Nonostante Italia e Grecia siano siti chiave della sicurezza delle frontiere europee poco o nulla si sa sulla vita quotidiana all’interno dei siti di detenzione in questi due Paesi. A partire da questa considerazione Border Criminologies – rete di accademici professionisti e migranti che si estende da Oxford all’Australia – ha lanciato il progetto Landscapes of Border Control, un sito interattivo che si propone di “sfidare i governi greco ed italiano”.
Come? Mettendo alla prova i tentativi di questi Stati di “rendere invisibili e isolare spazialmente gli immigrati, sostenendo al contempo i partner locali che sono coinvolti in azioni legali e contenziosi strategici, a es attraverso indagini fattuali, ricerca e analisi. Riteniamo che questo progetto possa provocare testimonianze critiche”.
Il primo riferimento è alle due morti avvenute nel solo mese di Gennaio 2020, l’ultima sabato diciotto, quando Vakhtang Enukidze un uomo di 38 anni è stato gravemente ferito durante un episodio di violenza nel centro di detenzione di Gradisca per poi morire nell’ospedale di Gorizia.
“Mentre è attualmente in corso un’indagine – si legge sul sito – i primi rapporti di attivisti rivelano una considerevole brutalità della polizia (vedi qui). Quest’ultima tragedia dimostra, ancora una volta, l’importanza di sforzi congiunti per garantire che ciò che accade in regime di detenzione non venga nascosto, che le esperienze dei detenuti vengano ascoltate e che i difensori dei diritti umani ricevano informazioni e sostegno”.
Come funziona Landscapes of Border Control?
La mappa mostra le posizioni delle strutture in cui i migranti possono essere detenuti sia in Grecia sia in Italia. Cliccando su un nodo viene visualizzato il nome del centro – 8 quelli individuati in Italia – a sua volta dotato di un collegamento che indirizza alla pagina della struttura che interessa e dove è possibile visualizzare tutta una serie d’informazioni tra cui immagini, video e audio, rapporti delle organizzazioni per i diritti umani e ogni sorta di documento che “possa aiutare la consapevolezza”.
Alcune mappe presentano al momento soltanto foto o video dei luoghi come nel caso dei CPR siciliani di Pian del Lago (Caltanisetta) e Trapani-Milo ; mentre per altri come il CPR di Gradisca d’Isonzo il quadro è già molto più complesso e si viene guidati tra report, foto e documentari di quella che viene definita ‘the Italian Guantanamo’.
Chiunque può aggiungere materiale tramite
il pulsante “aggiungi informazioni a questa posizione” che si trova
nella parte inferiore di ogni singola pagina. Le informazioni sono poi vagliate
e scremante dai membri di Border Criminologies e tradotte laddove vi sia la
necessità.
Il progetto pensato come interamente collaborativo
ha già ricevuto considerevole appoggio da una vasta gamma di persone,
collettivi e ONG tra cui le italiane BeFree, ADIF, ASGI, l’Osservatorio
migranti Basilicata, LasciateCIEntrare, CILD, Antigone, Sant’Egidio, A Buon
Diritto, International University College di Torino e la Clinica legale di Roma
Tre su migrazione e asilo.