BUONGIORNO AMICI DI FACEBOOK . DOMANI CI SARA’ L’UDIENZA , DOVE LA PARTE CIVILE DIRA’ LA SUA, COME VEDETE NESSUNO NE PARLA , NE GIORNALI E NEANCHE LE TV.
SEMBRA CHE LA COSA NON INTERESSI A NESSUNO. COME SE SI VOLESSE DIMENTICARE PRIMA ANCORA DI COMINCIARE. BENISSIMO ,NOI ERAVAMO, SIAMO E CONTINUEREMO A ESSERE SOLI, MA LOTTEREMO SEMPRE COME SE FOSSIMO UN ESERCITO. SO CHE GLI AMICI DI FACEBOOK SONO CON NOI E QUESTO CI DA PIU’ FORZA. DOMANI SAREMO LI AD ASCOLTARE I NOSTRI AVVOCATI E A RIVEDERE L’ASSASSINO DI VANESSA.
UN ABBRACCIO A TUTTI
L’intervento del papà di Vanessa Scialfa, la ragazza ennese di vent’anni uccisa dal convivente porta alla memoria la teoria della spirale del silenzio, uno dei capisaldi della sociologia. Chi lavora nel campo della comunicazione sa che i media influenzano in maniera profonda i processi di opinione pubblica già nella selezione dei fatti da trattare. Insomma, l’arte di selezionare, sbattere in prima pagina e poi dimenticare è la naturale vocazione dell’informazione. Quindi secondo questa logica tortuosa appena i riflettori si spengono, le famiglie delle vittime si ritrovano sole con i loro dolori e una grande assenza.”Di tutto si parla tranne del processo.- tuona Giovanni Scialfa- ma il problema non è solo questo. L’altro giorno siamo stati invitati ad un centro antiviolenza e qualche giorno dopo è stata organizzata una sfilata in onore proprio di nostra figlia. Gli eventi sono stati boicottati? Perché? In questi giorni abbiamo contattato anche le testate televisive , e i vari programmi che hanno aperto una finestra su nostra figlia quando il fatto faceva notizia.
Ci avevano anche invitato ad intervenire ad una diretta televisiva. All’ultimo momento poi ci hanno detto che per problemi tecnici non potevamo più partecipare. Oltre il rammarico c’è la consapevolezza che non si possono spegnere le luci e bisogna vigilare su quello che potrebbe accadere domani”. Giovanni ha in mente quel terribile giorno in cui sua figlia è stata barbaramente uccisa e spera che si crei una coscienza vivile tanto forte che vigili sulla questione troppo spesso liquidata con poche battute. Ma quello che lo preoccupa maggiormente è l’assenza di equità in Italia che troppo spesso seleziona vittime di serie A e di serie B: “Abbiamo visto che si fanno differenze sulle vittime. La gente poi dimentica presto. Resta un pacca sulla spalla e un grande dolore. Non riesco a descrivere bene quello che stiamo vivendo. Per fortuna abbiamo qualcuno che ci sta accanto ma non mancano le malelingue che tramano alle nostre spalle. Sono piccole cose che si sommano alle nostre angosce”. Chiuso l’uscio di casa la famiglia di Enna apre quello dell’anima agli amici veri, quelli di sempre e alle poche associazioni che hanno sposato la loro causa. Ma dal giorno della scomparsa di Vanessa spenta l’onda dell’emotività molti hanno imbastito il meccanismo della rimozione.
Lacerano però le ultime parole di Giovanni “Se fosse stata la figlia di un giudice ci sarebbero stati echi più profondi”. Non c’è una giustificazione all’assenza di interessamento, spesso si dice, giusto per usare un’immagine cinematografica: “E’ la stampa bellezza e tu non puoi farci niente”. Le risposte, le nostre e quella della società civile spesso annaspano. Proprio per questo le ho ricercate nella sociologa Noelle Neuman , così da poter intraprendere un’altra direzione. La studiosa infatti parla di “sfidanti dell’opinione pubblica”e ne realizza una breve lista sono “outsider”, avanguardistici, eretici, riformatori, missionari. In una sola espressione “minoranza di opinione”. Alcuni sono chiamati “hard core”, zoccolo duro di resistenti, irriducibili e indifferenti alle sanzioni dell’opinione pubblica. Individui che prendono la parola “nonostante”. L’idea è quella di squarciare il velo del silenzio, anche solo per un istante, e andare contro l’informazione che segue solo i criteri di notiziabilità.
Claudia Benassai