E no, signori uomini, così non va!

Vi sono cose per una donna, ancora oggi, estremamente pericolose.

Per esempio è assai imprudente dimenticare il cellulare sul posto di lavoro e lasciare la porta accostata per il tempo necessario a riprenderlo, praticamente pochi attimi: il prezzo da pagare per questa distrazione è un tentativo di violenza sessuale. È quanto avvenuto a una ginecologa catanese a Fiumefreddo di Sicilia proprio oggi. Proviamo a immaginare la sentenza al termine di un eventuale processo: “Col suo comportamento ha chiaramente invitato l’accusato a consumare un rapporto sessuale”. Se l’è cercata, insomma. Potrebbero scrivere così, domani, i giudici di Cassazione. Ci sta. Farebbe il paio con la sentenza con cui a marzo la Corte d’appello di Firenze ha assolto sei uomini dall’accusa di stupro indicando nella “vita non lineare” della vittima il vero movente del reato. Perché non sempre le sentenze non si discutono. Soprattutto se discutibili, se ammiccanti verso una certa sub-cultura stereotipata ancora dura a morire: se la donna-tentatrice “gioca” col proprio corpo, l’uomo-cacciatore è autorizzato a provarci. Anni e anni di lotte femministe avrebbero dovuto insegnare agli uomini una e una sola cosa: il rispetto. E invece è continuamente umiliato, il rispetto verso le donne.

 Ancora oggi, ancora nel 2015. Perché ci sono condotte maschili che, sebbene non siano penalmente rilevanti o perseguibili, sono comunque rivelatrici della concezione obsoleta della donna e del tipo di relazione fra i sessi. Relazione impari, nonostante tutto. Così può capitare a una donna, che in pieno giorno viaggia da sola per lavoro, di essere seguita, pedinata, abbordata, braccata da un perfetto sconosciuto. “Le offro il pranzo?” – le dice dentro al bar in cui lei ha tentato di rifugiarsi. Non è una richiesta, non è corteggiamento, ma una moneta di scambio, chiara: “Io ti offro il pranzo, tu fai sesso con me. Ti compro”. Se poi sei appena appena avvenente e, magari, frequenti i social, beh, questa è colpa grave, gravissima! La bellezza non può essere perdonata: diventa doveroso provarci, magari facendo inizialmente leva sui suoi interessi. Così, giusto per non insospettire subito la propria interlocutrice. Allora tutto è fraintendimento, tutto diventa funzionale e domani, forse, lecito per un tribunale.

 A una donna, per esempio, (specie se frequenta i social specie se discretamente attraente) non può essere concesso amare l’Arte, l’espressione più libera dello spirito: le foto o i quadri erotici (non pornografici, erotici) una donna non può pubblicarli né amarli, a meno di rassegnarsi ad avere la casella di posta intasata da proposte e richieste a sfondo sessuale, più o meno elegantemente velate. Nemmeno le poesie o i testi dei grandi classici può condividere, nemmeno se si tratti di Catullo o di Boccaccio, se questi hanno un contenuto anche solo vagamente alludente. Ci si aspetterebbe che simili comportamenti siano ascrivibili a uomini poco istruiti, che magari non conoscono questi mostri sacri della letteratura. Sbagliato! Spesso è vero il contrario: se per caso ti lamenti con un uomo, uno di quelli che dovrebbe essersi liberato dalle catene del maschilismo, potresti ricevere una risposta grosso modo cosi: “Si vede che sei bella.

Prendilo come un complimento”. E no, signori uomini, così proprio non va!