Essere mamma nelle isole minori significa spesso superare le difficoltà dovute alla mancata presenza dei servizi essenziali
Le mamme hanno una forza grande, speciale. Ancora maggiore quando si tratta di dover fare di necessità virtù. E ecco che la fantasia si sostituisce ai mezzi e il fine viene perseguito con quanto è in proprio potere.
Carolina Barnao, mamma di un bambino di solo 9 mesi ha bisogno urgente di un pediatra ma nell’isola in cui vive, Stromboli in provincia di Messina, c’è solo una mal organizzata guardia medica, decide quindi di registrare il respiro del bambino col cellulare e di inviarlo alla amica pediatra mediante watsapp .
La dottoressa riesce a comprendere i sintomi e formulare una diagnosi
“Qui il pediatra non c’è, i bambini sì! Ho curato Tommaso da una brutta bronchite grazie a whatsapp, inviando la registrazione del suo respiro a un’amica pediatra! Viva la tecnologia, viva gli smartphone e soprattutto… Viva Delia Russo! Grazie dottoressa!”
Così adesso scherza su Facebook la mamma più tecnologica delle Isole Eolie.
Carolina Barnao, 40 anni, tre figli (Maddalena 7 anni, Salvatore di 5 e Tommaso 9 mesi), ha permesso alla dottoressa Delia Russo di curare il suo bambino di 9 mesi a distanza attraverso l’utilizzo di un app di messaggistica istantanea. Infatti, sull’isola è presente solo la Guardia medica e manca l’assistenza pediatrica.
“Mi offro volontaria per tutte le Eolie gratis! Se avessi giornate di 72 ore sarebbe meglio. Troviamo un modo migliore per i bimbi isolani”. Risponde la pediatra.
Intervistiamo la mamma del piccolo Tommaso:
Una soluzione alternativa per riuscire a curare suo figlio, potremmo dire geniale!
“È stato istintivo… con la mia amica pediatra l’ho fatto altre volte, utilizzando foto o video!”
Ha, quindi, già curato i suoi figli così?
“Le ho mandato foto di allergie o di ferite per chiedere un consiglio… non so se si può dire ‘curare’ come in questo caso”.
Quanto è difficile crescere dei bambini su un’isola?
“È impegnativo… Ma per i bambini è un grandissimo vantaggio!”
Un vantaggio?
“Crescono più liberi, più sani, ‘bronchiolite’ a parte. Vivono un ambiente che offre grandi stimoli dal punto di vista naturale. Conducono una vita più semplice e sempre a contatto con le tradizioni e la cultura locale”.
Dall’altra parte del telefono c’era lei, Delia Russo, all’ ARNAS Civico di Palermo UO di Oncoematologia Pediatrica; con la sua passione, comprensione e amore per la pediatria.
“Preferisco non dare consigli telefonici perché un medico deve sempre visitare, però ormai ho l’orecchio allenato! Lavoro in oncologia pediatrica da 20 anni, dove le ‘emergenze’ sono altre. Non nego però che ero un po’ preoccupata. Era un sabato pomeriggio e il maltempo non permetteva alla famiglia di Tommaso di spostarsi dall’isola. Tuttavia, non era così grave da poter chiamare l’elicottero. Mi facevo mandare il respiro, cercando di monitorarlo, ma soprattutto cercando di non far venire il panico a una mamma sola, su un’isola e con altri figli”.
Quanto può diventare grave una bronchiolite in un bimbo così piccolo?
“Nei casi più gravi e se non curate in tempo utile, le bronchioliti vanno a finire in rianimazione”.
Carolina Barnao ricorre spesso al suo aiuto a distanza con video e foto…
“Sì, lei e altre mamme del mio reparto se succede qualcosa di notte o abitano in zone lontane della Sicilia”.
Quindi curare a distanza si può?
“Telemedicina sì, ma la visita è la prima cosa. Io sono cresciuta in una famiglia di medici: mio nonno e mio padre. Loro mi hanno insegnato il potere della semeiotica”.
Le mamme eoliane sembrano affidarsi sempre più alla tecnologia e ai social per curare e talvolta far nascere i propri figli.
Così come Laura Zaia che a ottobre 2013, a Lipari, in assenza di un punto nascite, chiuso da qualche anno, è riuscita a partorire in casa grazie a Facebook, dando alla luce una bimba di 3 chili e mezzo. La donna, rifiutandosi di girovagare tra gli ospedali di Milazzo, Patti e Messina; è stata assistita dall’ostetrica Antonina Giunta, conosciuta attraverso il social network e giunta da Catania.
Le due donne si sono conosciute tramite il gruppo ‘Voglio nascere a Lipari, ma forse non potrò più farlo’.