Dromedari sull’etna

Trasforma latte di dromedario. Il suo è il primo allevamento in Italia ed il secondo in Europa. Ma questa non è la sua unica attività.

Santo Fragalà, nato a Catania nel 1988, è collaboratore presso un ambulatorio veterinario per animali da compagnia e non convenzionali ad Aci  Sant’ Antonio, Comune in cui risiede. Ha un dottorato di ricerca in Fisiologia Equina, presso il dipartimento di Scienze Veterinarie di Messina, dove si è laureato nel 2011 con una tesi sperimentale sui delfini, incassando persino la lode. E’ il veterinario del Canile Sanitario – Oasi Cisternazza- a pochi chilometri da Zafferana Etnea. Nel tempo libero, fa il modello, scrive e suona la tromba. Adora dipingere e legge di tutto. Per questo si sente tostissimo e di sé dice: “Ho trasformato la mia vita in un film, di cui sono il protagonista”. Per il momento, niente donne.

Ma come fai a fare tutto quanto e a che ora comincia la tua giornata?

Bella domanda. Le giornate iniziano sempre, con il freddo o con il caldo, con la pioggia o con il sole, alle sei e mezzo del mattino. Per me non esistono né il sabato, né la domenica, né i giorni di festa, perché ogni giorno devo far mangiare e gestire gli animali. Conciliare tante cose non è sempre facile. Bisogna farsi una scaletta ogni giorno sempre ben programmata, che scandisca tutto, non solo i minuti, ma anche i secondi. Per fortuna ho una famiglia che mi aiuta molto. Mia madre e mio padre sono due angeli custodi.

Ci descrivi la tua giornata?

Alle 6 e 30 mi sveglio. Subito in piedi e con il pigiama faccio uscire Jody, la mia principessa, un carlino di cinque anni. Le faccio fare i suoi bisogni. Nel frattempo accendo la macchina del caffè, preparo la sua ciotola di croccantini, faccio una abbondante colazione, forse l’unico pasto completo di tutta una giornata. Non manca mai un buon caffe, rigorosamente amaro. Inizia la maratona. Alle 7, vestito da campagnolo, dunque, con stivali e tuta, scendo in azienda, dietro casa. Per accudire  i miei dromedari ho abbandonato il tetto dei miei genitori e mi sono trasferito a Trecastagni, Comune nel parco Dell’Etna.

Poi cosa fai?

Tocca ai dromedari far colazione. Un bel pastone di crusca, erba medica e fava – in inverno – con una spolverata di selenio. Sistemo la razione di fieno del giorno nelle rastrelliere, faccio mangiare pavoni, galline, faraone, tortore e capre. Poi una superficiale pulita ai Paddock. Alle 8, 20 doccia e trucco. Mi trasformo in un medico veterinario. Metto Jody nella tracolla, perché lei mi segue ovunque. Insieme andiamo ad Aci S. Antonio

A quel punto?

Alle 9.15 un altro caffè con la mamma, che abita a 100 metri dall’ambulatorio, una controllata veloce agli animali che sono rimasti a casa dei miei. Corro in ambulatorio. Alle 13.30 un pranzo veloce a casa di mamma, si sale di nuovo in azienda per controllare se tutto fila liscio. In base agli appuntamenti, si va in canile, si fanno le visite domiciliari, si fa la spesa, si contattano grafici, tipografici e tutto quelli che lavorano per promuovere Gjmàla, uno dei tre dromedari. Alle 16.30 ambulatorio fino alle 20, 30 quando risalgo a Trecastagni. Allora sono stanco, ma bisogna pulire casa, preparare la cena, ordinare le cartelle cliniche dei miei clienti privati, rispondere alle mail, lavorare ai progetti del dottorato e mantenere dei rapporti sociali che vanno oltre il lavoro.

Mi dicevi che hai vari interessi.

Sì. E alle mie passioni, la musica e la scrittura, dedico tutto il tempo che rimane sino a mezzanotte. Deve aggiungere che nella mia mezza giornata di riposo dall’ambulatorio sono a Messina in Dipartimento o faccio da guida turistica in azienda.

Niente amore, però.

Non ne ho e per adesso non ho neanche il tempo per poterci pensare.

Quando ti è venuta l’idea di allevare dromedari?

