Per riassumere la storia delle isole Eolie basterebbe fare alcuni nomi. Grandi uomini e donne. Ma soprattutto quest’ultime, quando la fame e la guerra urlavano forte, sono diventate pescatori, contadini e padri. Loro che con difficoltà, ma di certo con convinzione e passione, hanno affermato e diffuso il concetto di diritto all’istruzione e alla cultura. Loro che ne hanno fatto un patrimonio archeologico.
Grandi donne per le sette sorelle.
A distanza di qualche anno dall’ultima nomina, torna a dirigere il museo di Lipari una donna. L’archeologa Mastelloni Amalia Amelia, la quale afferma: «Gli uomini sono il valore aggiunto, noi il valore assoluto».
Quando le faccio notare che l’hanno preceduta direttori in prevalenza uomini, conferma e sottolinea che il museo nasce per l’idea e la passione di una donna. Esso è stato realizzato nel secondo dopoguerra e contiene, per la maggior parte, reperti archeologici provenienti da sistematiche campagne di scavo, condotte dagli archeologi Luigi Bernabò Brea (al quale è intitolato), e Madeleine Cavalier. Tutta la storia dell’archeologia eoliana è legata a questi due nomi.
Madeleine Cavalier, in particolare, ha diretto tutti gli scavi eseguiti nelle Isole Eolie cercando di mantenere il Museo sempre vivo attraverso i nuovi rinvenimenti e i dati dei nuovi scavi effettuati in Italia e nell’Egeo. Dopo la morte di L. Bernabò Brea, avvenuta nel Febbraio 1999 a Lipari, Madeleine Cavalier non si è fermata, ma ha perseverato, pubblicando tutte le opere iniziate, tra cui 12 volumi dal titolo ‘Meligunìs’ oltre a vari volumi sulle terrecotte.
Mastelloni Amalia Amelia ha ricevuto lo scorso 4 novembre la nomina di direttrice del museo di Lipari. Muove i suoi primi passi a Lipari, al fianco di Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, partecipa agli scavi ed era presente quando il museo fu intitolato al suo grande maestro. Una donna con una lunga carriera prima da archeologa poi come direttrice e soprintendente. Nel 2009, dopo aver lasciato la sopraintendenza del museo dei Beni Archeologici del Veneto, è stata nominata alla direzione del famoso Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci” a Roma. Non ultima la direzione del Parco Archeologico di Siracusa che conta 510.000 visitatori e oltre 3 milioni di euro di incassi annui.
Riesco a fissare un incontro con lei e quando la raggiungo negli uffici del castello di Lipari, è intenta con un dipendente del comune a reperire informazioni dettagliate sull’isola, mentre sul pc scorrono delle immagini, forse di nuovi reperti.
Tanto lavoro?
“Si, davvero tanto” , mi risponde sorridendo.
Dopo essermi fatta raccontare la sua storia professionale, che in parte già conosco, le faccio qualche domanda.
Le sono stati assegnati, negli ultimi anni, incarichi di grande responsabilità?
“Sì, a Siracusa, per esempio, mi sono confrontata con molti problemi gestionali e manageriali, legati all’organizzazione di eventi e delle masse turistiche oltre che della fruizione dei servizi”.
Tante le idee ma, quasi a voler sottolineare la differenza con il Parco di Siracusa, alla mia domanda: Quanto è stato fatto per valorizzare ‘turisticamente’ questo patrimonio e quanto si ha intenzione di fare?,
“Non si può parlare di archeologia siciliana senza le isole Eolie ma, attenzione, non fa per il turismo di massa!” – continua – Nel convegno di fine febbraio, oltre a parlare dei materiali archeologici, che sono appena rientrati dall’America dopo aver partecipato ad una mostra internazionale con grande successo, affronteremo il fattore turismo. Non tra poche difficoltà! Vista la carenza di fondi, programmare una migliore fruizione del patrimonio non è facile”.
Magari il ‘turismo di massa’, basterebbe educarlo o, meglio, rieducarlo. O magari, basterebbe riuscire a sponsorizzare di queste isole altre bellezze e tesori, e non il solito mare o le spiagge. Perché di questo ne è pieno il mondo.
La tassa di sbarco, non potrebbe in parte, anche se non è previsto, essere destinata alla rivalutazione dei siti archeologici?
“La tassa di sbarco? Non so come si sia concluso questo processo, in ogni caso non è di nostra competenza . Per quanto riguarda noi e l’erogazione dei nostri servizi non sappiamo in che modalità lo faremo. Di certo, in totale trasparenza e imparzialità provvederemo a collaborare con le associazioni presenti sul territorio”.
Arrivando dal mare, la prima cosa che si nota è l’imponente struttura che da esso si erge. Pietre secolari su secolari rocce. Sono le mura del castello di Lipari. Lì si trova il museo archeologico Luigi Bernabò Brea.
Basterebbe poi girare per il centro storico per riuscire a comprendere quanta storia e preistoria c’è su quest’isola: i primi insediamenti umani di cui la ricerca ha potuto trovare testimonianza risalgono all’inizio del neolitico medio, e cioè forse agli ultimi secoli del v millennio a.C. E inoltre interi villaggi e tombe piene di oggetti in creta e gioielli sono ancora, decine di metri sotto i nostri piedi, basterebbe esplorare alcuni fondali per scorgere vecchi insediamenti o relitti e anfore. Un patrimonio enorme in parte perduto o ancora inesplorato e in parte raccolto, grazie a Madeleine Cavalier, nel museo dell’isola.