La presentazione dello stato dei lavori dell’imponente mosaico della Theotokos della calotta absidale sinistra del duomo di Messina, questo come illustrato da don Giovanni Lombardo l’ultimo dei venti appuntamenti della rassegna “Armonie dello spirito”, cominciata il 19 Luglio scorso, un manifesto ricco di eventi promosso dalla diocesi di Messina, con il patrocinio gratuito del Comune di Messina, della Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina e la partecipazione di molte associazioni. L’evento si è aperto con un’emozionante svelatio che ha permesso, anche grazie alla nuova illuminazione al led, di contemplare il volto di Maria e di ammirare gli effetti cromatici sorprendenti dei lavori finora condotti. “Stiamo completando i lavori nel migliore dei modi, utilizzando al meglio i fondi regionali” come racconta Grazia Musolino dirigente della sezione Beni storico- artistici della Soprintendenza di Messina che ha guidato i lavori sotto il profilo storico artistico in team con il restauratore Enrico Montanelli di Cassino ed il R.U.P. l’architetto Rosario Vilardo. “Si tratta dell’unica parte superstite, oltre ai frammenti dell’abside di destra detta di S. Placido, della sontuosa decorazione musiva che fin dall’epoca normanna decorava la tribuna della cattedrale di Messina, sopravvissuta al terremoto del 1908 ed ai bombardamenti anglo-americani del 1943. Sappiamo che i mosaici arrivano alla vigilia del disastro tellurico forti di un restauro conclusosi nel 1897 e di un consolidamento del 1905, seguono restauri egregi tra il 1924 ed il 1929, uno nel 1949 a seguito dei bombardamenti ed un ultimo nel 1954. Distrutto il ciclo musivo normanno nel 1254, pare per un incendio durante i funerali di Corrado IV di Svevia, questo brano testimonia il lavoro di sapienti maestranze locali d’età aragonese, probabilmente negli anni ’30 del ‘300, essendo arcivescovo Guidotto de Abiate, morto nel 1333, che compare come committente, insieme ai regnanti, nel mosaico centrale. Si staglia al centro del mosaico restaurato la Vergine alta ca. 6 m, rappresentata come Theotokos, colei che genera Dio, con il bambino in grembo ed il trono riccamente ornato, che presenta affinità importanti con la tradizione bizantina, e con i mosaicisti dell’Italia centrale oltre che con il mosaico della Chiambretta e con un frammento raffigurante S. Michele conservati presso il nuovo Museo Regionale di Messina. Di solito gli artisti lavoravano seguendo un disegno preparatorio che nel nostro caso, possiamo verosimilmente ipotizzare, visto che non ci sono state cadute. La rimozione della densa malta rossastra del restauro effettuato negli anni ’50, ha riportato alla luce delle peculiari sfumature pittoriche, velature che servivano a modulare i toni rossi grigi e neri, piccolissimi filari di tessere definiscono i volti. Mi piace citare Stefano Bottari che nel 1939 così diceva “la gagliarda plasticità delle figure e gli arcangeli ispirati a modelli della grande arte romana.” Intermezzi musicali con il tenore Luigi Lombardo accompagnato da don Giovanni Lombardo all’organo Tamburini, hanno incorniciato la narrazione di un mosaico che riporta in forte evidenza un tassello della fervente Messina medievale.
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