Quando per il dottorato ho cominciato a studiare le varie tipologie di latte. Ho scoperto quello di dromedario, l’oro bianco del deserto, una panacea per molti mali.  Ho iniziato a documentarmi, sono andato in Olanda a visitare il primo allevamento in Europa, ho studiato le tecniche per allevarli e nel giro di qualche mese sono arrivati i primi animali. Detta così, sembra sia stata una passeggiata. Invece, è stato complicatissimo per motivi economici e burocratici. E’ stato soprattutto faticoso ottenere i permessi per allevare questi animali. Per adesso ho tre dromedari, Carmen, Jamila e Mustafà, due femmine ed un maschio. Arrivano tutti da allevamenti privati europei. Sono giunti con i documenti che ne assicurano anche lo stato di salute, l’indennità da brucellosi e tubercolosi. Dall’Africa non si può importare nulla, perché non esistono controlli precisi.

Non sono pochi tre dromedari?

No, perché una femmina di dromedario produce fino a 20 litri di latte al giorno. Se le cose andranno meglio, ne comprerò altri.

Veniamo alla trasformazione del latte, che usi per preparare prodotti di bellezza.

Sì, per adesso vendo cosmetici, prodotti da latte importato, visto che le mie bambine devono ancora partorire ed io devo affrontare l’iter sanitario che autorizzi la vendita. Conto, però, tra breve di vendere anche latte fresco crudo, oltre a prodotti lattiero – caseari, di piccola pasticceria, derivati dal latte. Per adesso abbiamo lanciato i cosmetici: bagno schiuma, shampoo, crema mani, crema dopo doccia e un latte da bagno, il nostro prodotto di battaglia. A San Valentino cominceremo a vendere i biscotti e a Pasqua l’uovo con il cioccolato al latte di dromedario.

Cosa ha di particolare il latte di dromedaria rispetto a quello di asina e di vacca? 

Il latte di dromedaria contiene acidi grassi a catena corta e il suo alto valore nutritivo è da ricercarsi nelle alte concentrazioni di acido linoleico e acidi polinsaturi, che sono essenziali per la nutrizione umana. Il totale degli acidi grassi saturi nel complesso è del 62,6 per cento. Il latte di dromedaria è ricco di cloruro e vitamina C. Anche le vitamina B 12 e B2 sono contenute in misura significativa. Più che nel latte di capra. Questo latte è caratterizzato da un basso valore di zuccheri (lattosio) e da un elevato contenuto di minerali, non coagula naturalmente ed è quindi molto digeribile. Il latte fresco è ideale per i bambini intolleranti, i nefropatici che fanno dialisi, i diabetici, perché studi pubblicati su riviste scientifiche hanno dimostrato la presenza di una proteina molto simile all’insulina che permette l’utilizzo del glucosio.

Il tuo lavoro ti soddisfa?

Per adesso mi rende felice. Ho iniziato da poco. Non so se andrà bene. Devo lavorare molto per far conoscere di più questo latte.

Quanto è faticoso occuparsi di dromedari?

Non è una cosa da tutti. Sono animali che hanno delle grosse dimensioni, il mio maschio pesa 700 kg. Se non si conoscono le loro abitudini e si fanno mosse sbagliate, si rischia davvero di farsi male con un loro morso o un loro calcio. Sono animali teneri, ma è difficile allevarli: sono testardi. Ho studiato molto per imparare a stare con loro. Bisogna avere pazienza e tanta costanza per educarli a determinati comportamenti. Ho acquistato libri di medicina sui camelidi, ho contatto colleghi che lavoravano con  dromedari, come le dicevo, ho visitato l’allevamento olandese, ho chiesto lumi ai circhi. Mi ha aiutato molto Mirella Valerio. L’inizio è stato un inferno. E non mi riferisco solo agli animali. Troppo scartoffie, troppe pratiche da sbrigare, le lotte con gli ambientalisti, le Asl. Ma oggi siamo qui, i sacrifici fatti sono stati premiati, la mia testardaggine, proprio come quella dei dromedari, mi ha permesso di raggiungere i miei obiettivi. E aggiungo una cosa.

Cosa?

Tutto è stato fatto con i sacrifici miei e della mia famiglia. Non ci sono stati finanziamenti, non ci sono stati aiuti economici da enti esterni. Ho investito quello che avevo. In poche parole ho scommesso su me stesso. Ce l’ho fatta. In Italia non ho concorrenti. L’emirato di Dubai, però, quest’anno ha avuto l’autorizzazione per esportare in Europa i suoi prodotti al latte di Dromedario. E’ un grande concorrente, soprattutto perché ha una forza economica senza paragoni. Ma non mi spaventa. Io punto sulla qualità e sul marchio italiano.

Consiglieresti a chi ci legge di lavorare con gli animali ed in particolare con i dromedari?

Consiglio di lavorare con gli animali solo c’è passione. Chi sceglie di lavorare con gli animali deve sapere che ci sono tantissimi sacrifici da fare.

Ti senti un tipo tosto?                                                                                 

Credo di essere un tipo tostissimo.  Ho reso la mia vita un film, di cui io sono il protagonista