Il dramma di Fukushima ha spinto i giapponesi ad interrogarsi sull’uso del nucleare e a ricercare nuove fonti di energia.
Per tentare di risolvere il problema energetico, il Paese ha iniziato l’estrazione sperimentale di idrati di metano, un gas non convenzionale che riempie i fondali dell’arcipelago giapponese. Scoperto due secoli fa, l’idrato di metano stuzzica l’interesse di molte compagnie petrolifere. Chiamato anche “ghiaccio che brucia” è un composto di acqua e metano, che si trova nel Permafrost e al di sotto del fondale marino, quindi a basse temperature. Secondo alcune stime, le riserve globali di idrato di metano potrebbero essere superiori di dieci volte rispetto al gas convenzionale. La settimana scorsa, il Giappone ha annunciato di essere riuscito, per la prima volta nella storia, ad estrarre il gas grazie ad un sottomarino.
Finora, solo i bacini continentali, tra cui l’Alaska e la Russia, sono stati oggetti di esperimenti per l’estrazione dell’idrato di metano. Il Giappone è povero di idrocarburi e pensa seriamente di utilizzare questa nuova risorsa. Per accelerare l’estrazione e rendere il processo più produttivo, diverse squadre stanno considerando la possibilità di utilizzare il CO2 per spingere il metano e aumentare la velocità di estrazione. Inoltre, è stato dimostrato in laboratorio che l’anidride carbonica potrebbe prendere il posto dell’idrato di metano.
Se questa tecnica si dimostrasse efficace, rimarrebbe sempre una grande incognita: l’idrato di metano è abbastanza stabile da sopportare l’estrazione industriale? Alcuni geologi sono preoccupati a causa della potenziale fragilità dei serbatoi rispetto ad un gas tanto potente. Nel caso in cui i serbatoi non dovessero reggere sprigionerebbero enormi quantità di metano, un gas serra 25 volte più potente del biossido di carbonio.
L’altra grande difficoltà riguarda l’aspetto economico. Data la profondità (1000 metri sott’acqua e 300 metri di profondità) , infatti, l’operazione potrebbe rivelarsi troppo costosa per i produttori. Per essere redditizia l’attività dovrebbe permettere l’estrazione di centinaia di migliaia di metri cubi di gas al giorno. Forse lo sviluppo delle energie rinnovabili potrebbe risolvere tutte le loro problematiche, ma i giapponesi sembrano non prendere l’idea in considerazione.