, malgrado il fine pena al 2022 per reati che vanno dal furto, all’evasione, alla resistenza.
Fino ad ora, ha dichiarato il sindacalista, i Poliziotti penitenziari sono stati impegnati in continue traduzioni, nonostante la carenza di organico: “Senza ore di straordinario pagate e senza anticipo delle missioni”.
Perché a Torino? “La detenuta, abitante nell’hinterland del capoluogo piemontese era detenuta nel carcere di Torino, ma è stata trasferita a Genova, per motivi di sicurezza in quanto considerata soggetto pericoloso”.