Dovrebbe essere al carcere duro, invece è ancora detenuto a Gazzi, dove non ci sono aree di isolamento idonee al regime del 41 bis.
Ma soprattutto continua a rilasciare dichiarazioni ai magistrati, riempie fiumi di verbali. Ma non è un collaboratore di giustizia. C’è ancora parecchio da fare, alla Direzione distrettuale antimafia di Messina, perché l’indagine sulla così detta “nuova trattativa” tra Stato e Mafia entri davvero nel vivo. Al centro c’è sempre l’avvocato Rosario Pio Cattafi, il “principe nero” di Barcellona considerato al di sopra dei clan siciliani, uomo in contatto con servizi segreti, apparati deviati dello Stato, istituzioni. E indicato dai pentiti come grande riciclatore del denaro della famiglia del Longano. Cattafi, arrestato il 24 luglio scorso nel blitz antimafia Gotha 3, è stato interrogato nuovamente venerdì scorso dai sostituti della Dda, Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo, stavolta assistito dalla ex moglie anziché dai suoi difensori abituali, gli avvocati Carrabba e Freni. Un faccia a faccia cominciato come di consueto intorno alle 10 del mattino e concluso a pomeriggio inoltrato.
Anche stavolta i due magistrati sono tornati in procura con un gran numero di dichiarazioni da passare al vaglio. Cattafi allo stato non è collaborante, ma non si è mai rifiutato di rispondere alle domande della Procura. Che domande ne ha parecchie, visto che il barcellonese è co protagonista di diversi episodi inquietanti della vita della Repubblica, in particolare i contatti tra la mafia siciliana e gli apparati dello Stato per contenere la strategia stragista dell’inizio degli anni ’90.
L’inchiesta madre sulla Trattativa, come si sa, è in mano alla Procura di Caltanissetta, e per un altro verso se ne occupa anche la magistratura palermitana. Al momento, però, le dichiarazioni del “teste” Cattafi restano competenza del procuratore capo Guido Lo Forte, sulla scorta di un fatto preciso: il colloquio riservato avvenuto al bar Doddis nel 2009 tra Cattafi e alti ufficiali del Ros dei Carabinieri. Nonché un esposto anonimo che ripercorre parte delle vicende, recapitato alla magistratura ed allo stesso Cattafi.
Al quale, nel frattempo, è stato notificato un decreto di applicazione di detenzione al carcere duro da parte del Guardasigilli. Sarà trasferito al supercarcere dell’Aquila.
ALESSANDRA SERIO