Chi ha disegnato, progettato e realizzato la nuova circolazione dei pedoni all’incrocio di Pazza Antonello, il salotto buono di Messina, è un genio. Un uomo sensibile ed attento ai valori sociali della deambulazione dei disabili fisici e sensoriali. Un uomo o un’Impresa che, pur tuttavia, non è riuscito ad andare oltre il suo naso.
Ma andiamo per ordine. Piazza Antonello a Messina, in Via Cavour, secondo il Codice della Strada è un incrocio e pertanto si presuppone che sia per le macchine che per i pedoni il senso di marcia debba necessariamente seguire i 4 punti cardinali. La caratteristica principale della Piazza, nondimeno, è che essa ha al suo interno quattro belle e grandi aiuole posizionate ai quattro angoli, tanto da formare un quadrato dove si svolge tutto il traffico veicolare, i pendoni, invece, sono agevolati da quattro semafori che posizionati sui bordi dei marciapiedi delle quattro aiuole consentono di spostarsi liberamente secondo tutte le direttrici possibili.
Che succede se procedi all’abbattimento delle barriere architettoniche, non sui bordi dei marciapiedi delle aiuole ma al centro delle stesse ? E cosa ancor più grave, cosa accade se un lato della piazza, quello antistante l’entrata al Comune di Messina e all’ex Palazzo delle Poste, oggi una sede dell’Università di Messina, è stato adibito al posteggio dei motocicli ?
La legge che prevede che i semafori devono essere dotati di avvisatori acustici per non vedenti e di comandi manuali accessibili per persone che si muovono lentamente è vecchia d’almeno 18 anni (1996).
In altri termini, tutte le Amministrazioni Comunali d’Italia hanno avuto anni e anni di sperimentazione sulla pelle dei disabili. Lavori fatti male, interventi fatti in modo riprovevole e appalti aggiudicati al massimo ribasso piuttosto che abbattere le barriere, in quelle poche e insisto nel dire poche zone delle varie città, le hanno rese ancora più pericolose.
Ora, se in merito all’abbattimento delle barrire architettoniche gli esempi nella nostra Città sono sotto gli occhi di tutti e l’assurdità di certe pendenze o le “cunette” createsi per lavori fatti male, tra lo scalino in pendenza ed il manto stradale, sono a testimoniare un pressapochismo che ha pochi eguali in tutta Italia, la semplice posa di un semaforo non dovrebbe creare tutti questi inconvenienti. Ed invero, il semaforo di ultima generazione è già predisposto con tutti gli accorgimenti, ha tutti i colori al posto giusto, ha gli avvisatori acuisti ed ha anche i comandi manuali. Come si dice dalle nostre parti: “quanto arrivi e installi”.
Evidentemente, per l’impresa appaltatrice e per il suo direttore dei lavori è stato un compito troppo arduo come altrettanto arduo lo deve essere stato per il funzionario e tecnico del Comune di Messina a cui era affidato il compito di controllare che i lavori fossero fatti ad opera d’arte.
Lascia esterrefatti immaginare i pericoli a cui potrebbe incorrere un disabile. Intanto, se sei in carrozzella ti trovi a salire su un marciapiede, posizionato al centro dell’aiuola, senza poter andare né a destra, né sinistra perché analogo “abbattimento” non è stato previsto ai bordi del marciapiede; in secondo luogo, se pure deciso ad affidarti al buon cuore del passante di turno di trovi intrappolato in uno spazio delimitato e completamente recitato dai dissuasori stradali, con tanto di logo del Comune di Messina ove capitasse di non sapere chi ringraziare. Come terza ed unica ipotesi non rimane che abbandonarsi sull’aiuola o ritornare indietro in un eterno andare e venire sul Corso Cavour.
Ma anche per i disabili sensoriali come i ciechi il discorso non cambia. Costretti, loro malgrado, ad essere trattati come un pendolo. Ed invero, essendo già stati posizionati i “pali” per mettere i restanti avvisatori acustici e sempre la centro del marciapiede delle aiuole, non potranno avvalersi di tale ausilio sui bordi ove decidessero, a loro rischio e pericolo, d’affrontare il traffico veicolare tra un’aiuola e l’altra.
E’ proprio il caso di dire: lasciate le barriere architettoniche dove sono, potreste fare molto più danno di quello che immaginate.
Pietro Giunta.