L’ abbiamo incontrata due mesi fa: Toponomastica femminile le ha virtualmente dedicato una strada dei “Cantieri Culturali alla Zisa”. Ora ritroviamo Marella Ferrera nella sua “casa”: nel Museum&Fashion dove ha allestito l’esposizione «Donne, Madonne, Sante e Regine – Omaggio a Sant’Agata».
Comincio dalla fine: dopo avere visitato la mostra sento gratitudine per la stilista etnea che l’ha ideata e curata. Sento gratitudine perché la mostra ferma , libera e rinnova il bisogno di spiritualità che vive , spesso silenzioso, dentro di noi, soprattutto in noi giovani. Nella cornice del suo atelier-museo, oltre il giardinetto barocco di gelsomini e buganville , comincia una passeggiata attraverso la nostra storia, la nostra tradizione, la bellezza dimenticata che riemerge: ci accoglie un’installazione centrata sull’immagine della “Santuzza “ alla quale fanno da cornice talari di epoche diverse e, in primo piano, una macchina da cucire, nera, antica, viva, con un drappo che sembra dimenticato lì a ricordare il lavoro paziente delle donne. Scorrono poi, come tra le pagine di un libro che si apre simile ad uno scrigno prezioso, le Madonne vestite, di legno, cera, raffia, databili dal XVI alla prima metà del XX secolo, la cinquecentesca «Maria Tessitrice» , la Madonna di Guadalupe, accanto ad ex voto d’argento, pizzi, merletti, ostensori, icone lignee.
Le installazioni, evocative dello spirito sacro, della devozione e dello spirito popolare, si susseguono e ognuna è straordinariamente unica: sotto una campana di vetro, avvolta da rose di tela, raso e velluto e da rami di corallo c’è una Madre Addolorata del XVI secolo, ammantata di nero e di oro che accoglie tra le braccia un Cristo di cera; due composizioni gemelle e oppositive parlano della gioia della Vergine Madre e del dolore della Madre Addolorata: in una bacheca campeggia una parrucca bionda e dai boccoli composti accanto ad una rosa bianca, nell’altra una parrucca nera dai riccioli grondanti avvolti da un velo nero: sono le due facce della Madonna, due momenti dell’essere Madre di Dio. Una Madonna bambina fasciata di drappi decorati da perle , ori, coralli, incoronata, ci guarda con sguardo beato e lontano.
Nelle creazioni, accostate alle opere contemporanee del Maestro Giammona, si sentono le mani sapienti delle ricamatrici, delle sarte, dei maestri ceramisti, dei pittori. Si ha la sensazione di vederle scorrere e tessere filati, incidere e plasmare la cera, colorare sul legno il profilo sacro della santa Madre. Quando l’ultima pagina si chiude, si ha una sensazione di grazia, di leggerezza, di gioia di vivere in una terra così viva, ricca di Bellezza, di Storia, di Storie, di religiosità pura e semplice. E per tutto questo ringraziamo Marella, le sue mani d’oro, la sua anima di artista.
Costanza Franzì
Grazie, a voi ragazzi”.